Hitler e il Parkinson: la bufala che fa tanto male
Un controverso studio mette in relazione le catastrofiche decisioni del dittatore tedesco con la malattia. Una notizia falsa - e vecchia - che provoca danni enormi.
Ci sono bastati dieci minuti per scoprire la bufala ripresa da tutte le testate italiane negli ultimi giorni. Bastava leggere lo “studio” del dottor Raghav Gupta, il quale suppone che le catastrofiche decisioni di Hitler siano dovute a un ipotetico Parkinson, fatto di 15 righe di deduzioni tratte da “dati storici”. Uno studio pubblicato da una rivista ("World Neurosurgery") già al centro di polemiche per la “disinvolta” politica editoriale, una pubblicazione non molto ben considerata dal mondo scientifico.
La teoria è vecchia di decenni, ed è stata ripresa di tanto in tanto da neurologi e studiosi che cercavano visibilità sui giornali. Ma il male che fa questa bufala ancora oggi è enorme, ed è il risultato delle politiche editoriali di tutti (oramai) i mezzi d'informazione: dalla rete, alla stampa e alla TV, che puntano più al "gossip", al click in più sulla pagina e all'audience, per vendere più pagine, banner o spot pubblicitari.
E così, i malati di Parkinson diventano tutti potenziali assassini, pazzi furiosi senza etica e inclini allo sterminio di massa. Perché questo è il messaggio “pruriginoso” che le autorevoli testate fanno passare. Chissà cosa ne avrebbero pensato, di questa notizia, Papa Karol Wojtyla e il cardinal Martini, entrambi affetti da una gravissima forma di Parkinson.
Sappiamo invece cosa ne pensano i pazienti, i familiari e – per entrare finalmente in un ambito scientifico – i neurologi che veramente hanno a che fare con la malattia. Ogni malato è un caso a sé, è vero, ma non si ha prova alcuna, nemmeno empirica, che la malattia di Parkinson possa deformare a tal punto la personalità e portare a un comportamento anche lontanamente riconducibile a quello del dittatore tedesco.
Ci sono inoltre parecchie falle nello studio di Gupta, anche prendendo per buono il suo ragionamento basato solo su dati storici. Ad esempio: il comportamento folle e impulsivo del giovane Hitler era già presente molto prima dell'ipotetica insorgenza della malattia che, secondo Gupta, avrebbe manifestato i primi sintomi nel 1933.
Oltre al lancio dell'ANSA e di altre agenzie, poi ripreso da molte testate tra cui la RAI bastava leggere lo “studio” diGupta e colleghi per capire che non c'è nulla di scientifico: analisi di dati storici connessi all'ipotesi, senza fondamento, che Hitler fosse affetto dalla malattia di Parkinson e che sia stata questa ipotetica condizione clinica a favorire decisioni "sbagliate e "inumane". Sarebbe anche bastato – per scoprire la bufala – alzare il telefono o scrivere una email alle associazioni di pazienti o a uno dei tanti neurologi specializzati in Parkinson che combattono e studiano (loro sì) tutti i giorni una malattia terribile e invalidante che non ha ancora una cura.
Ciò che ci preme sottolineare, infine, è che nessuna di queste prestigiose e autorevoli testate d'informazione parla invece del dramma e dell'emergenza, vere, che riguardano il Parkinson: 300mila malati in Italia (di cui 80mila con meno di 50 anni) che raddoppieranno in 15 anni, 20mila bambini in età scolare hanno un genitore con Parkinson. In Italia inoltre mancano farmaci specifici per il Parkinson e il 60% dei pazienti non riceve cure adeguate. Le diagnosi sono fatte in media con 5 o 6 anni di ritardo sull'insorgere della malattia. E si potrebbe continuare a lungo…
Gianguido Saveri, coordinatore nazionale Parkinson Italia onlus