Le avventure di Mister Noir: La vendetta dell'uomo che non era mai nato
A Partire dal 19 febbraio verranno pubblicate ogni venerdì “Le Avventure di Mr. Noir”, il primo eroe/detective con disabilità della letteratura italiana, creato dallo scrittore Sergio Rilletti
Prologo
Il buio fagocitava il grassottello don Gianni mentre, ansimante, correva guardandosi alle spalle. Lui non vedeva e non udiva niente, ma qualcuno lo stava inseguendo: lo sentiva!
Correva, correva, correva; poi, si bloccò. Ora la presenza la percepiva di fronte.
Una voce roboante cominciò a farsi sentire, penetrandogli fin dentro il cuore. Si voltò, ma la voce sembrava riverberare da ogni parte sempre più forte.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
Ruotò su se stesso più volte, nel vano tentativo di trovare uno spiraglio in quella voce; poi, si fermò, con la testa rivolta all'insù e la bocca spalancata in un urlo muto: la lama di una spada, con la punta rivolta all'ingiù, gli stava piombando addosso.
Si svegliò di soprassalto. Col fiato corto, ruotò gli occhi da una parte all'altra.
Il caso Boncompagni
GIOVEDI' 4 OTTOBRE 2001
Erano le 9.45, e Consuelo Gomez girava per tutta la casa, trafelata. -- Non mi chieda niente, seňor. Tra poco avremo un ospite importante, lo sa?! --
Mister Noir, nel suo studio, aggrottò le sopracciglia. - Ma è proprio sicura di aver capito bene? --
-- Certo, seňor! Quando mai capisco male? --
Mister Noir chiuse gli occhi, trattenendosi dal rispondere.
Il campanello suonò. Consuelo andò ad aprire. Una ragazza castana, capelli lunghi fino alle spalle, e spumeggiate, la salutò. -- Buong... --
-- Buongiorno, seňorita Elena. Mi scusi, ma oggi niente caffè. Abbiamo ospiti importanti, e devo finire di mettere a posto tutho! --
-- Ah! Va bene! -- esclamò lei, un po' sconcertata; e proseguì fino allo studio. -- Che succede? -
-- Hm! Secondo Consuelo stiamo aspettando Gianni Boncompagni, nostro prossimo cliente. --
-- E tu non ci credi? -
Lui la guardò torvo. -- No! -- esclamò.
Elena si umettò le labbra per non ridere: le diatribe tra Mister Noir e Consuelo erano sempre qualcosa di spassoso.
Il campanello suonò. Consuelo corse ad aprire, ritrovandosi davanti ad un prete cicciotello dal tono pacato. -- Buongiorno, sono don Gianni Boncompagni. Ho chiamato stamattina per prendere un appuntamento con Mister Noir. --
-- Ah, sì, sì, certo! E' di là, l'accompagno. --
Mister Noir l'accolse con un'aria spazientita che lei finse di non cogliere.
-- Seňor, c'è... --
-- Sì, ho sentito! Don Gianni Boncompagni . Don, Consuelo!... Don! --
-- E alora?! Con o senza Don, sempre Gianni Boncompagni è! - Girò sui tacchi e se ne andò, accompagnata dallo sguardo del suo capo, tra l'allibito e l'infuriato.
Quando si riprese, si concentrò sul suo ospite. - Prego, si accomodi! Lei è la mia assistente, Elena Fox. Cosa possiamo fare per lei? --
Il prete grassottello si avvicinò alla scrivania, e si sedette. -- Ho ricevuto una minaccia di morte. -- Si fermò un momento, incerto se continuare. -- In sogno. --
-- Lei lo sa che io sono un investigatore privato, e non uno psicanalista, vero? --
Il tono pacato divenne più accorato. -- Mi ascolti, La Prego! Sono tre settimane che questo incubo mi ossessiona, e non so cosa fare! --
Mr. Noir lo osservò con aria indulgente, Elena era accigliata.
-- C'è una frase ricorrente, che mi ossessiona durante l'incubo... -- disse, porgendogli un foglietto.
Lui lo lesse,
("Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!"),
e lo passò ad Elena.
Elena si schiarì la voce, e declamò: -- Io sono colui che mai nacque e mai morì! Questa è la vendetta dell'uomo che mai perì! --.
-- Ricordando che si tratta solo di un sogno, non ha la più pallida idea di chi potrebbe avercela con lei, vero? --
-- No. Sono un prete tranquillo, io! --
-- E ha parlato con qualcuno? --
-- Sì, con don Fausto, un mio amico; un grande prete, anche se con la passione per l'esoterismo... Ma lui non si è sbottonato. --
-- Eh ci credo: è un prete! --
-- Come? --
Elena alzò gli occhi al cielo e intervenne, per salvare don Gianni dall'umorismo di Mister Noir. -- Non ci ha ancora raccontato il suo sogno. -- La sua voce era carezzevole.
-- Un incubo, signorina... Un vero incubo. -- E iniziò a raccontare.
Durante la narrazione, i due investigatori continuavano a scambiarsi delle occhiate; poi, Mister Noir disse: -- Bene, don Gianni, faremo così: ovviamente, non ci sono gli elementi per considerarla minacciato, ma, se vuole, possiamo andare a parlare con don Fausto. - E si fece dare il recapito suo e dell'amico prete.
-- Oh, grazie, grazie! -- esclamò, stringendo la mano ad entrambi.
Quando se ne andò, Elena disse: -- Che cos'hai in mente? --
-- Se questo don Fausto è esperto in esoterismo... --
-- ...potrebbe c'entrarci qualcosa! -- concluse lei. -- Auto o pulmino? Con questa o con l'altra? --
-- Con l'altra, quella manuale. Mi dispiace, cara, ma penso che dovrai faticare: dove c'è una chiesa, di solito ci sono anche un sacco di barriere! - rispose lui, girando la sua carrozzina elettrica di 90 gradi.
Don Fausto non era bello, e non aveva neppure un aspetto rassicurante. Se Faust, in tedesco, vuol dire Diavolo, don Fausto doveva avere origini teutoniche. E non nel senso che era biondo.
Alto e moro, con un pizzo tagliato concavo sulle guance, e due occhi neri che ardevano, induceva gli interlocutori ad una forte tensione, qualunque movimento compisse. -- Prego, sedetevi! --
Elena si accomodò sul divano, Mister Noir si alzò sui pedali e si aggiustò platealmente sulla carrozzina. Lei iniziò. -- Lei conosce don Gianni, vero? --
-- Sì, siamo amici. Mi ha anticipato la vostra visita! --
Mister Noir s'irrigidì: non gli piaceva che qualcuno gli rovinasse l'effetto a sorpresa. Be', d'altronde quella non era ancora un'indagine!
-- Don Gianni è ossessionato da un incubo, ed è convinto che lei, che è un esperto di esoterismo, possa aiutarlo. È convinto di essere in pericolo di vita! -
-- Sì, so di queste sue sciocche convinzioni, -- Don Fausto si ergeva davanti a loro compiendo movimenti misurati, -- ma non so cosa farci. --
-- Rimanendo nel campo dell'esoterismo... --
-- ...chiunque avesse voluto minacciarlo avrebbe scritto lettere anonime! Compiere riti, entrare nella testa delle persone, influenzarne i sogni, sono operazioni che richiedono una grande esperienza e un gran dispendio di energie. Non si possono improvvisare né compiere tutte le notti! E poi, io conosco don Gianni: è impossibile che qualcuno voglia fargli del male. Assolutamente! --
Salito in auto, Mister Noir era nero: avevano perso tempo, facendo pure la figura degli imbecilli; e questo non lo sopportava!
Elena gli allacciò la cintura di sicurezza. -- E ora che facciamo? --
Lui la guardò torvo. -- Ammazziamo il tempo!... Facendo finta che sia don Gianni! -
Il caso, che non era mai stato aperto, poteva considerarsi chiuso.
O almeno così pensava!
