VOCI DAL WELFARE
Venerdì scorso si è svolto a Carate Brianza il terzo ed ultimo incontro del ciclo "Voci dal Welfare". Riportiamo l'intervento del presidente del Coordinamento Disabilità&Diritti della provincia di Monza e Brianza...
"Buongiorno a tutti,
non ho particolari titoli per essere qui oggi a parlarvi dei problemi delle persone con disabilità. Sono semplicemente un famigliare e il rappresentante di famigliari e di persone con disabilità, in quanto presidente del Coordinamento Disabilità&Diritti della provincia di Monza e Brianza - l'associazione nata un anno fa per raggruppare le associazioni di volontariato che si occupano nell'ambito provinciale di aiutare le persone con disabilità, qualsiasi essa sia, in modo da rendere più efficace la loro azione e di ASVAP Monza e Brianza onlus- associazione di Salute Mentale.
Mi è stato chiesto di portare degli esempi di criticità sugli interventi offerti dai servizi pubblici e degli eventuali suggerimenti o possibili soluzioni nei confronti di quello che viene fatto nel nostro territorio, per i disabili.
Allora partiamo da questo... e vi dico subito che se l'intento è quello di farci capire che le risorse sono sempre più esigue io dico che, come mi è stato insegnato nella mia attività lavorativa, le risorse sono sempre scarse per definizione.
Le risorse, cioè, sono sempre inferiori alle necessità per cui vengono stanziate, sono sempre insufficienti, e sempre lo saranno.
Ma questo non autorizza nessuno a non intraprendere con le risorse che ha a disposizione, altrimenti finirebbe tutto in una stagnazione immota, senza alcuna possibilità di progresso, e senza via d'uscita.
Certamente oggi la difficile situazione economica in corso comporta nel nostro caso un aumento della domanda di aiuto e sostegno da parte delle famiglie che hanno in casa il problema della disabilità e dall'altra parte colpisce il sistema di protezione sociale delle istituzioni -in particolare dei comuni, che sono certamente l'istituzione più vicina al cittadino- impoverendoli di risorse. Ma oggi non sono qui a snocciolarvi una serie di cifre più o meno importanti, ma piuttosto a ribadire dei concetti basilari e a portarvi la testimonianza di alcune famiglie e persone con disabilità che ho interpellato.
Quindi oggi il problema può essere riassunto così: consideriamo la spesa per gli interventi sociali a favore delle persone con disabilità come un costo -e quindi da ridurre e comprimere- o come un investimento sociale -e quindi da rendere più efficace e produttivo di futuri risparmi?
Vediamo: la riforma del welfare lombardo che ha certamente -a nostro avviso- necessità di una revisione e di nuovi indirizzi, oggi è orientato da:
- Piano di Azione Regionale per le politiche in favore delle persone con disabilità, a sua volta articolato in Piano di Azione Locale e in Piani di Zona
- Introduzione del concetto di Case manager
- Linee di indirizzo per la programmazione locale 2012 - 2014 (e integrazioni politiche e anche sperimentazioni)
Ma qual è -quindi - la situazione attuale?...:
- Scuola: meno insegnanti di sostegno, meno risorse dagli enti locali.
- Servizi sociali: rette sempre più care, tagli ai servizi forniti ai disabili e alle loro famiglie. Praticamente si ha l'impressione che si vada verso l'abbandono della presa in carico. Chi se lo può permettere trovi la soluzione...altrimenti....
- Lavoro: molti licenziati, pochi assunti -poco rispetto della legge sull'avviamento obbligatorio dei disabili
- Invalidità: controlli a tappeto, con la "caccia" ai falsi invalidi, ma dimenticandosi che l'invalidità viene concessa da una commissione apposita, che se ha certificato una falsa invalidità dovrà pure anch'essa risponderne, o no? (ma mai nessuno ne parla....). Che sia tutto fumo negli occhi...? O si tace sugli aspetti -per così dire "politici" della questione? Crediamo che sia proprio così.
- Tagli ai fondi regionali e -a cascata- dalla Regione ai comuni e dai comuni ai disabili
- "Riforma dell'assistenza", con tagli programmati molto importanti nel corso degli anni, di 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013, 20 miliardi dal 2014.
Sembrerebbe quindi che da parte delle forze politiche quello che si spende a favore dei disabili venga considerato piuttosto come un costo improduttivo e quindi da ridurre e comprimere, piuttosto che un investimento.
Ma la spesa per i servizi sociali, nel loro complesso, è, nel nostro paese, ai livelli più bassi se la paragoniamo all'Europa; spendiamo meno della metà della percentuale di PIL rispetto agli altri Paesi. Di fronte ai tagli dei fondi sociali diventa fondamentale la nostra richiesta ai Comuni di compensare, con risorse proprie, i mancati trasferimenti nazionali e regionali, considerando la spesa per le politiche sociali tra quelle prioritarie per lo sviluppo e la coesione sociale.
Per passare alle cosiddette "criticità"...
Ho fatto una breve "inchiesta" -diciamo così- presso alcune famiglie e alcune persone disabili allo scopo di raccogliere le loro necessità e i loro bisogni.
