La direzione del CPS ha deciso il trasferimento -senza comunicarlo ai familiari- sopra il reparto di psichiatria dell'ospedale di Passirana. La protesta di URASAM: la salute mentale non č solo cura sanitaria
Il Centro Psico-sociale (CPS) di via Beatrice d'Este a Rho (Milano) non deve essere ospedalizzato. È la richiesta che arriva dall'associazione IncontRho -che riunisce familiari e di pazienti di Rho- che nei giorni scorsi hanno manifestato davanti al Comune per protestare contro la decisione della direzione di spostare la sede del servizio presso l'ospedale di Passirana, proprio sopra il reparto di psichiatria. L'associazione, inoltre, lamenta il fatto di essere venuta a conoscenza dello spostamento senza essere stata preventivamente informata dall'ASST Rhodense. "Il CPS è un lobo sociale, che previene e cura la salute mentale fuori dagli ospedali. Per non parlare della difficoltà nel raggiungere la nuova struttura, che non è collegata adeguatamente da bus e treni, perché si trova in una frazione di Rho -denuncia Chiara Vassallo, presidente di Incontro, in un'intervista al sito "Prima Milano Ovest"-. Non chiudete i nostri ragazzi in uno scantinato".
"Collocare il CPS in un luogo sanitario come l’ospedale confermerebbe il carattere medicalizzate delle cure offerte, esponendo al rischio di neo-manicomialismo a cui i servizi di Diagnosi e Cura sono oggettivamente esposti", si legge in una lettera inviata da URASAM Lombardia (Unione regionale associazioni per la salute mentale) in una lettera inviata alle istituzioni competenti a livello locale e regionale. Nella lettera, il presidente dell'associazione, Valerio Canzian, chiede alle istituzioni di rivedere la propria decisione di trasferire il CPS presso l'ospedale di Passirana.
"La salute mentale non è riducibile alla psichiatria, ovvero a solo cura sanitaria -si legge ancora nella lettera-. I CPS, benché attualmente in Lombardia siano ridotti principalmente ad ambulatori distributori di visite e di farmaci, dovrebbero caratterizzarsi come luoghi d’incontro e di scambio, offrendo prestazioni, interventi, programmi sia per le persone con disagio e/o disturbo psichico, sia per i familiari. Lo stile di lavoro dovrebbe privilegiare la continuità dell’intervento terapeutico - riabilitativo, sostenendo la persona nell’esercizio di fondamentali diritti e nell’accesso a opportunità sociali, quali casa, istruzione, lavoro, gestione della salute, attività del tempo libero, accompagnandola nei suoi percorsi abilitativi ed emancipativi e orientandola nel rapporto con altri servizi e istituzioni".
Si chiede inoltre che il CPS venga collocato all'interno di un un normale contesto residenziale urbano poiché, in quanto luogo non connotato da stigma, facilita l’accesso alle persone che necessitano di cure, in particolare i più giovani. La presenza in ambito urbano, inoltre, agevola i processi di socializzazione, si apre al protagonismo e al coinvolgimento della comunità e alle condizioni esistenziali delle persone "che non sono solo 'oggetti/destinatari', ma soggetti delle politiche di prevenzione, cura, emancipazione, insieme di storie e creatori di reti generative", sottolinea URASAM nella lettera. L'ospedale di Passirana, al contrario, è un luogo decentrato e poco servito dal servizio di trasporto pubblico.
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