-10 -9: Il delitto Sirleto
VENERDI' 5 OTTOBRE 2001
La casa di don Claudio era immersa nel buio. Lui era sveglio, ma quella voce roboante comunque la sentì.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
Don Claudio saltò giù dal letto, con gli occhi sbarrati e il cuore che gli batteva forte. La voce divenne più forte: don Claudio scattò verso la porta, ma una forza lo spinse via. Don Claudio ruzzolò per terra. Sbuffò tre volte, con le guance rosse. Si rialzò. La voce roboante lo circondava, riverberando da ogni parete della stanza. Don Claudio tentò di fuggire ancora verso la porta, ma fu afferrato da qualcosa e scaraventato: prima sul letto, poi contro un comodino, e poi in un angolo.
Il prete aveva gli occhi sbarrati, le guance rosse, e il fiato corto. Non vedeva nulla, Forse, in quel momento, confuso nell'aria di fronte a sé, intravide qualcosa o qualcuno ergersi su di lui. Sì, forse vide qualcosa di questo tipo; ma quello che sicuramente vide fu la lunga spada luccicante che gli piombava addosso.
Mister Noir ed Elena Fox, nello studio, si stavano consultando con lo sguardo. Il telegiornale della mattina aveva annunciato la morte di don Claudio Sirleto, della Parrocchia Madonna di Lourdes; ucciso nella sua abitazione con un colpo di spada.
Il telefono squillò. Rispose Elena. -- Buongiorno, don Gianni!... Sì, l'abbiamo visto il telegiornale. -- Si grattò un sopracciglio, dubbiosa. -- Come dice?... Vuole assumerci per trovare l'assassino? -- Guardò Mr. Noir, lui assentì. -- Va bene! Inizieremo oggi stesso! Arrivederci! --
Riattaccò. Guardò Mr. Noir e disse: -- E' convinto che se troviamo il colpevole, troviamo anche il suo persecutore. --
-- Mamma mia! E' un vero incubo per lui! --
Il parroco della Parrocchia Madonna di Lourdes era in chiesa, inginocchiato e a capo chino, a pregare. I due detective si avvicinarono in silenzio e aspettarono.
Quando il prete si rialzò e li vide, sobbalzò.
-- Buongiorno. Siamo Mister Noir ed Elena Fox, investigatori privati. Vorremmo farle qualche domanda su don Claudio Sirleto. -
-- Ho già detto tutto alla polizia. -
-- Sì, ma noi non possiamo interrogare la polizia. -
-- Non so cosa dirvi, credetemi! - Il parroco scuoteva leggermente la testa, attonito.
Mr. Noir era imbarazzato. Come poteva interrogare un prete, senza parole, su un altro prete, morto ammazzato con un'arma leggermente in disuso? Non certo chiedendogli se avesse notato dei movimenti sospetti!
-- A parte lei e i parrocchiani, chi frequentava? -
-- Non lo so, dovrebbe chiederlo a sua madre. Le do l'indirizzo. ---
La cucina della signora Sirleto era moderna, bianca con rifiniture in rosso. Lei si era ritirata in camera dopo aver detto tutto quel che sapeva, cioè nulla; nulla di rilevante, almeno.
Mr. Noir ed Elena erano rimasti soli con Federica, la sorella di don Claudio. Alta e bruna, con i capelli lunghi fino alle spalle, la schiena appoggiata ad un mobile, in piedi a braccia conserte, si stava mordicchiando il labbro inferiore.
Con decisione, si staccò dal mobile e disse: -- Sentite, io prima non ho potuto dirlo, davanti alla mamma, ma era da un po' che mio fratello era ossessionato da un incubo: sognava di venire perseguitato da una voce e ucciso da una spada. Non da un uomo con una spada, ma da una spada da sola! --
-- Da quanto tempo aveva questi incubi? --
Federica ci medito un po', poi disse: -- Da circa tre settimane --
Mister Noir ed Elena Fox si guardarono simultaneamente negli occhi. Come don Gianni! pensarono all'unisono.
-- Ehm!... -- Elena tornò a portare l'attenzione sulla ragazza. -- La frase che lo ossessionava nell'incubo era per caso questa? -- le chiese, porgendole il foglietto di don Gianni.
-- Sì. Qualcosa del genere. --
Si riguardarono simultaneamente negli occhi. Proprio come don Gianni! ripensarono all'unisono.
-- Sa se si vedeva con qualcun altro, in questi ultimi tempi? --
-- Sì, con un altro prete. Un certo... don Fausto! --
I due detective si guardarono ancora simultaneamente negli occhi, ma questa volta non pensarono nulla: aveva già detto tutto Federica!
Elena suonò il campanello della casa di don Fausto. Non rispose nessuno. Risuonò. Niente. Abbassò la maniglia; e la porta si aprì.
Entrò da sola, posizionando Mr. Noir accanto alla porta, perpendicolare. Da una stanza davanti a lei giunsero dei rumori convulsi: qualcuno la stava rovistando. La porta era socchiusa.
-- C'è qualcuno? -- chiese, avvicinandosi. Nessuna risposta. -- C'è qualcuno? -- ripeté, avvicinandosi sempre più. Silenzio. -- Va bene, cambierò la domanda. Chi c'è lì? -- disse, avanzando ed estraendo la pistola dalla parte posteriore dei jeans, con lo sguardo che cercava di incunearsi nella fessura. Niente, silenzio assoluto.
Elena si fermò davanti alla porta. Sbirciò attraverso lo spiraglio, ma non vide nulla. Okay, incominciamo!
Sferrò un calcio alla porta, spalancandola di colpo; protese il braccio armato, ma un calcio le fece saltar via la pistola; un calcio frontale in pieno petto la fece indietreggiare di qualche passo. Davanti a lei, un uomo in un saio, il volto semicelato dal cappuccio. Lui l'attaccò; lei lo afferrò per il saio e lo fece piroettare su se stessa. Si rialzarono. L'uomo fuggì verso la porta d'ingresso, pensando di avere via libera.
Si sbagliò. Un passo fuori, e il piede di Mr. Noir saettò in avanti in uno sgambetto e facendolo ruzzolare contro il corrimano delle scale. L'uomo si voltò piano, intontito; Elena lo raggiunse e gli sferrò un pugno in faccia, stordendolo. Gli abbassò il cappuccio, e si consultò con lo sguardo con Mr. Noir: era un giovane, e sul lato sinistro del collo aveva tatuato un sole pugnalato.
Erano incappati in un caso su cui stava indagando la polizia da mesi.
La Gang del Sole Pugnalato
Il commissario Cordieri, un uomo calmo ma determinato, era calvo, a parte una sorta di corolla di corti capelli castani.
Elena aveva avvisato subito la polizia, e ora erano lì, nell'ufficio del commissario, ad assistere all'interrogatorio. Don Claudio e don Fausto si erano parlati, e la scomparsa di don Fausto e quel ragazzo erano sicuramente collegati; e ritrovare don Fausto significava, con ogni probabilità, avere una pista per trovare l'assassino di don Claudio.
-- Allora, ragazzo: Chi sei, e Cosa ci facevi là? --
-- Mi chiamo Nicola, e dovevo fare pipì. --
-- No, ti assicuro che il locale dove ti ho trovato non era affatto una toilette! -- esclamò Elena.
Il giovane le scoccò un'occhiata di fuoco, a cui lei rispose con uno smagliante sorriso da fotografia.
-- Dov'è don Fausto Giglio? -- riprese il commissario Cordieri.
-- E chi è? --
-- E' il proprietario del bagno bilocale in cui sei entrato. --
Il ragazzo non rispose, il commissario iniziò a sfogliare l'ingombrante fascicolo che aveva davanti a sé. Annuì compiaciuto e glielo girò, indicandogli una foto. -- Lo riconosci? Io sì. --
La foto ritraeva l'ingresso di un negozio di oggetti esoterici divelto da un'esplosione, e, gettato per terra, a guisa di firma, lo stemma di un sole pugnalato.
Il commissario voltò pagina. -- Ecco, qui è bello grande. Non ti sembra familiare? --
Il ragazzo alzò lo sguardo, guardando in tralice lo sbirro, ma non disse nulla.