Bisognerebbe poter intervenire su questi fattori per poter trasformare questo in investimento. Ad esempio:
- Intervenire e poter favorire una presa in carico del disabile da parte delle istituzioni in tempi più ristretti e tempestivi: questo favorirebbe una presa in "cura" che permetterebbe di evitare maggiori costi in seguito senza considerare i "disagi" che il disabile e la sua famiglia devono sopportare per poter poi arrivare alla presa in carico;
- Favorire interventi in chiave di "regia" da parte delle istituzioni sul "progetto di vita" del disabile: questo darebbe la chiara sensazione ai familiari e ai disabili di non sentirsi "lasciati soli";
- Eliminare le disparità di trattamento -per casi similari- tra un comune e l'altro, a volte davvero notevoli, favorendo l'adozione di Regolamenti uguali a tutti i Comuni del territorio: questo eliminerebbe la strana sensazione di sentirsi particolarmente "sfortunato" (o privilegiato, a seconda dei punti di vista) per il solo fatto di risiedere in un comune piuttosto che in un altro.
- Adottare politiche di maggior integrazione in fatto di interventi socio-sanitari, dando così una risposta più "completa" e non frammentaria e frammentata, davvero defatigante e talvolta persino mortificante. E' inaccettabile infatti avvallare l'idea che alcune condizioni di salute o di disabilità rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale.
- Rafforzare i servizi domiciliari, che sono così importanti per la famiglia e per il disabile, favorendo una "riconciliazione con la vita" da parte loro;
- Ripristinare i fondi per la Legge 162, che ha dato la possibilità di intervenire anche con aiuti di assoluta necessità e di cosiddetto "sollievo" per le famiglie (dove il termine sollievo e quantomai da incastonare in una icona ...!)
- Creare un maggior numero di posti nei CDD, nei CSE e nelle RSD, tali da non creare logoranti liste di attesa e ingenerare irrimediabili "conflitti" famigliari tra persone parimenti colpite dalla disabilità (cioè chi la subisce e chi vi deve "far fronte");
- Favorire la residenza del disabile nel contesto famigliare quando possibile o in un contesto extra-familiare ma sempre in modo tale da favorirne la sua autonomia: questo eliminerebbe o ridurrebbe notevolmente i possibili conflitti familiari;
- Favorire e agevolare l'inserimento lavorativo delle persone disabili (tenendo presente che per fare questo non bisogna lasciare sole le aziende, ma occorre assisterle!): questo rafforza la loro autonomia in ogni senso e recupera le loro capacità residue.
- Stabilire una volta per tutte che l'ISEE -almeno per i cosiddetti disabili gravi deve essere quello del solo disabile e non quello del nucleo famigliare come ora pretendono - a volte in modo indisponente- molti comuni, che arrivano al punto di minacciare se non arrivano addirittura a farlo, di sospendere i servizi erogati al disabile; (a proposito:quale sono le specifiche necessarie per dichiarare un disabile grave?.. Qualcuno le conosce ?... Dove sono scritte?...)
- Considerare il rischio di impoverimento delle famiglie che hanno in famiglia una persona con disabilità grave, superando l'assurda suddivisione tra assistenza sanitaria e assistenza sociale, come se la persona disabile non necessitasse sempre di entrambe. L'approccio alla disabilità deve sempre più integrare aspetti specificatamente sanitari all'interno di una visione più ampia che abbraccia anche le componenti sociali.
Ce ne sarebbero altre, ma per il momento mi limito a queste, le più pressanti.
Queste cose -secondo noi- favorirebbero una migliore integrazione sociale delle persone con disabilità e quindi un "risparmio", in tutti i sensi.
Non dimentichiamoci -inoltre- che in Italia abbiamo degli strumenti giuridici che tutelano le persone con disabilità, ed essenzialmente :
- La convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità,
- La Costituzione Italiana (agli artt. 3 e 34, in particolare)
Oltre alla Leggi:
- 328/2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali",
- 104/1992 "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate"
- 68 del 1999 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili".
che sono solo le principali, ma non sono tutte...
In definitiva, le persone con disabilità e le loro famiglie, che complessivamente e almeno per il momento, hanno del sistema di intervento sui disabili un giudizio più sul versante positivo che su quello negativo, chiedono di poter essere più informati, meglio ascoltati, più seguiti e indirizzati nel compiere le scelte che influenzeranno la loro vita.
Mettere al centro la persona, questa è la via per raggiungere gli obiettivi di assicurare alle persone con disabilità una vita dignitosa ed integrata e nel contempo di comprimere e ridurre i costi -in tutti i sensi- sia sociali che economici.
Quindi -a mio avviso- se non verrà garantito un soddisfacente intervento delle istituzioni -ed in primis dei comuni- sarà inevitabile un aumento dei ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato da parte di cittadini che sono tali e che vogliono rimanerlo, così come a suo tempo il legislatore ha previsto e -di conseguenza- ha legiferato.
Perché essere cittadini tra cittadini, essere persone tra persone - è la naturale aspirazione di ogni persona umana - disabili o non disabili che siano!
Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato..."