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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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10/02/2016

Delibera delle regole 2016: indicazioni operative per gestire la transizione

Un anno di transizione per l’applicazione della riforma sociosanitaria, dunque indirizzi tendenzialmente in continuità con l’esercizio precedente, a parte qualche eccezione.

In chiusura d’anno la Giunta ha approvato la delibera delle regole 2016. Una delibera molto diversa dal solito, dato che l’esercizio del sistema sarà attraversato, per tutto il 2016, dall’attuazione della riforma sociosanitaria approvata la scorso estate con la legge 23. Quello appena iniziato infatti, lo dice la dgr stessa, sarà un anno di transizione e l’atto che abitualmente detta i temi regionali sul welfare e declina le scelte principali del legislatore, con ricadute significative sull’intero sistema (per enti gestori, operatori e cittadini), questa volta sembra avrà impatti meno rilevanti, andando – su molti temi- in continuità con l’esercizio precedente.

La formulazione della delibera cambia radicalmente: non è più articolata nelle tre sezioni e non esiste più l’allegato C dedicato al comparto sociosanitario. Il testo è centrato sulla declinazione di indicazioni per la gestione della transizione e corredato di numerosi sub-allegati che forniscono specifichi indirizzi sui diversi aspetti gestionali legati alla costituzione dei nuovi enti, ATS e AssT: gestione del personale; passaggio dei contratti; definizione del bilancio, rebranding…
E’ all’interno del complesso del testo e degli allegati che si ricostruiscono le specifiche note che interessano il welfare sociale. Qui di seguito si tenta una sintesi dei principali aspetti che riguardano il nostro comparto di analisi.
 
2016: anno di transizione che non deve pesare sui cittadini

Si considera, come detto, necessario un periodo di transizione per la messa a regime della riforma istituzionale. L’atto insiste molto nel sottolineare come tale passaggio non debba generare ostacoli nella fruizione dei servizi e nell’erogazione delle attività per i cittadini. In diverse parti della delibera si richiama l’attenzione a dare garanzia di continuità alle funzioni di coordinamento, programmazione ed erogazione e a questo vengono correlati specifici obiettivi di valutazione dei direttori generali.
Questa è certamente una buona notizia, l’attenzione a che il ridisegno istituzionale non porti al peggioramento del sistema è necessaria. Sarebbe però interessante porsi il tema dei percorsi migliorativi in atto. Se infatti la corretta applicazione delle indicazioni delle delibera garantirà la continuità dei servizi e delle prestazioni, dall’altro appare chiaro come il processo di cambiamento, anche culturale, delle politiche sociosanitarie promosse dall’Assessorato alla Famiglia negli ultimi due anni subisce una battuta d’arresto. In questo contesto le singole sperimentazioni e iniziative, rimangono (momentaneamente?) prive di quella cornice politica necessaria per renderle interessanti e significative per l’intero sistema dei servizi (es. regolazione dell’accesso e sperimentazione suw; introduzione costi standard, i percorsi di presa in carico e valutazione multidimensionale, revisione unità d’offerta…).
 
Il finanziamento al welfare 

La delibera delle regole abitualmente preannuncia lo stato del finanziamento al welfare per l’anno in corso. Anche in questo caso vengono date indicazioni, successivamente  poi precisate anche dal bilancio di previsione, approvato in gennaio.

Al vecchio comparto Assi si attribuiscono risorse fino a 1.662 milioni euro per il fondo sociosanitario tradizionale e  fino a 50 milioni per il fondo famiglia, confermati nel bilancio di previsione. Complessivamente si torna così a recuperare quella decurtazione di 15 milioni prevista – e poi realizzata – dalle regole dello scorso anno, riportando il finanziamento ai valori del 2014.

Il passaggio del sociosanitario all’assessorato al Welfare, che governa anche la sanità, sembrerebbe vedere dunque scongiurato il pericolo di un depotenziamento nella dotazione finanziaria. In sostanza, se la preoccupazione era quella di vedere una riduzione del finanziamento in favore della sanità, per ora tale preoccupazione sembra fugata.

Sul fondo famiglia è da notare tuttavia che il finanziamento recupera 10 milioni rispetto allo scorso anno, ma rimane ancora significativamente lontano sia dai valori del 2014, che da quanto dichiarato nelle intenzioni del precedente Assessore.
 
 
Innovazioni, sperimentazioni e flessibilità nel sistema d’offerta

In tema di sperimentazioni e unità d’offerta innovative, ovvero in riferimento a quanto introdotto negli scorsi anni dalle ddggrr 856/2013 e 3239/2012 (e seguenti), anche qui le indicazioni sono all’insegna della continuità.
 Proseguono, secondo le medesime modalità in atto, le misure rivolte ai minori con disabilità (riabilitazione minori e residenzialità rivolta a minori con gravissime disabilità); quanto avviato con la dgr 392 sull’autismo e in relazione al potenziamento del case management; la residenzialità per anziani (rsa aperta e residenzialità leggera) e per minori. Per ciascuna misura vengono indicati  i volumi di finanziamento previsti per l’anno.
 
