La campanella
Oggi inizia la scuola. Ma per molti bambini e ragazzi con disabilità sarà un anno complicato.
Oggi suona la prima campanella del nuovo anno scolastico. Che in Italia suona per tutti i bambini e i ragazzi, senza distinzioni. È un grande risultato, che non dobbiamo e vogliamo dare mai per scontato. La scuola italiana è aperta a tutti, bambini e ragazzi con e senza disabilità, frequentano le stesse classi e hanno gli stessi professori. Non è così nel resto d'Europa, non è così in nessuna parte del mondo.
Questo è un importante primato della scuola italiana: per i risultati raggiunti in oltre 35 anni di integrazione e inclusione la scuola italiana è un modello per tutto il mondo. Leggendo con attenzione l'articolo 24 della Convenzione della Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ci si accorge che gran parte del testo viene ricavato dalla nostra esperienza.
Peccato che né il mondo della scuola e né le istituzioni sembrino particolarmente interessati al mantenimento e allo sviluppo di questa eccellenza. Purtroppo anche quest'anno al suono della campanella non farà seguito una scuola capace di riconoscere, a tutti ed allo stesso modo, il diritto allo studio
Anche quest'anno in Lombardia mancheranno all'appello centinaia di insegnanti di sostegno (lo scorso anno erano circa 3mila, nda) e avremo classi troppo affollate, anche in presenza di bambini e ragazzi con disabilità. Anche quest'anno i servizi di Neuropsichiatria infantile e i Centri di riabilitazione non riusciranno a seguire adeguatamente tutti i bambini ed i ragazzi che ne avrebbero bisogno e diritto.
Ancora di più quest'anno alcuni Comuni non garantiranno il servizio di assistenza educativa in modo adeguato. Soprattutto i ragazzi che frequentano le scuole superiori non sapranno a chi chiedere il servizio di assistenza educativa per colpa di una querelle tra Comuni e Province che si trascina da anni.
Anche quest'anno molte famiglie subiranno la violenza di doversi rivolgere ad un giudice per poter ottenere per i loro figli semplicemente quello che la legge riconosce loro come un diritto soggettivo.
Ma non è solo una questione di risorse. Da alcuni anni la più grande difficoltà che incontrano gli alunni con disabilità è rappresentata dal cambiamento culturale che la scuola italiana sta subendo. Una scuola che viene sempre più spesso valutata per quante nozioni fa apprendere piuttosto che sulla qualità della sua proposta educativa e formativa, una scuola a cui viene chiesta maggiore rigidità e severità nell'illusione che a questo corrisponda maggiore autorevolezza, una scuola più attenta alle procedure che ai risultati, una scuola a cui viene chiesto di misurare quanto si apprende e non di accompagnare e valutare la crescita di ogni bambino, una scuola dove «l'importante è il programma», «ci sono regole da rispettare», «non abbiamo le risorse».
Una scuola dove nonostante tutto è ancora possibile incontrare dirigenti ed insegnanti competenti ed appassionati che sanno affrontare queste difficoltà e garantire a tutti i bambini e ragazzi, con e senza disabilità, il diritto di studiare, di crescere, di sperimentarsi, di sbagliare, di diventare grandi.