La pericolosa solitudine della casa de L'abilità
La comunità residenziale che accoglie bambini con disabilità gravissima vive una situazione difficile. Laura Borghetto: "Chiediamo mascherine e la possibilità di fare test a bambini e operatori"
In queste settimane segnate dall'emergenza Coronavirus la casa di L'abilità (una comunità residenziale per bambini con disabilità complessa) vive una situazione di profonda e pericolosa solitudine "dove la protezione dei bambini che sono stati affidati alle nostre cure è in mano ai nostri straordinari operatori che lavorano al limite delle forze, con dispositivi di protezione trovati tra mille difficoltà, senza nessuna consegna da parte delle autorità preposte e nella totale impossibilità, a oggi, di fare tamponi o test per stabilirne le condizioni di salute".
L'allarme è stato lanciato nei giorni scorsi da Laura Borghetto, presidente dell'associazione L'abilità di Milano. "Dopo due mesi di pandemia nessuna fornitura di dispositivi di Protezione da parte delle autorità preposte, nessun tipo di vigilanza specifica, di sorveglianza sanitaria mirata ha verificato il nostro operato e le scelte che siamo stati chiamati a compiere rispondendo ad una situazione grave e totalmente imprevedibile, in assenza di linee guida chiare e puntuali che declinassero in maniera specifica come affrontare in una comunità socio-sanitaria l’emergenza Covid-19", scrive Laura Borghetto in una lettera pubblicata sul sito dell'associazione.
La struttura attualmente accoglie nove bambini con disabilità gravissima, in alcuni casi con decreto del Tribunale dei minori. A prendersi cura di loro sono 18 operatori dell'associazione, tra medici, infermieri pediatrici e operatori sanitari. Per prendersi cura al meglio dei piccoli ospiti e, al tempo stesso ridurre al minimo le possibilità di contagio (ad esempio isolando in quarantena possibili contagiati) gli operatori sono costretti a turni di lavoro massacranti, ben oltre le sette di lavoro ore giornaliere. In una situazione di forte stress psicologico, tra interventi di panificazione continua e la paura di non potersi più rifornire di guanti e mascherine.
"Sono stati i giorni in cui i bambini sono stati separati dall’affetto dei genitori, allontanati per limitare ogni rischio e -da lontano – vivono con grande preoccupazione e ansia per le condizioni dei propri figli -scrive ancora Laura Borghetto-. Per questo vengono tenuti al corrente grazie a telefonate, foto, videochiamate e audio, che coinvolgono sia gli operatori che i bambini, con un carico emotivo degli operatori che sentono tutto il peso di essere gli unici ad occuparsi dei bambini".
Per far fronte a questa situazione ormai difficile da sostenere L'abilità chiede, innanzitutto, aiuti nell'approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e di poter svolgere test e tamponi per tutelare i bambini e gli operatori. "Ma soprattutto chiediamo un programma efficace e specifico di collaborazione e monitoraggio con le autorità di vigilanza sanitaria che traduca nei fatti un principio che ci è chiaro e che pratichiamo ogni giorno: la corresponsabilità nei confronti della salute, della vita dei più fragili", conclude Laura Borghetto.