Questo sito utilizza cookie. Proseguendo la navigazione si acconsente al loro impiego in conformitą alla nostra Cookie Policy.
Informativa estesa         

Persone con disabilitą

A cura di Ledha

Archivio notizie

14/01/2016

Pavia, la Provincia risarcisce due famiglie

Un importante risultato del Centro Antidiscriminazione "Franco Bomprezzi". Due studenti hanno ottenuto il 100% delle ore di assistenza necessarie. Fontana: "Le Province e la Cittą Metropolitana intervengano".

La Provincia di Pavia pagherà per intero il costo per i servizi di assistenza ad personam a due ragazzi con gravi disabilità che, grazie e con il supporto di LEDHA, avevano presentato ricorso in tribunale nelle scorse settimane. I due studenti pavesi, infatti, hanno diritto a 30 ore settimanali di assistenza ad personam per poter frequentare le lezioni. Ma all'inizio dell'anno scolastico se ne erano viste assegnare rispettivamente 19 e 22. Troppo poche per garantire loro una regolare frequenza al pari di tutti gli altri studenti.

Le famiglie hanno così scelto di pagare di tasca propria le ore di assistenza mancanti, per garantire ai propri figli il diritto di andare a scuola. Parallelamente, però, hanno aderito alla campagna “Vogliamo andare a scuola!” promossa da LEDHA e hanno presentato ricorso in tribunale per chiedere alla Provincia di garantire ai propri figli il pieno diritto a frequentare la scuola assieme ai loro compagni di classe.

La soluzione a questa vicenda è arrivata il 22 dicembre scorso. Per evitare di arrivare a una sentenza che avrebbe sicuramente avuto esito negativo e dato ragione ai ricorrenti (le due famiglie e LEDHA),  la Provincia di Pavia ha infatti emesso una determina con cui ha stanziato un'ulteriore somma per garantire quanto richiesto dalle famiglie: ovvero il 100% delle ore di assistenza ad personam necessarie ai due ragazzi per frequentare le lezioni. “Si tratta di un ottimo risultato per le famiglie – commenta l'avvocato Laura Abet del Centro Antidiscriminazione “Franco Bomprezzi” -. Tuttavia gli altri alunni e studenti con disabilità della provincia di Pavia che non hanno presentato il ricorso non hanno ottenuto tutte le risorse necessarie per soddisfare le loro effettive esigenze”.

“Siamo contenti di questo risultato: due di queste famiglie hanno ottenuto una significativa vittoria. Altri casi che il nostro Centro Antidiscriminazione sta seguendo in altre province lombarde avranno una risoluzione analoga in tempi brevi– aggiunge il presidente LEDHA, Alberto Fontana -. Ora ci aspettiamo che tutte le Province lombarde e la Città Metropolitana di Milano non si limitino a sanare la situazione di chi ha avviato un ricorso. Ma lo facciano per tutti gli alunni e studenti con disabilità”.

La campagna “Vogliamo andare a scuola!” aveva preso avvio la scorsa estate, quando LEDHA aveva iniziato a sollecitare le Province, la Città Metropolitana di Milano e la Regione sull’urgenza di provvedere per tempo ad attivare per tutti gli alunni e studenti con disabilità che ne hanno necessità i servizi di supporto al diritto allo studio che la normativa nazionale e regionale attribuisce alla competenza dei “nuovi” Enti di area vasta: assistenza ad personam, assistenza alla comunicazione e trasporto. Malgrado l’impegno di LEDHA, e i tanti solleciti inviati alle Istituzioni, ancora un volta l’inizio dell’anno scolastico per i bambini e i ragazzi con disabilità è stato segnato da ritardi e mancanza di risposte.


Di fronte a questa situazione, più di cento famiglie hanno presentato una diffida alla propria Provincia di residenza. Grazie alle continue e pressanti sollecitazioni di LEDHA (oltre che di altre associazioni di persone con disabilità) alcune Province si sono attivate per trovare una soluzione alle esigenze degli alunni e studenti con disabilità. In alcuni casi sono stati trovati degli accomodamenti, chiaramente in difetto rispetto al vero diritto esigibile di ciascun alunno, ma che tanti genitori hanno giudicato sufficienti per garantire la frequenza scolastica ai propri figli. Dodici famiglie, però, hanno scelto di presentare ricorso.

Condividi: Facebook Linkedin Twitter email Stampa