Barriere architettoniche: LEDHA risponde alle richieste di aiuto
Sono innumerevoli le richieste che giungono da tutta la Lombardia per segnalare strutture sportive e di spettacolo, trasporti non accessibili.
"Mio marito è invalido, malato di sclerosi multipla - ci scrive una signora di Monza - Prima di recarci in qualsiasi struttura ci preoccupiamo, solitamente, di far presente il problema e di accertarci che sia possibile accedervi.
Questa richiesta è stata fatta anche al Palasharp per assistere allo spettacolo Holiday on ice. Al nostro arrivo ci rendiamo conto che i parcheggi riservati a persone con disabilità sono lontani dall'ingresso [...] ma il peggio arriva al momento di recarsi al bagno. I Servizi igenici per persone con disabilità (peraltro molto sporchi), si trovano infatti all'esterno della struttura. Per arrivarci è stato infatti necessario affrontare una ripida discesa e relativa salita in balia del gran freddo (per fortuna almeno la pioggia ci ha risparmiato). Percorso che ho affrontato, fortunatamente, aiutata da due poliziotti di guardia che ancora ringrazio. Mi chiedo come nel 2010 essere sottoposti ad un simile disagio possa avere un senso. Mio marito, come ogni altra persona con disabilità, penso abbia il diritto di passare una serata come ogni altra persona "normale" senza dover subire umiliazioni personali".
"Quasi tutti i luoghi di sport e di spettacolo milanesi sono edifici vecchi,
se non addirittura obsoleti - commenta Franco Bomprezzi, portavoce LEDHA - Nessuna ristrutturazione è mai stata fatta per davvero negli ultimi anni, e perciò gli unici servizi per le persone con disabilità risalgono almeno a due decenni orsono, e si vede. Conosciamo bene la situazione del palasharp, un palazzetto nel quale l'unica cosa che cambia è il nome dello sponsor.
La distanza del parcheggio dal palazzetto sinceramente non mi sembra eccessiva, in un'area metropolitana, si tratta di un centinaio di metri, e il parking Atm di Lampugnano è invece una struttura coperta, protetta, illuminata, con numerosi posti riservati alle vetture con contrassegno disabili.
Il nodo vero è la qualità dei servizi all'interno del palasport, e qui sicuramente occorre assumere iniziative adeguate nei confronti di chi gestisce la struttura in convenzione".
"Vi scrivo per chiedervi un suggerimento per affrontare l'ennesima questione sdegnosa- scrive invece Gina, sociologa disabile della Provincia di Ragusa - una sera mi sono recata nel famoso cineplex di Ragusa per assistere alla proiezione dell'ennesimo capolavoro di Tornatore. Nella sala in questione, però, l'unico posto riservato a persone con disabilità si trova in prima fila a due metri circa di distanza dallo schermo. Da tale posizione risulta impossibile guardare il film (anche per una persona normodotata figuriamoci per una persona con problemi al collo).
Per ovviare a tale orrore architettonico ho da un po' di tempo adottato una soluzione alternativa. Grazie ai miei amici, infatti scendo dalla mia carrozzina e mi sistemo su una poltrona normale (non senza abbondanti difficoltà e dolore atroce alle articolazioni).
Quella sera il personale del cineplex ha però bocciato anche la nostra soluzione alternativa obbligandomi ad occupare lo spazio riservato per "problemi di sicurezza. Per l'ennesima volta mi sono stata vista strappare la possibilità, la libertà, ma soprattutto il diritto e il piacere di godere di uno svago e di coltivare la più semplice tra le passioni. Inoltre dopo aver segnalato il problema alla direzione nessuno ci ha dimostrato un minimo di sensibilità e di attenzione".
Sono tanti i casi come questo che ci vengono segnalati ogni giorno da persone con disabilità. Analoghi problemi e casi di discriminazione sono ad esempio presenti presso il Multisala del Centro Sarca, o ad esempio presso il cinema Odeon di via Santa Radegonda. La storia di Gina è purtroppo uguale a quella di molte altre persone con disabilità.
"Siamo di fronte ad un classico caso di evidente discriminazione indiretta, ovvero un comportamento, una prassi (motivata da esigenze di sicurezza) rivolta alla generalità delle persone (c.d. comportamento neutro) che però di fatto mette una persona con disabilità in una situazione di particolare svantaggio: nel caso caso specifico l'effetto è quello di impedire di fatto pefino la partecipazione allo spettacolo - commenta l'Avvocato Gaetano De Luca, Servizio Legale Ledha - La normativa antidiscriminatoria (così come è stata sino ad ora interpretata dai Tribunali) però purtroppo prevede la possibilità che alcuni discriminazioni siano di fatto ritenute legittime se ricorrono delle c.d. cause di giustificazione. Nel caso specifico le esigenze di sicurezza sono state spesso utilizzate per giustificare delle chiare discriminazioni subite dalle persone con disabilità nei cinema.
"Sul punto è intervenuta perfino una sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto costituzionalmente corretto bilanciare il diritto a non essere trattati diversamente e quello alla sicurezza.
A mio parere si tratta di prese di posizioni guirisprudenziali - continua l'avvocato - che si basano su una inadeguata comprensione dei principi e dei valori che stanno alla base della tutela antidiscriminatoria delle persone con disabilità. In altre parole gli stessi magistrati (che sino ad ora si sono occupati di applicare la Lege 67/2006) non sono ancora adeguatamente preparati per dare una lettura ed interpretazione corretta delle recenti normative (comprese la convenzione dell'Onu). Non solo ... ma probabilmente manca il coraggio di prendere decisioni forti".
"Purtroppo dal punto di vista legale la persona che si trova ad essere impedita ad accedere ad un cinema come tutti gli altri non ha molte alternative se non quella di agire sul piano civilistico. Ciò perchè la normativa attualmente in vigore non prevede la rilevanza penale della discriminazione posta a danno di un disabile. E ciò contrariamente a quanto accade per la normativa antidiscriminatoria razziale.
Se ad esempio un bar rifiuta di dare un caffè ad un rom il titolare rischia di essere denunciato. Se un cinema rifiuta di dare un posto normale ad un disabile no.
Pertanto la persona con disabilità non ha nemmeno la possibilità di chiamare i carabinieri x la verbalizzazione della situazione, in quanto il fatto anche se fosse ritenuta una discriminazione ingiustificata, non costituirebbe un reato.
L'unica azione concretamente fattibile è quella di chiamare la polizia municipale per fare attestare la non possibilità di sedersi nei posti normali, in modo da racogliere degli elementi che possono servire per inoltrare al Comune una richiesta di applicazione della sanzione amministrativa prevista dall'art 23 comma 5° della Legge 104/1992
A Ferrara per il primo incontro di costituzione del Laboratorio sulla Legge Antidiscriminatoria, costituito da Anffas Nazionale e formato da un gruppo di Avvocati e Magistrati, tra i casi affrontati c'era proprio quello del cinema. Per ora abbiamo potuto solo mettere in evidenza come le esigenze di sicurezza costituiscono un limite difficilmente superabile (peraltro avvallato come dicevo dagli stessi Tribunali) anche attraverso il ricorso alla normativa antidiscriminatoria - conclude l'avvocato De Luca, ma sono sicuro che, con il diffondersi dei valori e dei principi alla base della Convenzione Onu, ci saranno presto delle sentenze più attente e favorevoli".