-- Vogliamo continuare a sfogliarlo? Questo dossier è pieno di foto con questo stemma, che, guarda a caso, è anche tatuato sul tuo collo?... Capisco che ti siamo simpatici, ma non è necessario farci arrabbiare per rimanere qua! --
Il ragazzo rispose, con tono cupo. -- Io sono un confratello. Un Confratello del Sole Pugnalato. Noi siamo figli di Satana, e Apriremo le porte alla sua Stirpe! Noi faremo scendere le tenebre su questo mondo, infettato dalla luce malata di Dio!... Ora rilasciatemi o fatemi fare la mia telefonata: li conosco bene i miei diritti! --
Il commissario picchiò le mani sul tavolo e si alzò. -- Invece faremo così. Tu ora andrai in bagno, visto che non l'hai trovato prima, e rifletterai su questo: noi sappiamo quali sono i tuoi diritti, ma hai tatuata sul collo la firma di colpevolezza di tutti i reati che ci sono in questo dossier! Non sono mica pochi, sai? -- disse, chiudendo il fascicolo e mostrandogli lo spessore della costa. -- Però, se collabori, te ne saremo grati e lo diremo al giudice!... Bene, per ora è tutto! -- Con un cenno del capo fece accompagnare fuori il ragazzo.
-- In cosa ci siamo cacciati? -- chiese Mr. Noir.
-- Nella Gang del Sole Pugnalato. -- Gli si avvicinò. -- Da giugno ad oggi sono stati commessi attentati e omicidi, ai danni di luoghi di culto pagani e presunti maghi. Quello di don Fausto sarebbe il loro primo rapimento. --
-- Ammesso che sia stato rapito! --
Il commissario annuì.
-- Dunque: la Gang del Sole Pugnalato crede in Satana come unico Dio; vuole farlo rivivere sulla Terra, e quindi: Prima rapinano i luoghi di culto pagani, rubando tutti gli "utensili" per i loro riti, e Poi li distruggono e ammazzano i proprietari, considerandoli indegni profanatori del regno del loro Dio! --
Il commissario Cordieri annuì. -- Sì, può essere. Ma l'omicidio di don Claudio Sirleto e la scomparsa di don Fausto Giglio, come rientrerebbero in tutto questo? --
-- Don Fausto è un tipo strano. È un prete cattolico con la passione per l'esoterismo; un tipo interessante, almeno per loro. Un anello, un ponte di congiunzione tra il Bene e il Male. Un elemento preziosissimo, dal loro punto di vista.... Per quanto riguarda don Claudio... -- Il suo sguardo sornione planò su di lui. -- Quante cose dovrei capire da un'unica frase? -
In quel momento l'agente bussò,
(-- Avanti! --),
e annunciò che il ragazzo era pronto a rientrare.
Il commissario annuì e indicò a Nicola di sedersi. -- Allora, -- disse, -- hai deciso da chi farti aiutare? --
Nel frattempo, a qualche chilometro di distanza, in una stanza crepuscolare illuminata solo dalle candele, un giovane vestito da frate si ergeva al di là dell'altare, scrutando i suoi compagni in piedi disposti in semicerchio. Le loro teste erano chine.
-- Fratelli, la missione è fallita! Il nostro confratello Nicola è stato catturato dal nemico, e il Libro delle Eterne Ombre non è stato trovato. Ma noi, grazie ai nostri confratelli Gabriel e Nicola, abbiamo qui colui che lo possiede, e che ci svelerà dove lo tiene nascosto. -- Il suo doppio applauso echeggiò per tutta la stanza.
Una porta in fondo si aprì, e due finti frati entrarono, strattonando don Fausto, malconcio, fin davanti all'altare.
Nicola guardò il commissario Cordieri. -- La nostra missione era di rapire don Fausto e recuperare il Libro delle Eterne Ombre, che sapevamo che l'aveva lui! --
-- Nostra di chi? --
-- Mia e di Gabriel, il confratello che mi aspettava in macchina. --
A Elena non sfuggì questo particolare, ma tacque.
-- Cos'è questo libro, e come fate a sapere che l'ha lui? -- proseguì Cordieri.
-- E' il libro di magia nera che ci permetterà di richiamare Satana dagli Inferi! Un nostro informatore ci ha detto che ce l'aveva don Fausto. --
-- Un informatore consenziente o costretto? -- intervenne subito Mr. Noir, rimarcando l'ambivalenza della parola. -- Complice o vittima? -- rincarò, indicando il grosso dossier aperto sul tavolo: qualunque persona costretta a parlare, in effetti era un "informatore"; e le vittime della Gang del Sole Pugnalato erano tutti maghi e proprietari di negozi di esoterismo.
-- Che ha detto? -- disse Nicola con un'espressione schifata, sottolineando il fatto di non averlo capito. Elena gli ripeté tutto, con il tono di chi "consiglia" di fare poco il furbo.
Nicola abbassò un attimo gli occhi, poi confessò. -- La Bottega dell'Aldilà, il suo proprietario ce l'ha detto. --
-- Di persona o in seduta spiritica? --
-- No, no, di persona -- balbettò il ragazzo, non capendo che ora Mr. Noir stava scherzando.
-- Continua -- disse Cordieri, sfogliando il grosso plico e scoccando un'occhiataccia a Mr. Noir.
-- Noi cercavamo questo libro da molto tempo ormai, e allora ci siamo rivolti ad un professionista. Ad un cacciatore di libri, uno specializzato nel ritrovamento di libri rari. -
-- Come si chiama questo "cacciatore di libri"? -
-- Maurizio Zacchieri. --
-- E poi? --
-- L'abbiamo contattato, intimandogli di trovare e consegnarci il Libro delle Eterne Ombre. Lui però ci disse che voleva guadagnarci qualcosa. Ci propose un accordo. quando l'avrebbe trovato, l'avrebbe venduto ad uno di questi mezzi-maghi, ci avrebbe informati, e poi noi avremmo dovuto rubarlo. Accettammo. --
-- E questo mezzo-mago era Fabio Aurelio, il proprietario della Bottega dell'Aldilà, giusto? -- esclamò il commissario, consultando il dossier.
-- Sì. --
-- Un'ultima domanda: Come si fa a contattare questo "cacciatore di libri"? --
Nicola glielo spiegò. Ma c'era un pensiero fisso che continuava ad arrovellare il cervello di Elena Fox. Se, come aveva detto Nicola, c'era stato un complice ad aspettarlo in auto, allora questi non aveva visto solo la polizia, ma anche lei e Mister Noir!
-10 -8: Il delitto Lauro
SABATO 6 OTTOBRE 2001
Quella notte, don Tommaso Lauro era nella sua biblioteca personale, a sfogliare la sua collezione di libri antichi, quando una presenza si manifestò, palpabile come una folata di vento.
Don Tommaso si destò, si guardò attorno, ma non vide nessuno.
Tornò a contemplare il suo libro, a sfogliarlo pagina per pagina. Era un incunabolo del XVI secolo. Con due dita prese un angolo di pagina, e lo sfregò leggermente, assaporandone la consistenza.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
Era una voce roboante; e lo stava minacciando in latino.
Lui si ridestò. Si guardò intorno, ma non vide nessuno.
Ritornò a dedicarsi al suo volume. Sfiorò la rilegatura con la destra aperta.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
Don Tommaso si alzò in piedi, indispettito. -- Ma chi...? --
Una mano invisibile gli sbatté la testa contro il tavolo. Il prete rimase in piedi, tenendosi il naso tra le mani. Qualcuno lo prese e lo scaraventò indietro, contro la biblioteca: alcuni libri caddero. Il prete si accasciò per terra, incredulo e disperato.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
Fu l'ultima volta che lo sentì, prima di intravedere la sagoma di un guerriero in armatura medievale ergersi su di lui, e di vedere, molto bene, la lunga lama di una spada piombargli addosso.
Urlò di terrore.
La casa di don Tommaso Lauro era ancora assediata dai giornalisti, quando verso le 10 del mattino arrivarono Mister Noir ed Elena Fox. Mr. Noir - con il suo completo nero, camicia bianca, e cravatta nera - non passò inosservato.
-- Mister Noir! Mister Noir! Cosa ne pensa di questa catena di omicidi? -- lo assaltò una giovane giornalista, infilandogli il microfono quasi in bocca.
Lui, approfittando della sua disabilità motoria, la guardò dritto negli occhi e articolò dei versi senza senso: lei rimase interdetta, e lui ed Elena proseguirono.
Entrati nella casa del prete, la perpetua li accompagnò alla biblioteca. I sigilli delimitavano la scena del crimine. Elena sollevò il nastro, e vi passo sotto. I segni col gesso della polizia tracciavano le sagome del cadavere e di vari oggetti rettangolari, probabilmente libri, caduti per terra.
