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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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15 Aprile 2013

"Il tuo aiuto ci sarà prezioso"

di Carla Mondolfo - Associazione Nazionale Subvedenti

Cara Michela, ho letto la tua lettera e ho pensato "Quanta sensibilità. E quanta legittima insoddisfazione".

Cara Michela, ho letto la prima parte della tua lettera e, prima ancora di arrivare alla firma, ho pensato: "Quanta sensibilità". Ho letto poi la seconda parte e il sentimento che ho provato è stato di profonda condivisione: "Quanta legittima insoddisfazione!".
Non sono forse la persona più adatta a risponderti perché ci conosciamo e ci siamo già scambiate riflessioni sul tema, anche se un po' frettolosamente, nell'intervallo di un convegno o al telefono. Posso rispondere alla tua bella lettera in tanti modi: come cittadina, come persona amica, come rappresentante di un'associazione.

Sulla partecipazione cittadina concordo pienamente: noi italiani deleghiamo sempre qualcun altro, protestiamo, ma raramente ci mettiamo in gioco. Ai consigli di zona partecipano i consiglieri, quasi mai diretti interessati ai problemi che sono all'ordine del giorno, discussi spesso nel corso di rumorose diatribe e raramente oggetto di vero approfondimento alla reale ricerca delle soluzioni.
Le politiche sociali sono un grande contenitore: anziani, bambini, immigrati, adulti in difficoltà, persone disabili. È utopia pretendere che ogni funzionario/dirigente/amministratore pubblico studi le questioni di cui si occupa andando in profondità, leggendo, documentandosi, rivolgendosi prima ai diretti interessati, per arrivare preparato agli incontri, per privilegiare i contenuti rispetto alle norme? Partecipazione e coinvolgimento fattivo scarseggiano, è vero, anche all'interno di associazioni di primo, secondo, terzo livello, federazioni regionali e nazionali incluse.

Personalmente, come rappresentante di Associazione Nazionale Subvedenti, non mi riconosco però nella tua definizione di "associazione di categoria in tutt'altre faccende affaccendate".
È vero che come associazione, nonostante il lavoro generoso dei nostri volontari, riusciamo solo a risolvere piccoli problemi, di persone singole che si rivolgono a noi e ottengono SEMPRE una risposta. L'ANS ha creato un servizio ausili come il servizio "Tommaso" rivolto a tutte le persone con difficoltà visive e siamo consapevoli della nostra capacità di rispondere a chi deve scegliere un ausilio tecnologico o ottenerlo da noi in prestito. I locali della nostra Ausilioteca sono del Comune e riteniamo di meritarli per il servizio che offriamo.
Sul versante scuola l'ANS è nata ormai 44 anni fa perché ai bambini ipovedenti - non totalmente ciechi, neanche vedenti- fosse data la corretta attenzione. Se questo significa "essere in tutt'altre faccende affaccendate" allora abbiamo raggiunto almeno il risultato di essere vicini alle persone disabili, ai loro familiari o amici e ai volontari: uno degli obiettivi per i quali l'associazione continua ad esistere.

Sul versante "politico" debbo invece riconoscere che l'ANS, nonostante i ripetuti sforzi e le nostre inascoltate proteste, è all'anno zero: le nostre relazioni con le istituzioni non si spingono più in là di contatti con qualche funzionario delle ASL o della Regione, qualche membro del consiglio di zona, ma senza mai raggiungere cambiamenti o soluzioni che incidano veramente sulla vita delle persone disabili: risolvere il problema del lavoro e della legge 68, largamente disattesa, far conoscere le barriere percettive, far sì che tutti gli alunni disabili abbiano le attenzioni di cui necessitano.

Franco Frascolla, che per ragioni puramente economiche non abbiamo potuto continuare ad avere come lavoratore dipendente della nostra Associazione e che Enti Pubblici ed aziende avrebbero dovuto fare a gara ad assumere in ragione dei suoi meriti ineccepibili e della sua competenza, ha impiegato un anno e mezzo per trovare, solo tramite le sue conoscenze e il passa-parola, un lavoro stabile, in barba ai servizi per l'impiego, al collocamento mirato, al bilancio di competenze e tutte le altre frasi di cui ci si riempie la bocca.
Una signora gravemente ipovedente ci insegue da due anni per i dissuasori della sosta grigi su marciapiede grigio che le procurano quotidianamente lividi alle gambe e ci sentiamo terribilmente in colpa per non essere ancora riusciti a ottenere la rimozione di queste barriere.
Non sappiamo "fare politica" nella direzione di una politica non solo attenta ai bisogni, ma anche capace di reperire le soluzioni.

La comunicazione ai cittadini, tra cittadini, è citata ovunque e da chiunque, ma dall'alto al basso e viceversa è pressoché inesistente. Ogni tanto sui giornali, che leggo con attenzione quotidianamente, compare una notizia del tipo "il tale ente ha stanziato dei fondi per gli adulti in difficoltà (prendo un gruppo sociale a caso); ma cosa ci viene comunicato di come, quando, dove, con quali modalità, con la partecipazione di chi, questo fondo verrà utilizzato?
Cosa fare per permettere a tutti i cittadini disabili di interagire veramente con le istituzioni? Come mettere le persone con disabilità in contatto con le Associazioni che si propongono di rappresentarli e di agire PRIMA che le decisioni, spesso sbagliate, siano prese sulla loro testa?
Ultima novità, di cui ignoro i dettagli, sono i semafori "riservati ai non vedenti". EXPO 2015 è l'ennesima conferma di un modo di procedere antitetico alla progettazione universale prefigurata dalle Convenzione Onu sui Diritti delle persone con Disabilità: darà la possibilità di tappare in Milano e dintorni solo qualche buco, ma i cambiamenti radicali sono altra cosa.

La tua tenacia però, quella dei giovani, quella di chi come noi crede in ciò che fa, ci spinge a non demordere ed il tuo aiuto ci sarà prezioso.

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