Non ha l'assistenza, ragazzo con disabilità sospeso da scuola
E' successo a un quindicenne affetto da autismo. La scuola, un istituto professionale, non ha l'insegnante di sostegno e l'assistente “ad personam” è presente solo per poche ore. Ledha: “La scuola lo deve assistere”.
Sospeso da scuola perché non ha un'assistenza adeguata. È successo a Matteo (nome di fantasia), un ragazzo con disabilità che lo scorso 14 settembre è stato allontanato dal Centro IAL dove frequentava il primo anno del corso professionale "Operatore delle lavorazioni artistiche - Decorazione degli oggetti". Un istituto che, tra l'altro, offre corsi personalizzati per i ragazzi con disabilità.
Un duro colpo per la famiglia che si era rivolta a questo istituto proprio per avere la certezza che Matteo, che ha 15 anni e soffre di autismo, venisse adeguatamente seguito. "Al momento dell'iscrizione eravamo stati rassicurati sul fatto che ci sarebbero sempre stati in classe due insegnanti e un educatore part-time che avrebbe dovuto seguire solo mio figlio - spiega Angela, la mamma -. In realtà così non è stato". E così, dopo soli tre giorni di scuola, i genitori di Matteo hanno ricevuto una lettera con cui l'istituto scolastico, di fatto, sospendeva il ragazzo.
Per poter stare in classe, Matteo ha bisogno sia di un insegnante di sostegno (che deve essere fornito dall'istituto) sia di un assistente all'autonomia e alla comunicazione (il cosiddetto "assistente ad personam", che deve essere fornito dall'ente locale). Queste figure però non ci sono. Il direttore del Centro, in una lettera inviata ai genitori, ha fatto presente che l'insufficiente numero di insegnanti (a causa delle poche risorse assegnate dalla Regione) e le poche di ore di sostegno "ad personam" fornite dal Comune sono alla base dell'impossibilità di gestire il ragazzo.
Ma la mancanza di risorse non giustifica però la decisione della scuola. Secondo l'avvocato Gaetano De Luca, del servizio legale di Ledha, si tratta di situazioni molto diffuse nel settore della formazione professionale. "Dove si ritiene, erroneamente, che non sia applicabile la normativa sull'inclusione scolastica e che quindi i ragazzi non abbiano diritto a figure di supporto - spiega -. In realtà la normativa antidiscriminatoria impone alle istituzioni di formazione professionale di fornire tutti i supporti necessari a consentire il diritto allo studio".
Sulla base di questi principi, il servizio legale di Ledha ha inviato all'istituto scolastico una diffida per bloccare la sospensione di Matteo. "Abbiamo avuto un incontro con i dirigenti e la neuropsichiatra - spiega Angela -. Il Comune si è impegnato a fornire alcune ore in più di assistenza a Matteo". Ma il compromesso è ancora troppo basso e dalla scuola non ci sono stati nuovi interventi a favore del ragazzo. "Per questo primo mese potrà frequentare solo sei ore a settimana - racconta la mamma -. Nella speranza che Matteo riesca ad adattarsi un po' al nuovo ambiente". La situazione è particolarmente delicata anche perché Matteo deve ancora assolvere l'obbligo scolastico.
Ilaria Sesana