-- Don Tommaso era un brav'uomo, sapete? Aveva questa passione per i libri antichi. Gli incunaboli, come li chiamava lui da uomo dotto. --
Elena alzò lo sguardo in alto e si guardò intorno. File e file di libri, suddivisi per categorie, la sormontavano. Il suo sguardo poi ripiombò a terra, attratto da un rettangolo, a destra della sagoma del cadavere, troppo piccolo per poter corrispondere ad un libro. -- Sa cosa c'era lì? - -
-- So che, oltre ai libri del povero don Tommaso, hanno trovato un foglio. Mi pare di aver intravisto due numeri. Ma erano scritti in modo strano, mi pare! --
-- Sì, è vero. Sia ieri che oggi abbiamo rinvenuto un biglietto con dei numeri, in prossimità dei cadaveri: -10 -9, su quello di ieri; -9 -8, su quello di oggi -- disse il commissario Cordieri, seduto nel suo ufficio.
Gli mostrò le foto della Scientifica. -- Un fatto curioso: i numeri riproducono lo stile dei caratteri incisi nei libri che abbiamo trovato vicino al cadavere. Libri del 1500. --
Mister Noir studiò entrambe le foto. -- Sembrerebbe un doppio ultimatum: qualcuno che vuole eliminare i componenti di una determinata lista in un certo periodo di tempo. --
-- Già. Ma quale numero è riferito alle vittime e quale al tempo? --
Mr. Noir, in auto, era pensieroso. Era stato assunto da don Gianni per scoprire l'assassino di don Claudio Sirleto, ma non aveva indizi a cui appigliarsi, se non quei due foglietti trovati dalla polizia.
Il fatto di fare capolino così spesso alla polizia, in effetti, non gli piaceva molto: lui era un investigatore privato, e avrebbe dovuto cavarsela da solo!
Per fortuna era in buoni rapporti con il commissario Cordieri!
Buoni rapporti che erano destinati a finire presto. Lui non lo sapeva, ma dal giorno dopo la polizia non gli avrebbe più creduto. E allora lui ed Elena avrebbero dovuto cavarsela davvero da soli!
Arrivarono alla Parrocchia Madonna di Lourdes, per parlare ancora col parroco.
-- Scusi, padre, se la disturbiamo di nuovo, ma dobbiamo riparlare di don Claudio -- disse Elena, sulla soglia di casa.
Il prete li fece entrare.
-- Che mansioni aveva don Claudio, qui in Parrocchia? -- domandò Mr. Noir.
-- Era il coadiutore dell'Oratorio e il curatore del bollettino parrocchiale. --
-- Che tipo di articoli pubblicava? --
Il parroco sbuffò. -- Soprattutto inerenti alle attività parrocchiali, ma dava anche molta libertà ai giovani. --
-- Niente articoli di denuncia sociale? --
-- No, al massimo articoli culturali. Per esempio, in un numero del 2000, che era un anno eccezionalmente bisesto, scrisse un articolo sulla riforma del calendario gregoriano. --
I due detective si guardarono aggrottando le sopracciglia, ma non chiesero nulla, accantonando la notizia.
-- Può darci una copia dell'ultimo numero? - chiese Elena.
-- Sì, certo. -- Scomparve un momento, e ritornò con il bollettino parrocchiale. Elena ringraziò e lo prese.
Mr. Noir parlò. -- Conosceva don Tommaso Lauro, il prete ucciso stanotte? --
-- No. --
-- E don Claudio, sa se lo conosceva? --
-- No. Non lo so. --
In uno spettrale sotterraneo, illuminato solo da fiaccole, don Fausto giaceva, seduto e col volto martoriato, con le braccia allargate, sostenute a forza da un paio di catene.
La porta si aprì, e una figura incappucciata in un saio entrò e si avvicinò al prete. -- Forza, padre, -- disse una voce maschile in tono mellifluo, -- ci dica dov'è il libro. --
-- No -- disse don Fausto con un filo di voce.
L'incappucciato lo prese per i capelli e gli tirò indietro la testa. -- Ma non capisce che, una volta che ci ha aiutati, poi è libero? --
-- No, siete voi che non capite! Voi volete allearvi con Satana, ma Satana non ha alleati.. Ha solo schiavi! --
A queste parole, l'incappucciato gli sferrò un terribile manrovescio. -- Molto bene, -- sibilò, -- non vuole parlare con le buone... troveremo altri sistemi! --
Notte di ricerche
Roberto Giglio - fratello di don Fausto e aspirante scrittore horror - e Mister Noir, ognuno nella propria casa e all'insaputa dell'altro, erano spinti dal comune desiderio di ricerca: ciascuno dei due era convinto che c'era qualcosa di importante che doveva trovare; ma non sapeva bene cosa!
La loro differenza era che Roberto Giglio poteva dare sfogo ai propri dubbi e alla propria curiosità, Mister Noir no: ormai era a letto e, volente o nolente, avrebbe dovuto starci fino alle 8, quando Consuelo l'avrebbe svegliato e alzato.
Mentre lo scrittore era indaffarato a scartabellare testi riguardanti il Diavolo, l'investigatore si arrovellava per cercare di capire perché, ad un tratto, nel cuore della notte, gli era balzato alla mente l'accenno all'articolo sul calendario gregoriano, assumendo un'importanza così fondamentale!
Roberto Giglio era convinto che, all'interno di quei libri, potesse trovarsi la soluzione sulla scomparsa di suo fratello.
Non fu così. E si addormento sul tavolo.
Mr. Noir fu più fortunato: si addormentò nel letto.
Il mattino dopo, Mr. Noir fu svegliato da Consuelo, Roberto dal postino. Un postino che doveva consegnargli un pacco.
Un pacco pieno di guai!
Elena testimone
DOMENICA 7 OTTOBRE 2001
Alle 9.30, Elena Fox arrivò, ed era stravolta. Mr. Noir era nel suo studio, al computer, intento a ricercare su Internet un articolo sul calendario gregoriano.
-- Notte brava? -- chiese Mr. Noir.
-- No, cattiva. Ho assistito ad un omicidio. -- Si fermò un momento. -- Ero fuori dal Toqueville, a parlare con il selezionatore/buttafuori-buttadentro o come Diavolo vuoi chiamarlo. --
-- Carciofo. --
--- No, era carino invece... Vabbe', comunque, ero lì, quando ho sentito un urlo. Mi sono precipitata, e ho visto un uomo con una spada conficcata nello stomaco. Mi sono bloccata per un momento, a pochi metri da lui. Ed è stato proprio in quel momento che ho visto la spada estrarsi da sola. Mi sono avvicinata piano, con cautela, e ho visto un foglio spuntare dal nulla, e posarsi sul corpo dell'uomo. Sul foglio c'erano scritti due numeri: -7 -7. --
-- Entrambi meno 7? --
-- Sì. Quando arrivò Cordieri mi disse che, poco prima, era stato ucciso un altro uomo. --
-- Meno 8, meno 7? --
-- Sì. --
-- Bene. Almeno ora sappiamo che il nostro amico ha fretta deve uccidere altre 8 persone in 7 giorni. --
-- Sì, ma non è finita qui. Quando mi sono avvicinata, mi è parso di vedere... un fantasma. Un fantasma in armatura. Che mi ha guardata... ma non mi ha degnata! --
Mr. Noir la guardò immobile per qualche secondo; poi tornò a guardare il monitor del computer, e fece scorrere velocemente l'articolo.
Si fermò.
Davanti ai suoi occhi, tutti i nomi e i rispettivi titoli delle persone che avevano partecipato alla riforma del calendario gregoriano.
-- Come si chiamano le due vittime di stanotte? --
-- Don Mauro Nehemet e Piergiorgio Abel. Quello che ho visto io era Abel. --
Lo sguardo di Mr. Noir si posò di nuovo sul monitor, poi tornò su Elena. Lei gli andò accanto e osservò.
Se l'intuizione di Mr. Noir era esatta, allora erano proprio nei guai. Non piccoli, non grossi, ma addirittura abnormi!
Una spiegazione dell'altro mondo
-- Abbiamo trovato il colpevole. Un fantasma del XVI secolo, leggermente incollerito, che vuole vendicarsi! -- esordì Mr. Noir, appena entrato nell'ufficio del commissario.
