Infografiche contro gli stereotipi
FISH ha diffuso nei giorni scorsi una serie di infografiche dedicate ai temi della disabilità. L'obiettivo: raggiungere il maggior numero di persone e contrastare i pregiudizi.
Numeri (tanti), immagini semplici ed efficaci. E poche parole di contorno. FISH-Federazione italiana superamento handicap ha diffuso nei giorni scorsi una serie di di infografiche dedicate ai temi della disabilità. "Quanti sono i disabili gravi in Italia?", "Com'è andata la caccia ai falsi invalidi?", "Quanto si spende in Europa per la disabilità?" sono alcune delle domande al centro delle immagini elaborate da Carlo Giacobini di FISH
Perché avete deciso di realizzare una campagna di comunicazione basata su infografiche?
L’uso delle infografiche consente di trasformare i concetti e i dati più rilevanti in un'immagine efficace e veloce. Parte della loro efficacia risiede nella qualità dei dati, ma buona parte ricade nella bravura e nella creatività del grafico.
Personalmente, trattando i dati con estrema cautela e scendendo nei minimi particolari, non provo grande “simpatia” per le semplificazioni. Ma non possiamo ignorare quella che è oggi una esigenza prioritaria nell’ambito della comunicazione: raggiungere il più elevato numero di persone possibile, in particolare al di fuori del “nostro” ambiente. Persone che troppo spesso ignorano il fenomeno della disabilità e facilmente si lasciano permeare da pregiudizi o convinzioni superficiali.
E con questa precisazione abbiamo già espresso gran parte della finalità della nostra iniziativa: usare i dati essenziali - raccolti, analizzati, derivati sempre da fonti ufficiali e verificabili – per svellere quei pregiudizi, per veicolare informazioni perlopiù misconosciute, o di sicuro impatto. Con un’immagine e poche parole.
Ma come vengono estratti i dati?
Dietro c’è molto lavoro. FISH conta su un servizio specifico di monitoraggio e raccolta dei dati ufficiali sulla disabilità. È fondamentale per FISH contare sull’analisi scientifica dell’esistente: restituisce efficacia e autorevolezza alle azioni e alle proposte della Federazione. Spesso sui dati la FISH risulta più preparata di molti interlocutori.
Moltissima parte di quel lavoro viene messa a disposizione di tutti attraverso Condicio.it che, tuttavia, per scelta e per metodologia non è un servizio di diffusione generalista, ma riservata a chi ha davvero intenzione di approfondire i singoli dettagli dei tanti focus che riguardano la disabilità. Ma è quel lavoro metodico e analitico che poi garantisce l’autorevolezza dei dati usati nelle infografiche. Al di là della tecnica riteniamo sarebbe un boomerang diffondere dati travisati o, peggio, falsi.
L’utilizzo attento dei dati permette di sfatare alcuni luoghi comuni sulla disabilità. Puoi citarne qualcuno?
Uno dei luoghi “virtuali” in cui si veicolano i pregiudizi e le bufale con maggiore velocità sono i social network, in particolare Facebook e Twitter. Ma i social offrono anche la straordinaria risorsa di comunicazione. Non a caso abbiamo puntato moltissimo sulla diffusione di questa prima serie di infografiche proprio su quei due social, contando sulle condivisioni delle stesse. Questo comporta l’ulteriore sfida di ottimizzare le immagini per la visualizzazione immediata (senza click). Quindi ancora minore testo … L’esito e il gradimento sembra positivo anche anche all’esterno del mondo associativo.
E siamo partiti proprio da alcuni luoghi comuni.La disabilità è una spesa imponente: abbiamo dimostrato che l’Italia è abbondantemente sotto la media europea. I comuni si fanno carico delle persone con disabilità: i numeri sulla reale presa in carico testimoniano gravemente il contrario e confermano che l’80% delle famiglie con persone con disabilità non contano su alcun servizio pubblico.
Ma abbiamo anche usato i dati di una recente indagine ISTAT per rilevare come le persone che sono titolari di indennità di accompagnamento sono un milione in meno delle persone con gravi disabilità. In un’altra infografica risalta con drammatica evidenza la profonda spaccatura e difformità nei servizi sociali per le persone con disabilità.
