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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio notizie

23/11/2012

La Regione detta le regole sociosanitarie. Un commento dal punto di vista della disabilità

Il 26 ottobre la Giunta Regionale ha approvato gli indirizzi di programmazione sanitaria e sociosanitaria per il 2013. Atti che, se attuati, andranno ad incidere sull’attuale organizzazione del modello di welfare regionale.

Nella seduta del 26 ottobre la Giunta regionale ha approvato, prima dello scioglimento del Consiglio regionale, un ampio numero di delibere, tra cui la dgr 4334 che detta gli indirizzi di programmazione sanitaria e sociosanitaria per il prossimo anno.  Si tratta di un atto di grande importanza perché le attività delle 15 Asl lombarde saranno realizzate, nel corso del prossimo anno,  in base a queste indicazioni.
Come è noto una parte significativa dei servizi, e dei relativi finanziamenti, che si rivolgono alle persone con disabilità fanno riferimento al fondo sociosanitario e, quindi, la loro regolazione ed il loro funzionamento dipende anche dalle indicazioni presenti in questo atto.

Nell'allegato 3, dedicato appunto agli Indirizzi di programmazione sociosanitaria per l'anno 2013, dopo un richiamo al processo complessivo di riforma del welfare ("Patto per il nuovowelfare") vengono presentati i punti di attenzione, ovvero:

La delibera dà per scontato l'avvio del processo di riforma, indipendentemente dalle reazioni ai propositi della Regione e dalle contingenze politiche. Ricordiamo come la prima proposta di Patto per il welfare sollevò una serie di critiche ed osservazioni che generarono numerosi contributi scritti, ribaditi in modo trasversale dalle organizzazioni di terzo settore,  parti sociali e rappresentanti di enti locali nel corso della serie di incontri svolti dall'ex Assessore Boscagli sia a livello centrale che territoriale. La nuova versione del Patto per il welfare, approvata nella stessa seduta di Giunta ed  esito di questo processo, non ha avuto ancora quindi occasione di essere analizzata e dibattuta.

Non è un caso che, proprio in questi giorni, ANCI, Forum Terzo Settore Lombardia abbiano inviato una lettera a firma congiunta al nuovo Assessore Pellegrini (si veda allegato), invitandola a non assumere provvedimenti che inducessero, per via amministrativa, una riforma sostanziale del sistema. Una preoccupazione non infondata dato che una parte delle "regole"  indicate saranno attuate da provvedimenti in capo alla Direzione Generale, e quindi anche potenzialmente in tempi brevi, mentre per altre sono previste Delibere di Giunta che, invia teorica, potranno comunque essere assunte anche in questo regime di "ordinaria amministrazione" che precede le elezioni.

 Al di là delle questioni di metodo e di opportunità, è importante guardare anche ad alcune delle azioni specifiche, suddivise per paragrafi, previste dalla delibera che possono interessare da vicino le persone con disabilità.

ORGANIZZAZIONE E PERSONALE -  Gli obiettivi di questa azione sono prevalentemente  in campo economico ed organizzativo: si parla di razionalizzazione organizzativa, semplificazione e ottimizzazione dei servizi .
E' in questo paragrafo che  si stabilisce che la funzione di presa in carico sia  in capo alle Asl.

 "Le Asl dovranno porre particolare cura alla propria strutturazione su base territoriale per fornire ai cittadini ed alle famiglie risposte adeguate alle loro esigenze, attraverso un'efficace presa in carico integrata della persona".

 Nel valutare questo passaggio bisogna tenere conto che la funzione di presa in carico è stata, nell'implementazione del cosiddetto modello di welfare lombardo, sacrificata a vantaggio dei dispositivi volti a permettere la "libertà di scelta" da parte della famiglia e della persona.

 Ci si aspetterebbe che, di fronte ad una novità così rilevante,  la rivalutazione di questa funziona pubblica venisse, almeno per sommi capi, argomentata e descritta. Non viene invece specificato quali saranno le strutture che gestiranno questa funzione, con quali risorse, umane ed economiche, con quali obiettivi. Non si affronta il tema della relazione con i Comuni, a cui costituzionalmente spetta questo compito. Non si comprende a che tipo di presa in carico si faccia riferimento, se e con quale funzioni rispetto all'accesso ed alla regolazione dei servizi. Non vengono indicati, neanche a grandi linee, tempi e modi di implementazione di questo ambizioso obiettivo. Il lavoro di attuazione sembra tutto demandato alle Asl con il rischio e la probabilità che assisteremo alla progettazione e realizzazione di realtà molto diverse fra loro, sia per modalità di accesso che di funzionamento.