-- Che cosa? --
Elena, che forse avrebbe preferito un approccio meno diretto, non disse niente e consegnò l'articolo. -- E' un articolo sulla riforma del calendario, voluta da Papa Gregorio XIII. --
-- E allora? --
-- La riforma, ritenuta necessaria perché il calendario civile, promulgato nel 46 a.C. da Giulio Cesare, non coincideva più con quello astronomico, è stata affidata dal Papa a Luigi Giglio, noto astronomo dell'epoca. La riforma, elaborata da Giglio, si basava su due regole fondamentali: l'inserimento degli anni bisestili, con relative eccezioni ed eccezioni alle eccezioni; e soprattutto, cosa che ci interessa assai di più, la drastica abolizione di dieci giorni, che risultavano in eccesso rispetto al calendario astronomico. Papa Gregorio XIII formò una Congregazione per lo studio di questa proposta, e, quando fu valutata e accettata, il 24 febbraio 1582 la promulgò e la firmò, deliberando che, per quell'anno, si passasse direttamente da Giovedì 4 Ottobre a Venerdì 15 Ottobre. --
Mister Noir finì, in tono grave. -- E così, i giorni tra il 5 e il 14 ottobre del 1582, nella Storia del Mondo non sono mai esisti! --
Cordieri li squadrò. -- Bene. E allora? --
-- E allora lo spirito di un uomo che sarebbe dovuto nascere in quella decade, probabilmente è rimasto imprigionato in una sorta di limbo; e ora, dopo oltre cinque secoli, è riuscito a fuggire e di vendicarsi, uccidendo i discendenti di coloro che hanno contribuito alla riforma del calendario. --
-- Un'ipotesi più plausibile non esiste? --
-- No! Tutto coincide! Gli omicidi sono cominciati il 5 ottobre, e ormai sappiamo che si concluderanno entro il 14, come ci conferma il -7 negli ultimi due biglietti. Otto potenziali vittime in sette giorni: meno 8, meno 7. I cognomi delle vittime coincidono con i primi quattro cognomi dei membri della Congregazione, e in qualche modo anche con le loro mansioni. --
-- Sì, è vero! - interloquì Elena, per non far affaticare Mr. Noir. -- Il Cardinale Guglielmo Sirleto di Guardavalle era il prefetto e il coordinatore della Congregazione, e don Claudio Sirleto, in qualche modo suo discendente, è stato assassinato: il primo pubblicò un volumetto ufficiale con tutte le osservazioni di Luigi Giglio, i calcoli, le tavole, e i passaggi più significativi per poter conteggiare i giorni nel nuovo calendario e dare la giusta collocazione alle festività religiose; il secondo redigeva un bollettino parrocchiale in cui nel 2000, anno eccezionalmente bisesto, pubblicò un articolo proprio su quest'argomento. Seguono: il Cardinale Vincenzo Lauro, che aveva presieduto la Congregazione prima di Sirleto, Ignazio Nehemet, Patriarca di Costantinopoli, e Leonardo Abel, esperto in lingua araba; e i loro rispettivi discendenti: don Tommaso Lauro, don Mauro Nehemet, e Piergiorgio Abel, insegnante di arabo. -
Il commissario puntò i gomiti sulla scrivania, incrociò le mani, li guardò attonito, e disse: -- Volete dire che dovremmo dare la caccia ad un fantasma? --.
Elena cominciò a contemplarsi le scarpe, spostando il peso da un piede all'altro.
-- Il fantasma di un uomo che non è mai nato?! --
-- Esatto! -- rispose Mr. Noir. -- E don Fausto può essere in pericolo! --
Cordieri sbatté le mani sul tavolo e si alzò di scatto. -- Don Fausto Giglio è in pericolo perché è stato rapito, non perché ha lo stesso cognome di un astronomo del 1500! --
-- Sì. Rapito da una setta satanica di giovani cialtroni, che potrebbe combinare un gran casino con un fantasma indemoniato in giro! -- Si fermò un momento. -- Anche Elena l'ha visto; lo sapete o no?! --
-- No. -- Elena si schiarì la voce. -- Non gliel'ho detto. --
-- E perché? -
-- Non mi sembrava credibile. -
-- Ah! --
Il gesto e il tono di Cordieri furono inequivocabili: "Fuori!".
-- E adesso che si fa? - chiese Elena mentre stava guidando.
Mr. Noir alzò di scatto la testa dall'articolo: tutto preso dall'intuizione generale, non aveva notato un particolare importante. -- Chiama subito don Gianni, e chiedigli se don Fausto ha un fratello, e, se è così, fatti dare il suo indirizzo! --
-- Non mi dire: Luigi Giglio aveva un fratello! --
-- Esatto: Antonio; "colpevole" di aver consegnato al Papa gli studi del fratello, dopo che questi era morto! --
Il Libro delle Eterne Ombre
Mr. Noir aveva ragione: Roberto Giglio era in pericolo. Ma non nel senso che intendeva lui; non per il momento, almeno.
Il pacco che aveva ricevuto quella mattina conteneva un piccolo libro rosso fuoco e una lettera.
La lettera era di suo fratello. "Caro Roberto, ti affido questo libro: è piccolo, ma preziosissimo. Custodiscilo e difendilo. Anche a costo della vita. L'ora del Maligno è quasi giunta, ormai; probabilmente i suoi adepti verranno a cercarmi. Se questo libro cade nelle loro mani è la fine. Non preoccuparti per me, il Signore mi proteggerà. Che Dio ti benedica. Con affetto, tuo fratello Fausto".
Roberto ripiegò la lettera e prese il libro. Era piccolo ma spesso: rosso con il titolo inciso in nero. Aeternarum Umbrarum Liber, Il Libro delle Eterne Ombre.
Lo sfogliò.
Interi capitoli dedicati alla magia nera erano intervallati dalle rappresentazioni di figure demoniache. La carta era bianchissima e soffice, come lino, le scritte erano incise a piombo.
Tutto questo gli ricordava un romanzo, Il Club Dumas di Arturo Pérez-Reverte, basato proprio sulla bibliografia, dal quale aveva preso qualche appunto. Si alzò per andare a prenderli, ma proprio in quel momento la porta d'ingresso si spalancò e due ragazzi incappucciati in un saio entrarono mentre un terzo rimase fermo sulla soglia.
Robeto, sentendo dei rumori, si precipitò nell'atrio, e i finti frati lo aggredirono. Quello alla sua destra gli sferrò un destro nello stomaco e un sinistro allo zigomo che lo fecero crollare a terra. Lui e il suo compare lo alzarono e, sostenendolo sotto le ascelle, lo trascinarono fuori.
Poco dopo, l'auto di Elena Fox arrivò frenando di colpo con uno stridio di gomme. Scese solo lei, di corsa: doveva prelevare Roberto Giglio il più in fretta possibile. Suonò a più citofoni per farsi aprire, ed entrò.
L'attesa di Mr. Noir durò ben poco. Elena tornò quasi subito, di buon passo, con qualcosa in mano. Entrò in auto e gli gettò un piccolo libro rosso sulle gambe. -- La porta era sfondata, la casa era vuota, e sul tavolo della sala, in bella vista, c'era questo! --
-- L'avevo detto che era una banda di cialtroni! -
-- E adesso che si fa? -
-- Tu ti leggi questo bel libretto. Dopodiché, incastriamo la Gang del Sole Pugnalato ed eliminiamo l'iracondo! Che ti pare come programma? -
A sera inoltrata, Elena stava ancora leggendo il libro. E finalmente, dopo innumerevoli capitoli dedicati a demoni e spiriti maligni, con relativi riproduzioni grafiche e sortilegi per evocarli, arrivò al capitolo più interessante, intitolato MMI, 2001.
Elena si schiarì la voce e declamò: -- E sarà durante il primo vero anno del Nuovo Millennio, quando la stoltezza degli esseri umani indurrà loro a credersi al sicuro, che noi colpiremo! La loro atavica paura dell'arrivo del Nuovo Millennio li farà stare all'erta, ma la loro ottusità li ingannerà, facendoli concentrare sull'anno precedente. Così, quando il primo anno del Nuovo Millennio finalmente giungerà, loro crederanno di averlo già passato: la loro attenzione calerà, e noi colpiremo! Lo faremo tre volte: le prime due utilizzando alcuni nostri inconsapevoli schiavi, che genereranno Confusione, Terrore, e Morte. Ma sarà la terza volta, quella decisiva; quando, sfruttando l'odio di uno spirito maligno e vendicativo, estenderemo la nostra potenza su tutto il pianeta! -.