Nessuna novità di rilievo dunque, ma almeno due note da segnalare:
1. In tema di residenzialità leggera, due terzi delle risorse assegnate (3 milioni),  sono destinate in favore di una specifica categoria, quella dei religiosi, dando continuità a quanto stabilito nella precedente dgr 4086/2015;
2. sulla residenzialità per minori si anticipa la necessità di rivedere la misura e le modalità di impiego delle risorse, probabilmente per meglio coordinarsi con l’erogazione del fondo sociale regionale, rimandando però a giugno 2016  la formulazione di nuove indicazioni.
 
Salute mentale, l’area con qualche interessante novità
Qualche buona notizia arriva dall’area Salute Mentale e Neuropsichiatria. Tutto procederà come ora ma:

a. viene confermata la sperimentazione in area psichiatrica del Budget di Salute;
b. sulle Uonpia, viene messa in evidenza il problema delle liste di attesa per l’accesso e per i trattamenti e, vengono stanziati 4 milioni di euro in più.
Al di là delle singole misure prevista della delibera, è importante ricordare come lo sviluppo dell’intera area della salute mentale sia ancora oggetto di dibattito politico, dato che è in discussione, proprio in questi giorni, presso la Terza Commissione l’articolo della riforma dedicato proprio a questa area.
 
 
Sulla regolazione del sistema: un anno in stand by



Accreditamento e percorsi di presa in carico


Si da conto che nel corso del 2015 l’offerta sociosanitaria regionale si è ampliata con la messa a contratto di 500 posti di RSA, nelle aree territoriali carenti.
 Data la priorità regionale di attuazione della riforma, per l’anno 2016 l’ indicazione è di sospendere nuovi accreditamenti per tutte le tipologie di unità d’offerta sociosanitaria, con l’eccezione di alcune poche aree (es. area bassa intensità assistenziale dipendenze).
Una sospensione in attesa di mettere a punto “nuovi modelli organizzativi”, facendo riferimento in particolare  alla creazione di nuove reti tra soggetti erogatori e nuove modalità di presa in carico e assistenza. Viene data priorità alla prima – le reti tra soggetti- e demandato ad un secondo momento la declinazione dei percorsi di presa in carico.
 
Vigilanza e controllo

In tema di vigilanza e controllo, l’esercizio passa alle ATS e il coordinamento della funzione all’Agenzia di controllo, su cui si attendono indicazioni.
All’ATS viene confermato il compito delle Asl di vigilare anche sulle unità di offerta socioassistenziali previste dalla Legge 3/08, in accordo con l’Assessorato al reddito di autonomia. Viene ribadita la Dgr 1765/2014 sui criteri di appropriatezza. Un passaggio che conferma l’orientamento della riforma sociosanitaria, che tende a ridurre  lo spazio di azione dei Comuni anche nei servizi sociosanitari e socio assistenziali che contribuiscono in gran parte a finanziare.
 
Compartecipazione
La DGR prevede la messa a punto di un nuovo modello di compartecipazione, specificando che riguarderà sia il sistema dei ticket sanitari che quello delle rette sociosanitarie. Si prevede esplicitamente che alla messa a punto di questo modello continuiranno le organizzazioni sindacali. Non si fa cenno al ruolo dei Comuni e alla partecipazione a questo processo delle organizzazioni di terzo settore. Una scelta che, se confermata, si troverebbe in perfetta continuità con il percorso di approvazione della riforma sociosanitaria, che ha visto un’interlocuzione diretta con i sindacati; decisamente minore con i comuni e praticamente nulla con il terzo settore.
 
Vendor Rating

In riferimento alle RSA viene mantenuta la sperimentazione del vendor rating, dando indicazione della sua applicazione, per il 2016, unicamente orientata però al posizionamento delle singole unità d’offerta, senza ricadute economiche per i gestori. Il percorso condotto con i gestori ha portato dunque, in questa transizione, ad un ulteriore tempo di studio del sistema.

Costi standard

Non tutto va in continuità. Se in tema di rating si procede nell’applicazione,  sul percorso riferito all’introduzione dei costi standard delle Rsa, tema da tempo posto in agenda e su cui  già dal precedente esecutivo la Regione era impegnata in una serie di approfondimenti (si veda articolo precedente), non si trova più traccia.
 
Integrazione sociosanitaria

In virtù della distinzione in due assessorati, si richiama la costituzione entro l’anno 2016 di un gruppo di lavoro interassessorile, che prevede la partecipazione delle rappresentanze sia delle ATS/ASST che dei comuni, per la definizione di indirizzi utili alla piena integrazione tra azione sociale e sociosanitaria, anche in riferimento alla gestione delle risorse e dei modelli organizzativi.
Viene inoltre specificato che, nel frattempo, continueranno a funzionare le “cabine di regia” il cui governo avverrà a livello di ATS. Anche su  questo aspetto si nota l’assenza di previsioni di interlocuzione con il terzo settore (come invece  era previsto dalla l.3/08) per la riuscita di questo processo.
Nel sub-allegato 3 viene indicata la suddivisione delle competenze tra i diversi enti (ATS E ASST), per macro processi aziendali. In riferimento però allo specifico delle funzioni di integrazione sociosanitaria, che richiama direttamente la responsabilità dell’assessorato al Reddito autonomia e del Dipartimento per l’integrazione, nel testo delle regole viene lasciato un punto interrogativo. Ciò fa presumere ancora una scarsa chiarezza sul tema.

Giovanni Merlo e Valentina Ghetti
Articolo già pubblicato sul portale LombardiaSociale.it

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