Falsi invalidi e luoghi comuni
Da quanto si apprende, le linee di intervento in via di definizione comprenderebbero, quasi per certo, una "stretta" sulle indennità di accompagnamento.
L'ipotesi che l'erogazione potrebbe essere condizionata al reddito. C'è preoccupazione nel mondo della disabilità rispetto all'eventualità di tagli nei confronti di quella che, tuttora, rappresenta l'unica forma certa di sistema assistenziale in Italia.
Di seguito riportiamo l'opinione di Carla Mondolfo, Associazione Nazionale Subvedenti, che mette in guardia dalle strumentalizzazioni e semplificazioni dei mezzi di informazione.
Mi ha colpito la notizia apparsa pochi giorni fa e ripresa da Rai 2: il figlio che denuncia il padre come falso invalido, per non essere chiamato a contribuire al suo mantenimento. Si parlava di un cieco che percepisce una piccola indennità, non l'indennità di accompagnamento riservata ai ciechi totali: quindi non di cieco si tratta ma di cieco con residuo visivo (chi l'avrà mai inventato questa sorta di ossimoro?) come lo definisce la legge.
Ma già questa differenza il lettore comune non la percepisce; aggiungo che chi non conosce la legge 138/2001 non sa che un cieco con residuo visivo può avere una macchia al centro dell'occhio, non riuscire a leggere o vedere cosa ha nel piatto, ma può muoversi bene nello spazio perché la visione periferica non è compromessa, quindi andare in posta da solo a prendere l'assegno e passare per un falso invalido.
L'invalido citato dal giornale fa dei lavori nei campi, forse guida un'ape in campagna, forse è veramente un falso invalido, ma tutto questo va verificato.
Giornalisti competenti come Franco Bomprezzi da anni chiedono ai media un'informazione corretta sulla disabilità che ha bisogno di conoscenze e approfondimenti, non di notizie che attraggono l'attenzione, rivelandosi spesso inesatte e fuorvianti.
Carla Mondolfo - Ans associazione Nazionale Subvedenti