Voltò la pagina, e si bloccò: sulla pagina destra, non più la raffigurazione di un demone, ma quella di una villa moderna sormontata da un sole pugnalato.
Non occorreva leggere oltre: la mostrò a Mr. Noir.
L'esca, comunque, l'avevano già tirata. Ora non restava che attendere che qualcuno abboccasse!
Il cacciatore e la strega
LUNEDI' 8 OTTOBRE 2001
Il professor Auguste Olivares di Lione, esperto in diritto civile e canonico, era a Milano per trovare il suo amico Alfredo Ciaconio, noto storico specializzato nella Storia della Chiesa per "le implicazioni civili ed ecumeniche". Nessuno certo poteva immaginare che, quella notte, i due amici, sarebbero stati accomunati dallo stesso destino di morte.
Così commentavano i telegiornali delle 13, ora più ora meno. Subito dopo la notizia, correlata da una sorta di cartello segnaletico stile western. Il cartello ritraeva il viso di una giovane donna, con i capelli lunghi & castani e una bandana a stelle & lune sulla testa; sopra, al posto di WANTED, c'era scritto Betulla - La Strega mai citrulla; sotto la foto, la scritta continuava: Dotata del Numero Magico 08160001 - SA CHI E' LA PROSSIMA VITTIMA.
Il giornalista prese le debite distanze. Le persone, affascinate dall'incomprensibile numero magico, rimasero favorevolmente colpite.
Il commissario Cordieri, in quel momento, non stava guardando la televisione, ma Gabriel sì; e riconobbe subito la ragazza: l'aveva vista tre giorni prima uscire dalla casa del prete, in compagnia del suo confratello Nicola, in manette, della polizia, e di un handicappato. Telefonò al Capo.
Maurizio Zacchieri aveva visto il telegiornale, e alle 16 in punto era lì, in Piazza del Duomo, ad aspettare la sua nuova cliente. Tutti i suoi nuovi potenziali clienti voleva incontrarli lì, e solo i suoi clienti abituali lo sapevano; quindi, la ragazza doveva essere in contatto con qualcuno di loro, dato che aveva adoperato il codice, indicando Giorno (08), Ore (16), Minuti (00), e Piazza del Duomo (01). Sì, certo, di solito mettevano un'inserzione sul giornale e gli davano qualche giorno di tempo; ma meglio così: se la ragazza aveva tutta questa fretta, voleva dire che era disposta a farsi spillare un bel po' più di soldi.
La ragazza arrivò, vestita da gitana. - Ciao -- disse, offrendogli una betulla e prendendolo sotto braccio.
-- Cosa posso fare per te? -
-- Tu, per me, niente; ma io ho qualcosa che potrebbe interessarti! -
Lui la guardò.
-- Di' un po': Le parole Aeternarum Umbrarum Liber, ti dicono niente? -
Lui la prese per un braccio e la voltò verso di sé. - Dov'è? - le chiese, duro.
-- E' esattamente dove tu tieni i soldi che devi sborsarmi: in un posto sicuro! -
Lui la prese con forza per entrambe le braccia, e ringhiò: -- Guarda, che se voglio, posso... --.
Elena gli mollò una ginocchiata nelle palle. - No, non puoi!...Tieni! Vieni a mezzanotte a questo indirizzo, con un miliardo in contanti. Io porterò il libro! -
-- Non ti pare un po' di esagerare, con la richiesta? -
-- No! Ti sto offrendo il dominio completo del mondo per un solo, misero, miliardo! Praticamente, una svendita! -
E, così dicendo, se ne andò.
In quel momento, Zacchieri ricevette una telefonata: era Il Capo.
MARTEDI' 9 OTTOBRE 2001
Mezzanotte arrivò puntuale solo come un'ora sa fare, e in quel vicolo di Milano, ad appena 50 metri dal traffico e dallo smog cittadino, sembrava di essere in aperta campagna.
Elena stava aspettando. Zacchieri arrivò. Si piazzò davanti a lei e, senza dire una parola, aprì la valigetta mostrandole i soldi. - E ora il libro! --
Elena, dalla tasca posteriore destra dei jeans, cavò il libro rosso; fece per porgerglielo, ma poi, con uno scatto del polso, ritirò la mano. - Ma ora, lo venderai davvero a qualche "poveraccio" che poi farai rapinare dai tuoi amici della Gang del Sole Pugnalato, come da programma? -
-- Chi sei? Uno sbirro? -
-- No, una strega! Non ti basta? -
-- Sì! - sibilò Zacchieri. E, in fondo al vicolo, dietro il suo sorriso da squalo, comparvero tre uomini armati di mitraglietta.
-- Betulla, la strega mai citrulla! - la schernì con una risata. Le fece segno di "accomodarsi", e lei allargò le braccia e li seguì.
Mr. Noir, celato dentro al suo pulmino nero, con cintura di sicurezza e auricolare già posizionati, era davanti al computer, e aveva preparato un messaggio col sintetizzatore vocale da inviare alla polizia: senza Elena al suo fianco, infatti, era impossibile che qualcuno al Distretto lo capisse per telefono.
Premette il pulsante dell'ultimo numero chiamato, impostato da Elena. Quando la polizia rispose, lui azionò il sintetizzatore vocale. "Salve, sono Mister Nuar. Questo è un messaggio preparato con un sintetizzatore vocale, quindi ascoltate e non vi distraete, perché non ripeterò. Hanno rapito Elena Fox, la mia assistente. Ora io li seguo. Terrò la comunicazione aperta; rintracciatemi e raggiungetemi."
Fatto ciò, Mr. Noir si piazzò al posto guida: i blocchi scattarono automaticamente, ancorando la carrozzina al suolo del pulmino.
Fu in quel momento che vide Elena, scortata da quattro giovani, salire, suo malgrado, su un'auto. Lui avviò il motore e li seguì.
Il viaggio fu lungo e silenzioso, fino ad una villa poco fuori Milano che si stagliava, bianca e spettrale, nel buio.
L'auto scomparve oltre il cancello. Mr. Noir si fermò ad un centinaio di metri di distanza. Spense i fari.
Era fermo da poco, quando Cordieri bussò al suo finestrino.
Nella tana del diavolo
Elena fu spinta nello scantinato. Era lungo e spoglio, con una luce fioca.
Legati a due coppie di anelli, giacevano, seduti per terra, distanti tra loro, don Fausto e Roberto Giglio. - Padre, sono Elena Fox; sono venuta qui per salvarvi! - disse, avvicinandosi a lui.
-- Ma se ti hanno rapita! - ribatté l'arguto fratello.
Lei si voltò, lo guardò in tralice, e disse: -- Era più comodo che prendere un taxi! - Poi, rivoltasi ancora a don Fausto, sussurrò: -- Io e Mister Noir abbiamo un piano! Faccia come vogliono loro. Si fidi! --.
La porta si aprì, ed entrò Gabriel. -- Sei proprio tu - sorrise malevolo. -- Ti ho vista uscire dalla casa di don Fausto, tre giorni fa. --
-- Guarda che sono un tipo socievole. Non è necessario rapirmi per vedermi. --
-- Non sono io che voglio vederti, ma il Capo. Andiamo! --
Cordieri, pagina strappata dal libro in mano, confrontò la villa del disegno con quella che si stagliava spettrale parecchi metri davanti a loro. -- Tutto questo non ha senso! --
-- Lo dica a loro! Vogliono questo libro per evocare Satana & soci! --
Il commissario era perplesso. -- Ok! Controlliamo di chi è la villa, chiamiamo rinforzi, ed entriamo! --
Il Capo era in piedi in salotto, accanto ad un tavolino di vetro circondato da due poltrone e da un divano a tre posti, a sorseggiare un bourbon. Sul tavolino era posato il piccolo libro rosso, Aeternarum Umbrarum Liber.
Rideva. Rideva di gusto, a bocca spalancata.
Bussarono.
-- Avanti! --
La porta si aprì, ed Elena entrò, accompagnata da GabrIel.
