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Persone con disabilità

A cura di Ledha

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15/04/2010

La paura del “diverso”

In occasione della VI settimana nazionale di azione contro il razzismo, in data 15 e 16 marzo 2010 si è tenuta a Milano, una conferenza internazionale dal titolo “Paure del diverso. L’Europa e i diritti fondamentali”.

Oggetto degli interventi che si sono susseguiti nel corso delle due giornate, è stata la paura del diverso, ossia il timore di ciò che è distinto per razza, genere, provenienza, cultura, religione.
Numerose dichiarazioni e convenzioni internazionali mirano da sempre a garantire uguaglianza formale e sostanziale di tutti gli uomini davanti alla legge, tutelando i singoli contro violenze e brutalità poste in essere da altri individui.
Sin dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, è stato riconosciuto che ad ogni individuo spettano i diritti e le libertà fondamentali enunciati nella Dichiarazione stessa, senza distinzione alcuna.


I principi di uguaglianza e di non discriminazione hanno, infatti, da sempre costituito i principi cardine dell'ordinamento internazionale.
La Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e la più recente Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea proibiscono qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.


Con particolare riferimento all'handicap, l'art. 5 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità obbliga gli Stati Parti a vietare ogni forma di discriminazione fondata sulla disabilità e a garantire alle persone con disabilità uguale ed effettiva protezione giuridica contro ogni discriminazione, qualunque ne sia il fondamento.
Anche a livello interno è ribadito il divieto di discriminazione. La Costituzione italiana, infatti, dedica alla discriminazione i suoi primi articoli, impegnando lo Stato a rimuovere gli ostacoli di natura culturale o sociale che la originano.
Tuttavia, nonostante l'esistenza di convenzioni e trattati internazionali e di disposizioni legislative nazionali che riconoscono l'uguaglianza di tutte le persone di fronte e secondo la legge, la paura dell'altro, quale sentimento innato e proprio di ciascun essere umano, si trasforma spesso in intolleranza, prevaricazione e discriminazione del diverso.
"Diverso" è talvolta considerato lo straniero, differente per razza, lingua, cultura o religione; il portatore di handicap, nei confronti del quale si sviluppano atteggiamenti contrastanti che vanno da comprensione e solidarietà a disagio e rifiuto; l'omosessuale, che sembra contravvenire ad un ordine naturale; chi ha opinioni o convinzioni personali differenti; chi non segue consuetudini prestabilite.


La diversità provoca, interroga e mette in discussione le più profonde certezze di ognuno. Di fatto, essa suscita paura, disagio e diffidenza, in quanto impone un distacco da se stessi per confrontarsi con l'altro e tale distacco viene spesso percepito come una perdita di parte della propria identità.
Nella diversità e nelle differenze si vede, spesso, solo un ostacolo, un impedimento, un rischio, quasi una minaccia per il proprio modo di essere e la propria sopravvivenza.
Dalla paura derivano allora emarginazione e pregiudizio: esclusione di ciò che si allontana in qualche modo da quella che è generalmente concepita come la "normalità", e preconcetto rispetto a qualcosa che, a causa del timore, non si conosce direttamente. Spesso, infatti, si fugge da ciò che si teme e da ciò che appare differente in quanto ignoto.
Per ridurre e superare la paura del diverso è pertanto necessario conoscerlo di più, attraverso informazione, cultura e abbattimento di luoghi comuni.
La conoscenza, infatti, genera coscienza ed è proprio questa che permette di superare timori e pregiudizi.


Conoscere l'altro, riconoscerlo e accoglierlo, significa mettere in discussione i propri schemi e le proprie convinzioni, esponendosi a potenziale alterazione, ma traendo da questo confronto un arricchimento per la propria identità.

 

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