“Racconti di vita indipendente”
Di fronte ai tagli, tanti Comuni lombardi hanno bloccato i progetti di vita indipendente, mettendo in pericolo l'autonomia di tante persone. “Ma le persone non possono stare in stand by”, avverte Marco Rasconi di Ledha.
"Vivo sola dal 2004. In precedenza ero stata in un istituto per sei anni e per altri venti in una comunità autogestita. La vita indipendente è un'esperienza interessante e di sicuro non vorrei tornare indietro". Ida Sala, 57 anni, si allontana per un momento dal suo pc. Grazie ai comandi vocali riesce a navigare su internet, mandare mail e tenere le fila delle sue tante attività. Consigliere di Enil Italia (European network on indipendent living), partecipa alla vita politica di Como (alle ultime elezioni amministrative si è candidata in una lista civica, ndr) e svolge attività di volontariato.
Vita indipendente, per Ida, significa proprio questo: "Poter impostare la mia vita come voglio. Ma non faccio niente di speciale - minimizza -. Andrei più spesso al cinema, ma è una delle cose che ho scelto di tagliare per risparmiare".
Perché tutto questo ha un costo: 34mila euro nel 2011. Soldi necessari a pagare un'assistente personale che vive con Ida, nel suo appartamento alla periferia di Como, e due che si alternano nei fine settimana. "Comune e il piano di zona me ne hanno dati 28mila", spiega. Ma per il 2012 le prospettive sono incerte. Il cambio di giunta in riva al Lario, infatti, ha fatto slittare l'approvazione del bilancio e di conseguenza lo stanziamento dei fondi per i progetti di vita indipendente: "Ho ricevuto l'ultima tranche a marzo, sembra che fino a settembre i soldi non ci saranno", commenta.
Del resto la crisi e i tagli al sociale stanno mettendo in seria difficoltà i Comuni della Lombardia. L'azzeramento del Fondo per la non autosufficienza, la riduzione del Fondo nazionale politiche sociali e la riduzione del Fondo sociale regionale hanno ridotto di circa 100 milioni di euro le risorse a disposizione dei Comuni per le politiche sociali. "Il tagli ai fondi sociali ha inciso in maniera drastica sui progetti per la vita indipendente - spiega Marco Rasconi, presidente di Ledha Milano e responsabile del Centro per la vita indipendente -. Di fronte ai tagli, i Comuni tendono a stare immobili, ma le vite delle persone non possono stare in stand by".
Elisa Vavassori, 31 anni, non può e non vuole più aspettare. Vive a Carugate, coni genitori, ma ha comprato casa con il suo fidanzato e vorrebbe andare a vivere con lui. "Per me è arrivato il momento di staccarmi dalla mia famiglia per crearne una mia", racconta. Ma al momento la giovane coppia non può progettare nulla: "Paghiamo il mutuo e tutto, ma finché non avrò una persona che mi assiste non potremo trasferirci", conclude Elisa.
Il progetto di vita indipendente elaborato dalla ragazza prevede un'assistenza di 7-8 ore giornaliere per l'ammontare di 17mila euro all'anno. Dal Comune di Carugate però, sono arrivate solo risposte negative. L'amministrazione spiega che, non essendoci i fondi per la legge 162/98, è impossibile finanziare il progetto di vita indipendente di Elisa. Di fronte alla proposta di finanziare il progetto con fondi propri (come già fanno alcuni Comuni), il sindaco Umberto Gravina risponde che questo non è possibile "per non creare un precedente".
L'allarme sui fondi per la non autosufficienza riguarda tutto il territorio lombardo. Quest'anno i dodici comuni del Consorzio sociale pavese hanno ricevuto poco meno di 800mila euro dalla Regione per assistenza domiciliari, asili nido e centri diurni disabili. Con un taglio di 1,5 milioni in due anni. Le prime vittime di questi tagli, sono stati i progetti di vita indipendente.
"Già a febbraio 2011, durante una riunione per la presentazione del piano di zona ci era stato preannunciato che la prospettiva per il 2012 era l'azzeramento del fondo per la 162. E quindi nessun progetto sarebbe stato finanziato", spiega Katia Pietra, 48 anni e referente del Coordinamento pavese problemi dell'handicap.
Simile la situazione nel milanese. "Nell'ambito del piano di zona di Vimercate non abbiamo più risorse da investire nel settore delle non autosufficienze -spiega una referente dell'ufficio di piano-. Man mano che si esauriranno i progetti in corso non andremo più a rifinanziarli. Per l'anno in corso siamo coperti, ma poi scatterà l'emergenza". Si stima che 60-70 famiglie di persone con disabilità o anziani non autosufficienti si troveranno privi di assistenza.
"Io vivo con mia madre ed entrambe siamo completamente dipendenti da altre persone. L'angoscia è non sapere fino a quando potremo resistere - spiega Katia Pietra -. L'alternativa alla vita indipendente? Lo smembramento della mia famiglia: sarebbe difficile trovare una residenza dove io e mia madre possiamo vivere assieme". Senza contare che, con l'istituzionalizzazione, Katia dovrebbe lasciare la sua casa, smettere di giocare a hockey in carrozzina, interrompere le attività in associazione e perderebbe la possibilità di lavorare. "Vita indipendente invece è la base per essere parte attiva della società civile -conclude -. Non solo chiedendo aiuto, ma dando attivamente il nostro contributo. È per questo che cerchiamo con tutte le forze di diffondere questo modello".
Nell'ambito della campagna "No ai tagli! Sì alla vita indipendente e all'inclusione nella società" Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) ha voluto raccogliere e divulgare le testimonianze di quattro persone con disabilità per raccontare una quotidianità sconosciuta a tanti, persone comuni e istituzioni. È nato così il reportage "Racconti di vita indipendente", visibile all'interno della sezione Videoinchieste.