-- Buonasera, signorina...? --
-- Betulla. Sono un fiore di ragazza! --
Lui sorrise, chinando la testa. -- Sa cos'è questo? -- disse, prendendo il libro. -- Questa è la chiave per il DOMINIO DEL MONDO!... Il Signore delle Tenebre scenderà, e non esisterà più il Peccato, perché tutti peccheranno! --
L'agente diede al commissario le informazioni che cercava. -- La villa è intestata a Augusto Danti, nato a Perugina il 30 giugno 1961, celibe, proprietario dello studio di architettura "ArchiDanti S.p.A.". -
Mr. Noir non disse nulla. Si limitò a richiamare nel computer l'articolo sulla riforma gregoriana. Lo fece scorrere fino all'elenco dei nomi dei componenti della Congregazione. Richiamò l'attenzione del commissario, e gli mostrò il nome di Ignazio Danti di Perugia (1536-1586), che, tra le sue molteplici mansioni, c'era pure quella di architetto.
Se la teoria di Mr. Noir era esatta, in quella villa c'erano tre potenziali vittime. Ed Elena, non solo doveva proteggere don Fausto e Roberto, ma pure il suo carceriere.
Scuotendo il piccolo libro che teneva nella destra, Augusto Danti disse: -- Sa?, dicono che questo libro sia stato scritto da Cornelius, il Profeta Nero. L'ha sentito nominare? --
-- Sì, nelle partite di calcio. Faceva l'arbitro. --
Danti fece un sorriso tirato. -- Lei ha voglia di scherzare, signorina, ma Cornelius è stato un grande profeta, il Profeta dell'Oscuro Signore, il Profeta Nero. E' vissuto nel XVI secolo, e istruiva i giovani a diventare Seguaci di Satana! Era in contatto con Lucifero, e si dichiarava suo profeta! Aveva molti adepti, e i giovani seguivano i suoi insegnamenti diventando ladri e assassini a pagamento!... Questo libro... --
-- ...raccoglie i suoi insegnamenti, le sue profezie, e i suoi sortilegi per invocare Satana e gli spiriti maligni. Sì, lo so: l'ho letto! --
-- Ah, bene! Allora saprà anche che in questi dieci giorni è prevista l'incarnazione di uno spirito maligno che cerca vendetta, e saremo noi a dargli vita! Noi, col prezioso aiuto di don Fausto, naturalmente! --
-- Perché mi ha portato qui? -- disse Elena, senza abbandonare il suo tono canzonatorio.
-- Danti posò il libro, si avvicinò a lei, e con il tono da intenditore disse: - Bella, giovane, forte...La candidata ideale per un sacrificio umano! --
-- No, guarda! Il tipo ha le idee molto chiare, e ti assicuro che io non sono nei suoi pensieri! --
--- Ah sì?... E chi sarebbe nei suoi pensieri? Io, forse? --
-- Chissà. Può darsi. --
Il Capo diventò subito brusco. -- Porta qua don Fausto! -- ordinò a Gabriel.
Cordieri osservava la villa, portandosi spesso il binocolo agli occhi: niente, nessun movimento all'esterno, nessuna guardia.
Tutta quella faccenda non gli piaceva affatto: né il "brillante" piano di Mister Noir per scovare la Gang del Sole Pugnalato, né, tanto meno, la sua teoria della vendetta dell'uomo che non era mai nato.
Si sentiva a disagio.
Un grido maschile lo destò.
Il commissario si avviò verso in quella direzione, seguito da due suoi uomini, e si pietrificò: davanti ai suoi occhi, un uomo era disteso su uno spiazzo erboso, con una spada conficcata nello stomaco; si fermò qualche secondo a guardarlo, quando la spada si sfilò. Cordieri, incredulo e spaventato, aguzzò meglio la vista, e intravide una sorta di ologramma trasparente, un guerriero medievale in armatura ed elmo cornuto. Un foglietto si materializzò, come Il guerriero guardò nella sua direzione, ma non degnò né lui né i due agenti. Si diresse verso la villa.
Poco lontano dal cadavere c'era un'auto col bagagliaio aperto: al suo interno c'era un telescopio.
Appena entrò nel furgone, Mr. Noir gli chiese, beffardo: -- Astronomo? --.
Don Fausto ed Elena erano nello studio di Augusto Danti. Con loro c'erano Gabriel e altri due ragazzi che indossavano il saio.
Don Fausto era sulla poltrona. Seduto accanto a lui, ad angolo, c'era Danti. Elena era in piedi, accanto alla porta; Gabriel era alla sua sinistra, i due ragazzi alla sua destra.
-- Allora, padre, siamo nelle sue mani! -- disse Danti, mostrando il libro aperto ad una pagina ben precisa.
-- No, non è vero!... Siamo tutti nelle mani di Dio! --
-- Mi spiace dissentire, padre, ma lì c'è proprio scritto che "l'Oscuro Signore sarà evocato da colui che l'avrà sempre denigrato!"... Anch'io so il latino, sa? --
-- Io questa roba non la leggo! -- ringhiò torvo don Fausto, alludendo al sortilegio scritto in quella pagina.
Danti fece un cenno a Gabriel, che afferrò Elena per i capelli e la trascinò accanto a don Fausto.
-- Lui è Gabriel. Ha dei metodi molto convincenti. Lei è un prete. Non vorrà che faccia del male alla ragazza!? --
-- Non posso. --
Gabriel storse il braccio sinistro di Elena dietro la schiena.
-- Voi stupidi bifolchi non capite! Un rito non s'improvvisa! Non basta il libro per farlo! --
-- Non si preoccupi, qui abbiamo tutti gli utensili che le servono! --
-- Non questo! --
Gabriel storse un po' di più il braccio.
-- Lo vede? Gabriel sta mettendo a dura prova l'elasticità del braccio della ragazza. --
-- E anche la mia pazienza! -- sentenziò, con una smorfia di dolore, Elena.
Don Fausto fece per parlare, quando una voce roboante echeggiò per tutta la stanza.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
A parte Elena, che era bloccata, tutti si voltarono verso quella voce, e videro... una sorta di guerriero medievale in ectoplasma brandire una lunga spada.
Elena ne approfittò: pestò il piede destro di Gabriel, che mollò subito entrambe le prese; poi, con un mezzo-giro in senso anti-orario, gli sferrò un calcio nello stomaco: Gabriel si piegò in due, e lei lo prese per la giacca e lo scaraventò sul tavolino.
-- Pazienza esaurita! -
Il guerriero stava avanzando, mentre gli altri due giovani si guardarono e l'attaccarono: lei spiccò un balzo, e li colpì tutt'e due in faccia.
Con la coda dell'occhio vide Gabriel di nuovo in piedi: si voltò di scatto e gli sferrò un calcio laterale in pieno petto, facendolo volare in braccio al Capo. Sgranando gli occhi, brancò don Fausto con entrambe le mani e lo trascinò via... un istante prima che la spada del guerriero squarciasse la poltrona.
Il guerriero si concentrò su Danti, che gli gettò addosso Gabriel, che il guerriero, a sua volta, catapultò contro una parete.
Danti andò a recuperare una pistola, e la puntò contro il mostro.
Approfittando della diatriba tra il guerriero e Danti, Elena ripigliò il libro, afferrò don Fausto per un braccio, e volò via.
Il guerriero avanzò sempre più, e Danti sparò... invano.
Gli spari attirarono l'attenzione della polizia e di Mr. Noir, che partì subito a razzo. Cordieri imprecò, salì su un'auto, e ordinò a tutti i suoi uomini di seguirlo.
Mr. Noir, a fari spenti, sfondò il cancello della villa puntando dritto verso l'entrata.
Elena e don Fausto stavano scendendo le scale, mentre l'atrio si stava riempiendo di un'orda di finti frati, armati di mitragliette fucili e pistole.
-- Dobbiamo andare a prendere mio fratello - disse don Fausto.
-- E chi se lo dimentica? - rispose Elena, sferrando un destro ad un aggressore.
