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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio opinioni

5 Ottobre 2012

L’educazione Inclusiva: passare dalle parole ai fatti

di Luisa Bosisio Fazzi

Intervento proposto all’interno del convegno nazionale di confronto fra Amministrazioni “Disabilità sensoriale. Quale futuro per i servizi riservati alle disabilità sensoriali?”

 

Ho scelto, quale titolo del mio intervento, lo stesso usato dall'EDF nella sua dichiarazione sull'Educazione Inclusiva. Una dichiarazione che tiene conto del che l'EDF ( e tutto il movimento europeo delle PcD) ha fatto nella partecipazione attiva alle negoziazioni della Convezione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità ed in particolare del suo articolo 24.
L'Articolo 24 (diritto all'educazione) che sta nel cuore della Convenzione ed illustra benissimo il cambiamento di approccio che partendo dalla definizione delle persone con disabilità attraverso le loro disabilità e dall'impedimento ad accedere alla vita quotidiana giunge a considerarle detentori di diritti resi capaci di esercitare i propri diritti attraverso la piena partecipazione in tutti gli aspetti della vita indicando nelle barriere gli ostacoli che incontrano e che impediscono una partecipazione in situazione di parità con tutti gli altri cittadini.

(omissis)

Poiché la CRPD è stata ratifica dall'Unione Europea ( e da quasi tutti i suoi Stati Membri) (no Finlandia, Islanda, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi e Polonia) essa diventa il riferimento e l'obbligo, per essa e per quegli Stati Membri che hanno ratificato, al rinnovo della comprensione del significato del diritto e soprattutto il riferimento alla revisione dei pensieri e delle pratiche. Una revisione che parte senz'altro dall'indicare su chi cade la responsabilità dell'applicazione della Convenzione. Sono gli Stati che attraverso le politiche, le legislazioni, l'assegnazione di adeguate risorse economiche e finanziarie che devono garantire l'accesso all'istruzione, la qualità del sistema scolastico, la rete dei servizi che forniscono i supporti allo studente. E' lo Stato che deve evitare che l'ambiente, le norme, la mancanza di risorse e l'organizzazione del sistema scolastico diventino barriere ed impediscano allo studente con disabilità di raggiungere il massimo dei suoi successi scolastici in previsione dei suoi futuri successi sociali.

(omissis)

...si è osservato che in quei paesi dove il sistema speciale è ben radicato e sono assenti discussioni sulla loro chiusura o modifica si prevede una staticità del collocamento speciale per almeno altri 20 anni. In quei paesi dove si sta procedendo alla chiusura del sistema speciale si nota l'incremento di unità speciali inserite nel sistema ordinario ( per esempio: unità di supporto comportamentale) e il decremento di forme assolute di esclusione.

In assoluto si osserva che le politiche scolastiche inclusive hanno maggiore e migliore impatto sugli alunni con disabilità fisiche e sensoriali, provenienti da scuole e classi speciali, ed inseriti nelle classi ordinarie anche su richiesta da parte delle loro famiglie.

(omissis)

...sia l'Europa che l'Italia hanno ratificato la CRPD e quindi lo Stato Italiano e tutti i suoi apparati si sono assunti l'obbligo di agire affinché essa venga applicata.

(omissis)

La CRPD non definisce esplicitamente cosa sia un sistema di istruzione inclusivo però inclusione non può essere confusa con integrazione. Il concetto di integrazione implica che sia la persona ad adattarsi al sistema scolastico e che non siano previsti cambiamenti dell'ambiente, della pedagogia e della organizzazione. Il concetto di inclusione è più ampio ed implica cambiamenti progressivi ed adattamenti del sistema affinché ognuno possa trovare risposta ai suoi bisogni ed in esso migliorare. Sistema inclusivo significa che tutti gli alunni e studenti devono essere trattati con rispetto e che devono essere garantite a tutti le pari opportunità di apprendimento. E' un processo che non dipende solo dal sistema scolastico ma che vede implicati diversi attori che hanno responsabilità di politica sociale, sanitaria e riabilitativa, economica e di politica amministrativa che hanno la comune convinzione che è responsabilità del sistema educare tutti gli alunni e studenti e metterli in condizione di apprendere.

