Disabilità. Diritti a pagamento?
La sfida: garantire alle persone con disabilità di scegliere liberamente riguardo il proprio percorso di vita. Ma per farlo servono adeguate risorse economiche per non penalizare le famiglie.
Sono qui oggi in veste di rappresentante dell'associazione di famiglie "La Quercia" che da più di vent'anni si occupa di persone con disabilità e delle loro famiglie. E che riveste anche il ruolo di gestore di un servizio diurno rivolto a queste persone. Fra i tanti obiettivi che ci prefiggiamo ogni giorno, quello di salvaguardare i diritti e la possibilità di scelta riguardo l'accesso a strutture e interventi socio-sanitari, socio-assistenziali, riabilitativi o residenziali.
L'obiettivo di ogni iniziativa e intervento a favore delle persone con disabilità deve essere il superamento delle condizioni di discriminazione in cui queste persone già vivono: una realtà di esclusione dalla società e dalla possibilità di scegliere liberamente riguardo il proprio percorso di vita.
La mia riflessione parte da alcuni presupposti che possiamo constatare quotidianamente:
- un sostanziale impoverimento delle famiglie al cui interno vivono persone con disabilità, quindi una situazione di particolare fragilità economica e sociale che caratterizza questi nuclei,
- sensatezza e obiettività di chiedere un calcolo ISEE più equo possibile, che tenga conto di tutti i fattori in gioco,
- la difficile posicione degli enti gestori che, in molte situazioni, si trovano a dover riscuotere parte delle rette direttamente dalle famiglie e non attraverso la mediazione dei Comuni. Si creano così situazioni difficili da gestire in cui, in veste di Associazione, si cerca di aiutare e tutelare il più possibile le famiglie e le persone disabili. Mentre dall'altra parte, in veste di servizio, ci si trova a dover chiedere soldi a nuclei familiari già colpiti da diverse situazioni problematiche.
Considerando tutti questi fattori, penso che un adeguato sostegno economico sia indispensabile per garantire alle persone con disabilità una reale possibilità di scelta, ponderata in base a un preciso progetto di vita. E che non si riduca semplicemente (sia per quanto riguarda la famiglia, sia per gli addetti ai lavori) alla scelta del servizio più economico sul mercato.
Ci rendiamo conto che la situazione economica attuale non è delle più floride, per questo proponiamo di lavorare per trovare insieme una soluzione ragionevole e condivisa a livello intercomunale, superando le differenze di comportamento dei Comuni limitrofi che creano situazioni di disparità per le persone con disabilità che usufruiscono degli stessi servizi ma con un trattamento economico diverso.
Queste disparità si riflettono anche sui servizi come il nostro, che si trovano ad accogliere persone provenienti da comuni limitrofi, ma che ricevono un contributo per la frequenza al servizio completamente diverso. Provate a immaginare quali situazioni si creano dal raffronto che le famiglie poi fanno tra di loro frequentandosi.
O a casi limite in cui una famiglia non sia più in condizioni di corrispondere la retta dovuta. E alla difficile situazione in cui si trovano gli operatori che (facendo parte del terzo settore e non dell'amministrativo) devono prendere la decisione di continuare a erogare un servizio (perchè per coscienza non lo si interromperà mai lasciando a casa la persona) che però comporta una perdita economica da cui può derivare la sopravvivenza stessa della struttura. E quindi la perdita di assistenza, di posti di lavoro, ecc.
Non vorremmo poi si creassero situazioni surreali in cui i servizi stessi esitino ad accogliere persone provenienti da determinati Comuni, come dire "problematici", nel corrispondere la retta.
Auspichiamo quindi che si avvii una serena collaborazione tra tutti gli attori coinvolti in questo scenario, ed insieme si lavori per ciò che ci sta maggiormente a cuore: la persona stessa.
Roberto Ravani, Associazione di famiglie "La Quercia"
Opinione emersa durante il seminario "Disabilità, diritti a pagamento?" che si è svolto il 30 settembre ad Abbiategrasso (MI).