Sala (Sel): "Vita indipendente, battaglia di civiltà"
Al centro del suo programma, il diritto delle persone con disabilità a vivere autonomamente la propria vita. Con una legge regionale ad hoc e finanziamenti alla legge 162.
Ida Angela Sala è candidata nelle liste di Sinistra ecologia e libertà (Sel) nel collegio elettorale di Como e Provincia. Da quasi vent'anni è attiva in ENIL Italia (European Network on Independent Living - la rete europea per la vita indipendente) ha anche contribuito a fondare e ad animare per 12 anni il Comitato lombardo per la Vita Indipendente delle persone con disabilità.
1.In politica si sale o si scende? Ancora una volta in prima linea, perché?
Se proprio devo utilizzare queste metafore preferisco salire, cioè elevare il modo di concepire le persone e i loro diritti. Ma in politica non si sale e non si scende, si fa: è l'arte di fare delle scelte per la collettività.
2. Come mai ha scelto di candidarsi nelle liste di SEL?
È la seconda volta che mi candido per SEL e del resto sono sempre stata di sinistra. In realtà me l'hanno chiesto e ho accettato ben volentieri perché so che a loro interessa quello che io propongo da ormai vent'anni, cioè il diritto a una vita indipendente per le persone con disabilità, cosa che mi commuove e mi esalta perché mi dà speranza che qualcosa stia cambiando nel nostro tessuto culturale. Alcune e alcuni di loro sono amici di lunga data: da loro mi sento rispettata (quando mi presentano parlano di me come di quella che ha insegnato loro cos'è la vita indipendente) non usata per fini puramente elettorali. Anche se non posso dire di essere stata voluta da altri partiti, perciò, a maggior ragione, SEL è il mio partito naturale.
3. Il suo programma elettorale spazia su diversi punti ma in particolare si sofferma sul rispetto dei diritti umani: riforma del welfare e il diritto all'istruzione; la mobilità e l'accessibilità per tutti, il lavoro. Se dovesse riassumerlo in poche parole chiave, quali sceglierebbe?
Sinistra Ecologia (attenzione, è fondamentale) Libertà.
4. Parlando di disabilità, quali sono le priorità da aggredire?
È necessario finanziare la 162/98 perché c'è gente che non ha più potuto pagarsi l'assistenza personale. Questa è la priorità che la Regione deve mettere in evidenza ai Comuni e poi occorre estendere ad altre patologie i contributi per il caregiver che oggi sono destinati soltanto ad alcune patologie, oggi ne beneficiano soltanto alcune malattie del motoneurone.
5. Nel concreto, quali provvedimenti vorrebbe portare a casa entro i primi cento giorni?
Vorrei che si elaborasse un testo di legge per garantire il diritto a una vita indipendente alle persone con disabilità che ne facciano richiesta su tutto il territorio lombardo. È dal 2000 che lo chiediamo inascoltati. Ovviamente perché possa funzionare ci vogliono anche dei finanziamenti, ma sono convinta che si possono trovare riequilibrando i costi dell'assistenza che oggi vengono per lo più assorbiti da interventi sanitari quando invece servirebbero azioni di tipo socio-assistenziale.
6. Uno dei temi che più stanno a cuore alle associazioni di persone con disabilità e ai loro familiari è la vita indipendente, diritto sancito dalla legge 162/98 che però spesso viene disattesa. Cosa può fare la Regione?
Tanto per cominciare dare delle direttive più chiare, i Comuni non chiedono altro, poi emanare una legge per regolamentare il diritto alla vita indipendente, come ho già detto, che preveda finanziamenti indiretti (cioè dati a coloro, persone con disabilità o loro familiari) che intendono assumere gli/le proprie/i assistenti) per assumere personale di propria scelta. Questa è la cosa più urgente, ma ovviamente la vita indipendente non è fatta unicamente di questo: col tempo occorrerebbe una legge quadro, una specie di 104 regionale, che renda organico tutto quanto viene pensato in materia di disabilità. Come dicevo, la politica è l'arte di fare delle scelte e anche in questo caso bisogna darsi una direzione. La direzione è quella di rendere concreti di articoli 2 e 3 della costituzione italiana che parlano di doveri inderogabili di solidarietà, di rimuovere gli ostacoli di ordine economico che limitano libertà e uguaglianza, di pieno sviluppo della personalità.... Questo è il fondamento della vita indipendente intesa come autodeterminazione.
7. Altro tema caro ai genitori di persone con disabilità è il "dopo di noi". In che modo è possibile dare risposte concrete al bisogno di queste famiglie? Ci sono esperienze pilota (regionali, ma non solo) che sarebbe possibile replicare?
Penso che la figura dell'amministratore di sostegno sia quella che porta nella direzione giusta e che permetterà anche alle persone con disabilità psichica o con diverse disabilità o con gravi problemi sanitari di potersi autogestire, sempre che lo vogliano. L'importante è che il tema della disabilità non venga considerato un problema di chi ce l'ha, perché in realtà è un problema della collettività, non solo perché la collettività dovrebbe accollarsene i costi, ma anche perché a chiunque può capitare direttamente o indirettamente di averci a che fare.
8. Complice la crisi economica, le persone con disabilità faticano ancora di più a trovare lavoro: sempre più aziende preferiscono pagare una multa per essere esentati dall'obbligo di assunzione previsto dalla legge 68. Regione Lombardia gestisce il Fondo per l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità e quest'anno ha stanziato 35 milioni di euro per questo scopo. In che modo investire queste risorse? E il sistema delle doti può essere ancora una risposta al problema oppure si tratta di uno strumento da rivedere?
Purtroppo non ho avuto esperienza diretta di tentativi di inserimento lavorativo, perciò quello che dirò sarà sicuramente lacunoso. Ci sono persone con disabilità che sanno lavorare meglio di quelle cosiddette "normali", io ne conosco alcune anche molto coscienziose e capaci, rimaste senza lavoro ormai stanche di cercarlo. Penso che anche in questo settore le persone con disabilità si scontrano con l'ignoranza, un'ignoranza antropologica, non parlo di quella scolastica visto che anche la scuola spesso trasmette pregiudizi ed emarginazione (esempio non ho mai capito perché l'insegnante di sostegno non sostiene la classe anziché l'individuo, marcandone così la differenza). Oggi poi c'è anche la paura che la crisi ha portato con sé e che porta gli imprenditori a chiudere o a scappare all'estero. Bisogna che i comuni e i sindacati facciano leva su chi è coraggioso e ottimista, su chi ama la sua terra, la comunità dove vive, e bisogna proporre attività nuove, innovative, utili e non dannose, basta produrre solo perché calano e consumi e aumenta la depressione.
9. Una delle sfide più impegnative per la prossima giunta regionale sarà la riforma del welfare. Se sarà eletto in consiglio, quali saranno i suoi capisaldi su questo tema?
Credo di avere già risposto nei punti precedenti.
10.Perché le persone con disabilità dovrebbero votarla.
Perché in materia di vita indipendente sono radicale e non toglierei mai niente a loro per concederlo a forme organizzative che sottraggono ai diretti interessati la sovranità sulla loro vita.
11. Perché le persone non-disabili dovrebbero votarla.
Perché la battaglia per la vita indipendente è una battaglia di civiltà, di trasparenza, perché l'assistenza personale autogestita (anche da un genitore o da un amministratore di sostegno) riduce gli sprechi e i costi, perché produce posti di lavoro (gli/le assistenti personali che sono anche consumatori e contribuenti), perché libera le famiglie dall'onere dell'assistenza che permette loro di intraprendere nuove attività, insomma perché libera energie e felicità che, si sa, contagiano!