 C'è un secondo passaggio in questo paragrafo che cattura l'attenzione: si trova un richiamo molto chiaro alla ridefinizione dei distretti sociosanitari "valutando dove possibile l'accorpamento dei livelli di programmazione territoriale sociale".

 Anche in questo caso stupisce che una intenzione così "rivoluzionaria" non sia presentata con un minimo di dettaglio e non sia esplicitamente prevista un'attività di concertazione con i Comuni coinvolti ma anche con le realtà sociali che da più di dieci anni hanno partecipato all'elaborazione dei Piani di zona, dedicandovi  tempo, competenze, passione ed energia.

ANALISI COSTI STANDARD - Si tratta di una azione che da tempo la Giunta regionale prevede di intraprendere per "mettere ordine" in un mercato dei servizi sociosanitari e socio assistenziale molto variegato, forse più sul profilo dei costi che su quello delle prestazioni. La traduzione in questo atto programmatico di questa intenzione è di lavorare al fine di  definire il costo per i "servizi base" (quelli inclusi nella retta) da distinguere dai "servizi aggiuntivi" che saranno fatturati all'assistito. Da questo punto di vista (razionalizzazione del sistema dal punto di vista dei costi) si tratta di una previsione che non può che, inevitabilmente,  preoccupare le persone che frequentano e vivono all'interno di queste strutture ed i loro familiari. E' infatti molto difficile individuare nell'attuale offerta degli enti gestori dei servizi non essenziali;  il timore è quindi che si vadano a creare le condizioni per aumentare nel breve periodo le richieste di partecipazione al costo dei servizi e  per creare, nel tempo,  una forte differenziazione tra unità d'offerta "per ricchi" e quella "per poveri".
C'è poi un altro profilo che andrebbe analizzato e discusso, riferito al rapporto tra servizio-base e criteri di appropriatezza che quel servizio base deve esprimere in relazione alle finalità stesse del servizio. Per capirsi: se si dice che un servizio per persone con disabilità è finalizzato all'inclusione sociale è ragionevole aspettarsi che le attività (e quindi i costi) di un tale servizio possano essere diversi dalle attività (e quindi ai costi) di un servizio prevalentemente orientato all'assistenza. La definizione di questo passaggio è previsto con un successivo atto delle Giunta per cui non si prevede, almeno in questo documento, alcun momento di confronto pubblico piuttosto che la concertazione sia con gli enti gestori che con le associazioni di rappresentanza delle persone coinvolte. Un confronto che invece sarebbe del tutto auspicabile, per le ragioni qui esposte, anche in relazione a quanto disposto dalla L.R. 2/2012 relativamente al finanziamento, da parte del fondo sanitario regionale, delle prestazioni sociosanitarie che sarà calibrato anche in base alla condizione economica del richiedente. E' evidente insomma che l'effetto combinato della definizione dei costi standard e della probabile riduzione del finanziamento regionale (con aggravio di costi a carico dei cittadini) assume rilevanza sociale di primo piano.

 In tal senso, ripetiamo, l'auspicio è che sull'intera materia vi sia un reale coinvolgimento e confronto con le Associazioni.

 L'allegato 3 affronta anche altre questioni rilevanti per il futuro assetto del welfare sociosanitario e socio assistenziale, come il prolungamento delle azioni sperimentali anche di valutazione del bisogno, il piano di controllo dell'appropriatezza degli interventi e importanti provvedimenti riguardanti le RSA e l'attività di comunicazione.

Rileviamo  come i temi cari al mondo associativo - la definizione puntuale del processi di presa incarico, il sostegno alla vita indipendente ed all'inclusione sociale, la sperimentazione di livelli essenziali di assistenza - non vengono affrontati o comunque non sono al centro dell'attenzione e della tensione delle istituzioni regionali. 

 Si tratta nel complesso di provvedimenti che possono essere ancora letti nella logica interna della Regione di avviare una riforma del welfare basata fondamentale sull'introduzione di dote welfare e sull'allargamento della competizione tra soggetti gestori, tenendo sotto controllo il budget.  Una previsione che non sembra tenere conto dell'esito della consultazione sui principi che debba seguire la riforma del welfare lombardo con una forte radicalizzazione di una logica regionalista e centralista, come dimostra il fatto che in nessun passaggio dell'Allegato 3 sono mai neanche  nominati i comuni piuttosto che il terzo settore o altre componenti della società civile.

 

A cura di Giovanni Merlo, Laura Abet e Marco Faini

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