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Persone con disabilità

A cura di Ledha

Archivio notizie

05/10/2011

Parchi giochi, via libera alle persone down. Ma non (ancora) dappertutto

Firmato un protocollo di intesa tra Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Persone con Sindrome di Down e i gestori dei parchi divertimenti: aderiscono il Minitalia, lo Zoomarine e l’Acqualandia. Silenzio da Gardaland.

Niente più discriminazioni nei parchi divertimenti italiani per gli ospiti con sindrome di Down. O quanto meno in quei parchi - sono tre - che hanno condiviso e firmato il "Protocollo C+1 Entertainment" predisposto dal CoorDown dopo un anno di lavoro e di confronto con i principali parchi italiani, i costruttori delle attrazioni e le Prefetture e i Vigili del Fuoco, responsabili della sicurezza delle strutture. Le regole base del protocollo riguardano: informazioni comprensibili e visibili, via libera alle persone con sindrome di Down con eccezioni previste solo in casi estremi, gestori sollevati dalla responsabilità di aver consentito l'accesso alle attrazioni in caso di incidenti, consenso informato e copertura assicurativa.

Al Minitalia Leolandia di Bergamo, allo Zoomarine di Torvaianica (Roma) e all'Aqualandia di Jesolo non si ripeteranno più le scene quanto meno antipatiche e sgradevoli di persone con sindrome di Down invitate dallo staff ad allontanarsi da una o più attrazioni, a priori a loro "vietate" per motivi di sicurezza. Episodi che nel corso degli ultimi anni sono stati segnalati in molti parchi, ad iniziare da Gardaland, la struttura che da questo punto di vista si è dimostrata nel corso del tempo la più severa: sollecitata a formulare un orientamento sul Protocollo approvato, Gardaland al momento non esprime nessuna posizione ufficiale, confermandosi un vero osso duro. Altrove invece il Protocollo ha fatto breccia: oltre alla firma dei tre Parchi menzionati, altre strutture - affermano al CoorDown - si sono rese disponibili ad attuarlo in forma spontanea. E subito, già domenica prossima, 2 ottobre, al parco Minitalia Leolandia andrà in scena la prima applicazione assoluta del protocollo d'intesa C+1, così da poterne verificare gli aspetti e trarre eventuali considerazioni procedurali e di merito: protagonisti saranno oltre 200 persone fra ragazzi, accompagnatori e famiglie, coordinati da tre associazioni, l'Aipd di Bergamo, l'Agpd di Milano e il Dadi di Padova.

In breve, il Protocollo parte da due assunti-base: da un lato non c'è alcuna evidenza che le persone con sindrome di Down abbiano comportamenti o reazioni in misura diversa dalla maggioranza degli altri ospiti dei parchi di divertimenti, dall'altro i rischi connessi all'utilizzo delle strutture anche da parte delle persone con sindrome di Down possono trovare copertura assicurativa sul mercato. I gestori insomma sono coperti in caso di incidenti. Insomma, l'esclusione preventiva degli ospiti con sindrome di Down non ha diritto di cittadinanza. Ecco allora che il testo approvato prevede sempre il via libera alle attrazioni per le persone con sindrome di Down accompagnate da un adulto che sia stato informato su rischi e limitazioni e che abbia firmato una dichiarazione di responsabilità. Via libera anche a chi non è accompagnato: se si tratta di persone maggiorenne con sindrome di Down le informazioni e le regole saranno spiegate direttamente a lui, se si tratta di persona minorenne sarà sufficiente consegnare il modello di dichiarazione di responsabilità firmata da un adulto. In ogni caso, l'accesso all'attrazione può venire impedito solo se la persona maggiorenne non accompagnata, dopo aver ricevuto le informazioni, appaia "visibilmente incapace di comprenderne il senso e di fornire ogni indicazione sullo stato di salute fisica". In questo caso, e solo in questo caso, potrà essere "inibito l'accesso alle attrazioni ritenute per regolamento controindicate in presenza di patologie fisiche". Ma attenzione, perché se dal colloquio appare che l'unica controindicazione all'uso dell'attrazione può derivare "dal pericolo di comportamenti che possano esporre la persona con sindrome di Down a pericolo per sé o per gli altri, questi sarà accompagnata sull'attrazione da un operatore". In tutti gli altri casi, viene rimarcato, "sarà consentito l'accesso alle attrazioni in condizioni di parità con gli altri ospiti".

Sul versante delle assicurazioni per i gestori dei Parchi, il protocollo prevede che "qualora esso sia stato applicato, il gestore non è ritenuto responsabile, per il solo fatto di aver consentito l'accesso alle attrazioni alle persone con sindrome di Down, del comportamento o di eventuali incidenti che possono accadere durante l'uso dell'attrazione, o qualora non vengano rispettate le indicazioni fornite dal gestore o dal personale nella gestione delle emergenze ed evacuazione. Un principio che, viene sottolineato, dovrebbe essere formalmente riconosciuto anche a livello legislativo. Il protocollo ha validità fino al 31 dicembre 2011 ed è previsto che venga rivisto alla luce dei risultati ottenuti in questo arco di tempo.

In merito a questo delicato argomento, interviene l' AGPD (Associazione Genitori Persone con Sindrome di Down).
"Finalmente ci si può divertire al parco divertimenti: in totale libertà e sicurezza. Questo il motto della giornata a Leolandia grazie all'impegno di Coordown e dei Parchi. Con una partecipazione attiva dei ragazzi con sindrome di Down nel fruire i divertimenti e per segnalare cosa vada bene e cosa sia da migliorare. Le attenzioni e la delicatezza delle parti in causa hanno fatto sì che la competenza e la normativa andassero di pari passo con la logica e il diritto. Ragazzi finalmente protagonisti, famiglie orgogliose e serene di essere e vivere in totale tranquillità una giornata all'aria aperta con i loro figli. La sicurezza e la competenza del Parco hanno fatto sì che con attenzione vigile, ma mai invadente, venisse seguito lo svolgersi dell'utilizzo delle tante attrazioni senza imporre percorsi prestabiliti o preferenziali che avrebbero potuto inficiare il risultato dell'osservazione. Tutti quanti in coda, mescolati agli altri come è normale che sia in una domenica di bel sole, a godersi vertigini e accelerazioni, risate e schizzi, panini e gelati, un po' di ombra e di relax.
Il parco ha sempre accolto i suoi ospiti senza farne mai di seria A e di serie B, mettendo tutti a proprio agio e a tutti raccomandando come si usa vivere e rispettare il parco e il divertimento. Un insegnamento che deve fare scuola e non intimorire addetti ai lavori non capaci di andare oltre ai pregiudizi. Un test importante velato dal gioco come deve essere, rispettoso di persone e cose, di leggi e dell'ordine naturale che a volte un vivere sociale preconcetto e superficiale sembra invece voler sovvertire.
Con semplicità Coordown e Leolandia stanno invece dimostrando che divertirsi ad un parco giochi sia vero e migliorabile per tutti, non solo per chi abbia una sindrome. Per cui ben venga questo protocollo e che sia lo strumento affinchè non si debba più assistere a rifiuti incondizionati lesivi solo della dignità della persona e atti di discriminazione basata solo su tratti somatici
."

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