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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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1 Maggio 2010

Il Vero significato di una vittoria

di Fulvio Santagostini - Presidente LEDHA

In questi giorni il mio amico Franco Bomprezzi, giornalista, scrittore e per caso persona con disabilità del cui mondo, da sempre, è portavoce indiscusso, forse involontariamente e per caso è diventato un protagonista di un evento mediatico.

Essendo lui tifoso interista e volendo partecipare al seguito della sua squadra del cuore alla finale di Champions League che si svolgerà a Madrid presso il "mitico" stadio Bernabeu, si è trovato di fronte ad un muro di disinformazione che, in un primo momento, ha fatto si di pensare che quel famosissimo stadio fosse non accessibile alle persone con disabilità.
Da qui, quasi per scherzo, un articolo sul suo blog su Vita.it e una sfida lanciata su Face Book "Rivendico il diritto ad andare a Madrid".

Forse inaspettatamente o forse no, perché il mondo di social network ci ha abituati a questi expluà, si è scatenata una catena di solidarietà e di mobilitazione che ha fatto si che Franco fosse invitato a diverse trasmissioni televisive e radiofoniche e che i giornali dessero spazio per la sua corretta denuncia.

Con l'interessamento del FC Internazionale, che forse come la stessa società del Real Madrid non avevano pensato che tifosi con disabilità avessero voluto e potuto seguire la propria squadra in trasferta, si è giunti alla lieta conclusione per cui a 41 tifosi interisti con disabilità verrà garantito l'accesso allo stadio.

Naturalmente questo fa sorgere spontaneamente la domanda: in pochi giorni lo stadio Bernabeu si è trasformato da struttura non accessibile e quindi causa di una violazione esplicita della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, a struttura accessibile e quindi rispettosa di quegli stessi diritti? Evidentemente no, il problema sta in una cattiva informazione da parte dell'organizzazione e di chi gestisce quello stadio e, probabilmente, nel problema, sottovalutato anche dal FC Internazionale, di mettere a disposizione dei propri tifosi con disabilità un certo numero di biglietti che consentisse loro di accedere ai posti ad essi riservati.

Ma la morale di questa vicenda e la vera vittoria è tutta qui?

NO, io credo che la vera, importante vittoria ottenuta da Franco con questa sua iniziativa, stia nel fatto di essere riuscito, diventando protagonista di un caso, a romper il muro di gomma dei media italiani sulle questioni che riguardano i diritti delle persone con disabilità; ottenendo quegli spazi sui media che da anni invocava ai suoi colleghi giornalisti ma a cui mai nessuno aveva dato risposta.

La vittoria sta nel fatto che Franco ha utilizzato e utilizza, come un grimaldello, questi spazzi per parlare dei "normali" bisogni e dei diritti delle persone con disabilità e per dimostrare che Franco Bomprezzi è prima di tutto un grande giornalista che può essere invitato in "normali "trasmissioni a parlare di sport, di politica, di economia e, perché no, di gossip indipendentemente dall'essere o no una persona con disabilità ma semplicemente per la sua grande umanità e professionalità, invece che essere relegato a fare da testimonial della disabilità in qualche, poche per la verità, trasmissioni "ghetto" in cui vengono regolarmente relegate le questioni del disagio sociale.

Ed è per questo che mi permetto di terminare questa nota con un "Hasta la victoria siempre" "cavaliere con le rotelle".


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