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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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17 Marzo 2010

Un modello di educazione inclusiva: lo scoutismo

di Gisella Bellotti

Il metodo scout ed i suoi principi educativi raccontati da un’esperta nel lavoro con persone con disabilità e con un passato scout

Il linguaggio educativo dello scoutismo è il linguaggio del gioco, del simbolo, della fantasia, delle cose concrete .
La cornice di fondo su cui si inserisce è un sapere sapienziale, cioè la capacità di usare la ragione per vivere quello che ogni giorno si presenta, la ragionevolezza e la saggezza che nascono dall' esperienza: una risposta all'odierno eccesso di ricorso alla patologizzazione delle difficoltà, che è manifestazione del collasso educativo .

L' "approccio positivo" nel campo dell'educazione nasce dalla reazione al negativismo che ha caratterizzato i processi di istituzionalizzazione discriminante .
Non è un atteggiamento passivamente ottimista né uno sforzo di volontà indirizzato verso uno sguardo ottimistico della realtà, ma la capacità di saper fare delle scoperte utili alle quali non si mirava, di sistematizzare teoricamente ciò che è stato vissuto in maniera naturale .
La rigida scansione tra il possibile e l'impossibile, che blocca le nostre attese, diventa un rapporto mobile: l' impossibile puo' entrare nell'area del possibile se affrontato in un' altra formulazione.

Lo scoutismo nei suoi principi educativi e nei linguaggi del metodo adotta un approccio positivo e la pedagogia scout è intrinsecamente aperta all' integrazione ; nell'educare poi alle diversità c'è il riconoscimento che la realtà è fatta di diversità.

Nell' "approccio positivo" e' fondamentale che l' individuo possa compiere delle scelte: la possibilità di compiere scelte è un segno di partecipazione attiva all'attività e al progetto.
In conformità ai principi del metodo, il capo scout sa perfettamente che "e' necessario che cio' che succede abbia un senso per il bambino", perciò le decisioni vengono il più possibile prese con lui.

Un programma educativo per essere valido deve poi collocarsi all' interno degli scambi sociali .
Un bambino disabile deve poter sperimentare diversi ruoli e diversi punti di vista , e ciò è facilitato in una situazione di scambio sociale aperto ed eterogeneo .
Nello stile di vita scout l'educazione alla vita sociale e' determinante , a partire dal ruolo del Capo e dall' organizzazione del Branco , dal sistema delle Squadriglie , via via sino alla Comunità Capi e al necessario e continuo confronto con gli altri .

Ogni bambino, e a maggior ragione un bambino con disabilità, deve poter vivere la trasgressione come scoperta , non come fuga da qualcosa che non sa fare ma come una esplorazione originale e competente .
Nello scoutismo la crescita della persona si attua , in ogni fascia di età , attraverso le tre fasi ricorrenti della sua pedagogia: scoperta - competenza - responsabilità , e proprio nella fase della " scoperta" si da spazio alla predisposizione del bambino a buttarsi in esperienze nuove , fuori dagli schemi precostituiti . Gli si consente di essere " protagonista di una avventura vissuta in una comunità di coetanei ", in un clima di reciproca fiducia con l' adulto-educatore , il Capo .

Il Capo e' chi " accompagna" nella crescita , e questo accompagnamento é la ricerca di una comprensione e di una sintonia che va al di là del momento del bisogno; per questo occorre darsi un "tempo lungo", una possibilità di aspettarsi , perché saper aspettare , attendere è più importante e più difficile che "prendere in braccio".

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