Spirito critico e attento per tramandare la memoria
Intervista a Luana Collacchioni, docente dell'universitą di Firenze, che parteciperą alla serata promossa da Progetto Linc dedicata al programma di eutanasia nazista "Aktion T4"
Essere sempre vigili e coltivare il proprio spirito critico per preservare, custodire e tramandare la memoria. È questa l’esortazione lanciata da Luana Collacchioni, docente presso il Dipartimento di scienze della formazione e psicologia dell’Università di Firenze e autrice del libro “Memoria e disabilità”, frutto del progetto di ricerca europeo “In-memo project: in memoriam of the invisible victims” concluso nel 2015 e svolto dall’Italia in collaborazione con Ungheria, Romania e Bulgaria. “Il tema dello sterminio delle persone con disabilità nei campi di concentramento è un tema abbastanza noto, anche tra i giovani. Quello che è successo in Germania, con il piano ‘Aktion T4’, invece, è molto meno noto. Quello che manca soprattutto è la consapevolezza che lo sterminio delle persone con disabilità negli anni Trenta del secolo scorso fu la conseguenza di una vastissima operazione di manipolazione dell’informazione. Fu anche l’opera di Joseph Goebbels, ministro della propaganda, a rendere possibile questa operazione”.
Luana Collacchioni parteciperà all’incontro “Perché non accada mai più: ricordiamo”, in programma a Cinisello Balsamo (presso il centro culturale “Il Pertini”) mercoledì 30 gennaio dalle ore 9.30 alle 13.30. Al seminario, promosso da Laboratorio Linc, parteciperanno anche Salvatore Nocera, Mario Paolini e Matteo Schianchi.
Professoressa, lei ha parlato del tema della manipolazione dell’informazione, è un rischio ancora attuale?
Il rischio della manipolazione dell’informazione c’è sempre, in ogni momento storico. Per questo è importante coltivare e sviluppare la capacità di essere critici e vigili. Saper scegliere sulla base di informazioni corrette è fondamentale per non venire manipolati.
Da dove viene il rischio di questa manipolazione?
Lo vedo soprattutto sui media e sui social network. Capita spesso, purtroppo, di imbattersi in notizie che non sono vere, oppure sono solo parzialmente vere, e persino nella strumentalizzazione di alcuni dati che vengono piegati al pensiero politico che va per la maggiore. Per contro, tante notizie che vengono dall’estero e dai Paesi lontani non trovano spazio sui nostri media.
Come si coltiva la capacità di essere “vigili e critici”?
Con la conoscenza. Ed è una conoscenza che si può costruire attingendo a varie fonti, a partire da quelle storiche -importantissime- ma che non devono essere le sole. Attingere alle testimonianze, alle narrazioni o ai diari ci permette di avere un quadro più completo su alcune situazioni. Ormai oggi i sopravvissuti alle deportazioni e allo sterminio sono pochissimi, ma dare ai giovani la possibilità di incontrare queste persone dal vivo rappresenta un’opportunità preziosa.
Perché la conoscenza diretta è importante?
Per acquisire la consapevolezza che la storia -quella che molti percepiscono solo come una successione di fatti ed eventi- è fatta dalle persone. Avere la possibilità di conoscere alcuni momenti storici attraverso la vita delle persone che li hanno vissuti ci permette di comprenderli più a fondo e di attivare una dimensione empatica che può risvegliare le coscienze. È una conoscenza fondamentale per attrezzarsi a essere sensibili, a “ri-umanizzarsi” come diceva il sociologo francese Edgar Morin. E questo è tanto più importante in una società come quella di oggi, dove solidarietà e sensibilità verso l’altro sembrano essere molto carenti. Un’esigenza tanto più urgente in un momento storico come quello attuale, in cui possiamo toccare con mano un grande analfabetismo emotivo.
A più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, c’è il rischio di perdere la memoria dei gravi fatti accaduti negli anni Trenta e Quaranta?
Purtroppo sì. Sono episodi che si stanno allontanando sempre più da noi e che per i giovanissimi, in modo particolare, sono fatti ormai lontanissimi. Tuttavia questi eventi possono essere facilmente confrontati con episodi che avvengono ancora oggi nel mondo: il mio impegno personale è quello di educare alla memoria. Da un punto di vista pedagogico significa educare alla conoscenza e alla consapevolezza del valore storico degli eventi ri-attualizzandolo. Rileggere la realtà, ma senza semplificarla