Milano, la città che ho scelto
Oltre che del mio compagno mi sono innamorata anche di Milano. Una città che mi ha dato tanto, e ora vorrei "restituire" qualcosa. Come posso fare?
Mi chiamo Michela e ho 42 anni. Mi sono trasferita da Padova, mia città natale, a Milano nel 2003 per raggiungere Claudio, il mio compagno, e per provare a costruire una vita bella, autonoma e interessante insieme a lui. E alla sua città!
Non so nemmeno se l'ho mai detto a Claudio. Ma devo ammettere che, man mano che il nostro rapporto si approfondiva e che maturava in me la difficile decisione di staccarmi da Padova, dalla mia famiglia, dai miei "amici veneti" (una "faccenda" forse ancora più complicata per una persona con disabilità) mi sono innamorata anche di Milano.
Con tutte le sue enormi contraddizioni, con le sue tante opportunità, con le sue molte sfaccettature. A distanza di più di dieci anni, naturalmente con alti e bassi, i miei due amori (Claudio e Milano) sono ancora qui a riempirmi i pensieri e la vita.
In questi anni a Milano certo con tenacia, buona volontà, non è tutto sempre facile! Ho comunque potuto trovare e consolidare rapporti con vecchi e nuovi amici, abitare la mia casa e imparare a gestirla. Ho potuto continuare a lavorare, ho soddisfatto tantissimi dei miei interessi (sport, cultura, tempo libero...), tutto questo per me è inestimabile. Questa città me lo ha regalato, me lo regala, spero me lo regalerà ancora a piene mani: di ciò le sono profondamente e totalmente grata. E penso che, se ho ricevuto tanto nel mio piccolo, devo pur tentare di dare anche io, o almeno devo provarci.
Sì, ma che cosa? E soprattutto, come? Poi... insieme a chi?
Eccomi qui, dunque, con tante domande e poche risposte. Ma con molta buona volontà per cercare di darmi da fare in prima persona, come posso, come riesco, fin dove arrivo.
Ho smesso da tempo di pensare, come ho fatto in passato, che dare passivamente la mia delega in bianco per rappresentarmi ad associazioni di categoria che ritengo troppo spesso e colpevolmente in tutt'altre faccende affaccendate abbia un senso logico.
Infondo, chi meglio di me conosce le mie esigenze, i miei bisogni, le mie necessità di persona disabile? Chi meglio di me le può rappresentare, raccontare, portare avanti? In quest'ultimo anno ho partecipato, quando ho potuto, ai consigli di Zona prendendo atto della totale assenza dei cittadini. Ho cercato, tramite internet, di rimanere informata su quello che succede a Milano e credo di aver capito che che c'è talvolta troppo poca conoscenza reale da parte delle istituzioni della disabilità e del disagio sociale.
Ho notato anche che spesso, per fortuna, buona volontà e apertura non mancano. Ma troppo spesso si parla di disabilità e di disagio sociale per fare su di noi grandi proclami, annunciare investimenti, progetti più o meno faraonici. Soprattutto adesso che l'Expo incalza. Ma noi diretti interessati siamo mai stati davvero in qualche modo consultati? Ci piacciono questi progetti? Ci saranno veramente utili? Cambieranno in meglio la nostra vita? Risolveranno alcuni dei nostri piccoli grandi problemi?
Penso che sarebbe molto importante riuscire ad aprire un canale vero di comunicazione tra noi cittadini disabili e le istituzioni locali, un canale bidirezionale che permetterebbe a noi di raccontarci e a loro di provare a capirci meglio, un canale che ci possa far diventare protagonisti attivi per provare ad incidere, anche se in maniera marginale, sulle piccole grandi realtà che ci circondano.
Michela Marcato
Persona nonvedente