Dati secchi, spesso impressionanti anche per noi.
Una delle infografiche è dedicata alla caccia ai falsi invalidi, vogliamo ricordare com’è andata a finire?
Quella sui “falsi invalidi” la madre di tutti i pregiudizi, convinzione che ha tanto permeato questo Paese da aver persuaso molto spesso anche le stesse persone con disabilità. Vorrei ricordare come è iniziata. Nel largo clamore mediatico c’è stato chi è arrivato ad affermare pubblicamente e in sedute della Camera (agli Atti) che il 23% degli invalidi era falso, che dalla spesa per le indennità si potevano risparmiare 10 miliardi di euro (On. Reguzzoni, Lega Nord, 2011), convincendo anche studiosi come Luca Ricolfi della fondatezza di questa bufala.
Questo ha generato, dal 2010, 1.250.000 controlli con un costo in termini di risorse mastondotico e con esiti risibili quanto poco noti. Lo scopriamo dai documenti allegati alla Seduta della XII Commissione Permanente (Affari sociali), Camera dei deputati, 29 maggio 2014 in cui si dà conto dei primi quattro anni di controlli.
Tra il 2010 e il 2013 sono state effettuate 854.192 verifiche straordinarie. Sono state revocate 67.225 (7,9%) provvidenze economiche ma molti degli interessati hanno presentato ricorso e in parte significativa l’hanno vinto. Il risparmio totale dichiarato da INPS è di 352.7 milioni di euro. L’Istituto ha speso 101.3 milioni per medici esterni e, stimiamo prudenzialmente 100 milioni di costi amministravi interni. Ciò significa che il risparmio netto totale è di 151.4 milioni di euro. Sono quindi 37,8 milioni di risparmio medio annuo netto, cifra molto lontana da quella vagheggiata dall’Onorevole Reguzzoni e da Luca Ricolfi a suo tempo.
Ricordiamo che la spesa per le pensioni e le indennità agli invalidi civili è di 16 miliardi e 700 milioni ogni anno. Questo significa che l’imponente attività di controllo ha generato lo 0,2% di risparmio annuo sula spesa per l’invalidità.
Numeri alla mano una gigantesca bufala, per tacere dei disagi patiti dagli interessati e dallo stigma pervasivo diffuso.
Uno dei dati più evidenti è la netta distanza tra l’Italia e il resto d’Europa per quanto riguarda l’assistenza alle persone con disabilità. Com’è il raffronto tra noi e gli altri Paesi del Vecchio Continente?
Anche su questo abbiamo già pubblicato un paio di infografiche. È evidente una distanza fra la spesa media europea (sia in termini di spesa procapite che di incidenza sul PIL) ci piazza nella parte bassa della classifica. Considerando il PIL, stanno sotto di noi, di pochissimo, l’Ungheria, la Slovacchia, la Slovenia. Poi ancora Grecia, Bulgaria, Romania ecc.
Stanno meglio dell’Italia, oltre ai Paesi nordici e alla Danimarca, tutti quei Paesi che assumiamo a paragone per altri ambiti economici come Regno Unito, Francia, Germania, Austria, Belgio, Olanda. Ma anche la Spagna, la Croazia, l’Estonia, il Portogallo fanno meglio di noi.
Per aver un quadro ancora più compiuto delle reali “politiche” di protezione sociale dell’Italia rispetto alla disabilità bisogna però anche osservare come sia suddivisa la spesa. Il dato assoluto è di 25 miliardi e 990 milioni complessivi. Di cui 18 miliardi e 474 milioni in trasferimenti monetari diretti di tipo assistenziale (pensioni, indennità, assegni ecc.), 6 miliardi in trasferimenti monetari diretti di tipo previdenziale (invalidità servizio, lavoro, IO ecc). Restano solo 1 miliardo e mezzo in servizi. Che poi coincide con la spesa dei comuni. Su questa distribuzione si possono fare tante riflessioni sulle strategie e sulle politiche (assenti) di reale inclusione.
Tutte le infografiche - che vi invitiamo a leggere e condividere sui social network - sono disponibili sul sito di Fish