Vogliamo andare a scuola: senza “se” e senza “ma”
LEDHA rilancia la campagna "Vogliamo andare a scuola". Anche quest'anno le famiglie di bambini e ragazzi con disabilità si dovranno affrontare una situazione di palese discriminazione e di violazione dei diritti.
Sono poco meno di cinquemila (4.650 per la precisione) i bambini e ragazzi con disabilità che a settembre non potranno iniziare il nuovo anno scolastico assieme ai loro compagni di classe. Alcuni dovranno aspettare qualche giorno (o qualche settimana) in attesa che vengano attivati i servizi di assistenza e trasporto di cui hanno bisogno. Altri frequenteranno “a orario ridotto”, per poche ore al giorno o qualche giorno a settimana. Altri ancora saranno puntuali sui banchi di scuola: ma solo perché le loro famiglie avranno scelto di pagare di tasca propria il costo del servizio richiesto.
Anche quest'anno – come già avvenuto nel 2015 – le famiglie di bambini e ragazzi con disabilità si dovranno affrontare una situazione di palese discriminazione e di violazione dei diritti fondamentali dei loro figli. “Con il 2016 i problemi si sono riaffacciati in tutta la loro gravità – sottolinea Donatella Morra, referente di LEDHA Scuola -. Due le questioni principali: da un lato la questione delle risorse economiche, insufficienti a coprire l'effettivo bisogno; dall'altro il rimpallo di competenze tra gli enti”.
Per quanto riguarda le risorse economiche, nel 2015 Città Metropolitana di Milano e molte Province lombarde hanno potuto chiudere i bilanci solo dopo l'annuncio, nel mese di agosto, di uno stanziamento statale destinato alle province lombarde di circa 6,2 milioni di euro per il 2015 (a fronte di uno stanziamento complessivo di 30 milioni di euro su scala nazionale, a tutt’oggi non ancora erogato). A queste risorse, si è aggiunto un finanziamento straordinario di 10 milioni di euro da parte di Regione Lombardia “a sostegno dei servizi educativi e di trasporto”.
Risultati che però – evidenziano i referenti di LEDHA scuola - sono inadeguati a coprire un fabbisogno fin qui in molti casi insoddisfatto (è il caso soprattutto degli studenti dei Centri di Formazione Professionale) o soddisfatto solo in parte e senza una programmazione coordinata delle risorse per l’inclusione scolastica presenti sul territorio.
Per il 2016, invece, lo Stato ha stanziato un contributo di 70 milioni di euro. “Ma a tutt’oggi, dopo più di sei mesi dal varo della legge, non si ha notizia dell’emanazione del DPCM attuativo e neppure dell’Intesa della Conferenza Unificata che doveva suggerire i criteri di riparto del finanziamento – aggiunge Donatella Morra -. Regione Lombardia dal canto suo non annuncia alcun finanziamento straordinario per il 2016 e molte province o, meglio, quel che resta delle province, non sono in grado di approvare entro fine luglio i bilanci di previsione per il 2016”.
A complicare ulteriormente la questione, “il pasticcio” della Legge di Stabilità (legge 208/2015) che ha trasferito alle Regioni le funzioni non fondamentali relative al diritto allo studio, (ovvero “l'assistenza per l'autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali”) prima attribuite alle Province. “C'è però un passaggio che in molti fingono di non vedere – sottolinea Morra – Ovvero: Fatte salve le disposizioni legislative regionali che alla predetta data gia' prevedono l'attribuzione delle predette funzioni alle province, alle citta' metropolitane o ai comuni, anche in forma associata”. In pratica: laddove le Regioni hanno già legiferato (ed è il caso di Regione Lombardia) attribuendo tali funzioni alle Province, alle Città Metropolitane o ai Comuni la normativa regionale resta in vigore. E non viene annullata dal disposto della Legge di Stabilità.
Per questi motivi LEDHA- Lega per i diritti delle persone con disabilità e FAND (Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità) hanno lanciato – per il secondo anno consecutivo – la campagna “Vogliamo andare a scuola!”. Inoltre hanno sollecitato il Governo e Regione Lombardia a intervenire e ad assumersi, ciascuno per la sua parte, responsabilità e oneri.
La situazione è più incerta che mai. Per ora si sa solo che alcune province (Monza, Varese, Pavia e la Città Metropolitana di Milano) si sono limitate ad accogliere richieste di attivazione dei servizi, senza tuttavia fornire nessuna certezza di presa in carico e ai fini della ricognizione del fabbisogno complessivo, sulla base dei documenti che le famiglie provvedono a consegnare all’Istituzione scolastica di riferimento.
“Nessuna istituzione si fa però garante dell'attivazione nell'anno scolastico 2016-2017 dei servizi di supporto organizzativo al diritto allo studio delle persone con disabilità”, denuncia Donatella Morra . Al punto che alcuni Piani di zona della provincia di Milano cominciano ad avvertire apertamente le famiglie di alunni e studenti con disabilità sensoriale che non potranno dare avvio alle procedure pubbliche di affidamento del servizio di assistenza alla comunicazione per l’inizio del prossimo anno scolastico, in assenza di accordi formali con Città Metropolitana e garanzie dall’Ente di essere rimborsati degli importi anticipati. “Sollecitiamo quindi le istituzioni ad assumersi le loro responsabilità – conclude Donatella Morra -. Come associazioni di persone con disabilità rinnoviamo la nostra disponibilità nello schierarci a difesa dei diritti esigibili dei nostri figli, che hanno il diritto ad andare a scuola come i loro compagni. Senza se e senza ma”.