(omissis)

... l'Educazione deve essere vista come un processo globale che include sia lo sviluppo delle competenze accademiche che quello delle competenze sociali e di vita quotidiane. Viene sottolineata fortemente la necessità di fornire un adeguato sostegno allo studente ed una particolare attenzione alle strategie comunicative le uniche che permettono la partecipazione dello studente con disabilità. Il riferimento alle persone cieche, sorde o sordo cieche nel testo Convenzionale deve essere considerato solo come esempio di rispetto delle diverse metodologie comunicative da applicare con la stessa intensità e dignità anche agli altri gruppi di persone con disabilità o che usano differenti sistemi di comunicazione. Una educazione rispettosa dei diritti umani chiede il rispetto di ogni metodologia di comunicazione, che si tenga conto delle caratteristiche dell'alunno, incluse quelle che non riguardano la sordità, e del contesto in cui è cresciuto e vive. In caso di alunni minori tiene conto del rispetto delle scelte fatte dalla famiglia di quell'alunno garantendo il riconoscimento e l'esigibilità dei diritti di ogni bambino compreso quello con disabilità.

(omissis)

Alla luce di quanto sostenuto precedentemente l'azione della Provincia, quale struttura ed autorità pubblica locale, viene chiamata ad assicurare agli alunni e studenti con disabilità sensoriali i supporti, gli strumenti e le risorse adeguate ai loro bisogni educativi e di inclusione.
L'obiettivo principale del mio intervento mira a diffondere tra i responsabili politici di questa Amministrazione Provinciale una nuova cultura sulla disabilità, basata sui diritti umani e sulla Convenzione ONU.(omissis)

La risposta delle Amministrazioni Pubbliche alla tutela dei diritti è squisitamente economica e legata al risparmio. Un risparmio che considera le spese per le politiche di welfare, e nel nostro caso a supporto del sistema scolastico, improduttive e quindi da ridurre producendo l'esclusione, la valutazione negativa della persona, il rifiuto della parità di condizione, la negazione dell'appartenenza e la cancellazione dell'altro come persona titolare di diritti umani.

La Convenzione invece propone una nuova idea di giustizia che si fonda sulla rimozione degli ostacoli e discriminazioni, sul sostegno appropriato alle persone, su servizi e benefici finalizzati all'inclusione. Essa considera le persone con disabilità parte della società e quindi beneficiarie di tutte le politiche e i programmi. Ciò significa che le risorse, prima destinate ai "Cittadini di serie A", ai quali si aggiungevano nei periodi di "vacche grasse" risorse aggiuntive per le persone con disabilità (e per altre fasce sociali "vulnerabili"), dovranno essere utilizzate per tutti i Cittadini.

Oggi, dunque, stiamo pagando l'idea che le politiche di welfare siano un lusso e in questi ultimi anni, nonostante la Convenzione ONU, anche gli Stati che l'hanno ratificata hanno schizofrenicamente ridotto gli interventi a favore delle persone con disabilità.
In altre parole, i fondi per gli interventi sociali sono considerati "elastici", quasi fossero interventi caritativi. Il riconoscimento delle responsabilità della società che crea condizioni di disabilità deve invece far cambiare anche il modello di giustizia e di motivazione dei vari interventi di sostegno, che vanno legati al conseguimento di condizioni di uguaglianza e non discriminazione, quindi di tutela dei diritti umani, come appunto afferma la Convenzione. Pertanto essi non devono essere interventi soggetti a flessibilità delle risorse, in quanto i diritti umani non sono comprimibili, a maggior ragione se responsabili sono anche le politiche pubbliche.

(omissis)


Versione integrale dell'intervento.

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