Una "badante" in classe?
Col nuovo anno scolastico le famiglie dovranno assumere direttamente l'assistente alla comunicazione per i figli con disabilità. La Provincia si limiterà a erogare un contributo. Una decisione che solleva perplessità.
Assumere l'assistente alla comunicazione che dovrà seguire la figlia durante le ore di lezione con le stesse modalità di una colf o una badante. È questa la proposta presentata dal Comune di Meda a Renato Dassi, presidente dell'Associazione genitori Nostra Famiglia, e padre di una ragazza con disabilità che frequenta la scuola superiore. "Una proposta che ci ha lasciato di stucco - spiega Dassi -. Per il prossimo anno scolastico dovremo essere noi i datori di lavoro dell'assistente e la Provincia ci rimborserà le spese in base al monte ore che verrà assegnato a mia figlia".
Un sistema che, già a prima vista, suscita alcune perplessità da un punto di vista pratico e organizzativo. "Come posso io mandare un mio dipendente a lavorare all'interno di un'istituzione pubblica come la scuola? - si chiede Renato Dassi -. E come devo fare in caso di malattia? Rischiare che mia figlia resti per giorni o settimane senza assistenza?"
Ma le perplessità sono anche di ordine legale, come evidenzia l'avvocato Gaetano De Luca del Servizio legale di Ledha: "Ritengo che si tratti di una modalità assolutamente contraria ai principi legali che stanno alla base della fornitura di un servizio pubblico garantito dalla legge".
L'assistenza all'autonomia e alla comunicazione (assieme agli insegnanti di sostegno) rappresenta un servizio espressamente previsto dalla legge (art. 13 Legge 104.1992) e rappresenta un istituto fondamentale per garantire l'effettivo esercizio del diritto all'inclusione scolastica previsto dal nostro ordinamento giuridico.
“Se la normativa assegna ad un ente pubblico, in questo caso la Provincia, la titolarità del servizio, è l'ente pubblico che deve fornirlo e che ne rimane responsabile del procedimento di erogazione - commenta l'avvocato Gaetano De Luca -. Limitarsi a erogare un contributo e spogliarsi dell'organizzazione e della gestione del servizio affidandolo allo stesso titolare del diritto ad ottenerlo a mio parere costituisce un palese inadempimento dei propri dovere istituzionali".