Giunti in fondo alle scale, un ragazzo intimò loro di fermarsi, e sparò. Elena e don Fausto si precipitarono subito nel pertugio che conduceva allo scantinato. Il ragazzo chiamò a raccolta altri tre compagni e li inseguì, mentre un altro, sulla porta d'ingresso, stava sparando ad una rombante macchia nera che si stava avvicinando. Mr. Noir accese di colpo i fari, abbagliandolo e travolgendolo. Vide un gruppo di quattro ragazzi armati dirigersi verso un pertugio: sterzò e travolse anche loro.
Poco dopo, dal pertugio, spuntò Elena con don Fausto e Roberto. Si trovavano al centro di un inferno: criminali e poliziotti sparavano all'impazzata, e i proiettili fioccavano dappertutto.
Lo straziante urlo di Augusto Danti, alias Il Capo, glaciò il mondo. Tutti si fermarono, e guardarono verso quella direzione. Forse poi avrebbero ripreso a sparare, se una sorta di guerriero medievale fantasma non fosse apparso in cima alle scale.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
E si diresse verso i fratelli Giglio.
Elena partì di schizzo, seguita dai due fratelli. Mr. Noir premette un pulsante, e il portellone laterale si aprì: i tre compagni vi si precipitarono dentro. Mr. Noir ripartì, e con uno stridio di gomme se ne andò, seguito dallo sguardo implacabile del guerriero.
-- Allora: Perché l'incollerito non si è personificato? Cos'è che non ha funzionato? --
-- Don Fausto non ha recitato l'incantesimo! -
-- Perché? -
-- Non potevo. Mancava un elemento! -
-- E quale? -
-- Lei!... Lei è il Cavaliere Ferrato di cui parlano le Scritture! -
La Confraternita dei Sette Cieli
Nel suo studio, in compagnia dei suoi ospiti, Mister Noir scorreva l'antica pergamena scritta in latino, che gli aveva mostrato don Fausto e che Elena gli stava traducendo. - Caro Amico, che il Signore ti benedica, ovunque e in qualunque tempo tu sia! Se hai ricevuto questa missiva, vuol dire che la Confraternita dei Sette Cieli, da me creata, ti ha considerato degno della sua fiducia; e questo deve riempiti d'orgoglio! La lotta tra il Bene e il Male si sta consumando da tempo immemorabile, ormai; e in questi ultimi anni il Male sta prendendo il sopravvento e i suoi adepti stanno dilagando sempre più. Ma non tutto è perduto. La Confraternita dei Sette Cieli ha il compito di individuare e di neutralizzare le Forze Oscure, nelle loro manifestazioni demoniache: ora e nei secoli a venire. E ha anche il compito di custodire questa missiva, nel corso dei secoli, finché non giungerà al destinatario finale, il primo anno del Nuovo Millennio. Sarà infatti in quell'epoca che il Male colpirà tre volte. Le prime due colpirà in maniera subdola, utilizzando i suoi inconsapevoli schiavi terreni; ma sarà la terza volta, quando dal limbo infernale fuggirà uno spirito maligno assetato di vendetta, che noi potremo e dovremo intervenire! E sei proprio tu, tu che hai ricevuto questa missiva quasi allo scadere del tempo, ad avere il compito di opporti. E devi vincere, assolutamente!, altrimenti il mondo sarà inghiottito dal Regno delle Eterne Ombre! Ma non sarai solo: sul tuo cammino incontrerai un Cavaliere Ferrato accompagnato da una bella madamigella,
(Ah! Parla anche di me!),
che ti aiuteranno nell'impresa! Che Dio ti benedica, e protegga te e i tuoi compagni! Angelus -
Sotto la firma, all'angolo destro della pergamena, c'era stampato un sigillo: un cerchio contenente sette linee orizzontali ondulate.
-- Cos'è la Confraternita dei Sette Cieli, e Chi è Angelus? - chiese Mr. Noir, al limite della pazienza.
-- Angelus era un principe di fede cristiana, vissuto ai tempi di Cornelius, dotato del potere della preveggenza; lo chiamavano il Principe Profeta. Ha fondato la Confraternita dei Sette Cieli per contrastare il potere dilagante di Cornelius. La Confraternita dei Sette Cieli è un'Organizzazione segreta Paraecclesiale atta a debellare ogni manifestazione demoniaca esistente sulla Terra, in cui i tradizionali esorcismi sono solo la parte che decidiamo di mostrare. -
A Mr. Noir venne in mente ciò che gli aveva detto Federica, la sorella di don Claudio, e chiese: -- Anche don Claudio Sirleto era un membro della Confraternita, vero? E' stato lui a darle la pergamena... -.
-- Sì. E anche questo. - Aprì la mano destra, e mostrò un stemma uguale a quello impresso sulla pergamena.
Mr. Noir ricontrollò i nomi dei membri della Congregazione elencati nell'articolo: mancavano solo i due fratelli Giglio all'appello!
Eppure c'era qualcosa che non andava...
-- Lei cosa può dirci su questo demone? -
-- Non è un demone. Non ancora, almeno! E' uno spirito maligno che vuole vendicarsi. Tenterà di uccidere tutti coloro che ritiene responsabili... --
-- I loro discendenti, quindi. -
-- Sì... Ma se non dovesse riuscirci, basterebbe che uccidesse il discendente del responsabile principale, e si materializzerebbe in un demone invincibile. -
-- Però se fosse evocato prima che compisse la sua vendetta... --
-- Satana non lo premierebbe fino al momento del compimento della sua vendetta, e quindi sarebbe, a tutti gli effetti, un essere mortale. Fortissimo, ma mortale! -
-- E questa vendetta deve compierla per forza in questa decade? -
-- Sì, altrimenti sarebbe inghiottito di nuovo nel limbo. Lui lo sa, e più si avvicina alla scadenza più diventa forte e pericoloso. Dobbiamo fermarlo alla svelta! --
-- Un'ultima domanda. Questo spirito maligno è intelligente? -
-- Sì. E se si accorge di essere in pericolo, potrebbe decidere di ultimare la sua vendetta! --
Mister Noir rilesse i cognomi dei membri della Congregazione: Sirleto, Lauro, Nehemet, Abel, Olivares, Ciaconio, Giglio (Antonio), Clavio, e Danti. Più Luigi Giglio, l'autore della riforma. Più il Papa, che però, per fortuna, non si chiamava Giovanni Paolo.
Si rivolse a Elena. -- Chiama Cordieri, e fatti aggiornare sull'identità del morto di stanotte, che molto probabilmente farà di cognome Clavio. -
-- Va bene. Però guarda che dovrai pagarmi gli straordinari. Doppi, perché è notte! -
Lui le sorrise, poi si rivolse a don Fausto. - Bene. Dato che, a quanto pare, per evocare questo spirito maligno occorro proprio io, cosa dobbiamo fare? -
Mr. Noir aveva concesso ad Elena la mattinata libera. Avevano ancora un pluriomicida folle e soprannaturale da fermare, ma avevano bisogno dell'aiuto di don Fausto, che era andato a casa a preparare il rito; e comunque dovevano aspettare la notte, prima che capitasse qualcosa. L'ultima vittima, come gli aveva confermato Cordieri, si chiamava Vittorio Clavio, era un giornalista free lance di una rivista di astronomia, e sul suo corpo era stato ritrovato il solito biglietto col doppio conto alla rovescia.
Quando Consuelo lo vide già alzato esclamò: -- Ehilà, seňor, che succede? --
-- Sono stato tutta la notte con Elena. --
-- Ha fatho bene, seňor! E' proprio una brava ragazza; e si vede che le vuole molto bene! Stia attento, però, perché tra qualche mese avrà il pancione, non potrà più lavorare, e lei, seňor, dovrà trovarsi un'altra assistente!... Quando vi sposate? --
-- Consuelo... Abbiamo lavorato. Abbiamo solo lavorato! Chiaro? --
-- Ah!... Vado a prepararle il caffè! --
Don Fausto era in casa sua, nella Stanza della Magia. Le tende rosse erano chiuse. Prese un candelabro, accese le sette candele bianche, e lo posò sul tavolo; poi prese il libro rosso e lo depositò lì; infine prese lo stemma dei Sette Cieli, si mise all'altra estremità del tavolo, e lo strinse, forte, con entrambe le mani.
Le sue labbra cominciarono a muoversi, e dalla sua gola scaturì un lungo sussurro in latino. Don Fausto cadde in ginocchio, e cominciò a tremare.
La resa dei conti
E venne sera.
Elena aveva dormito.
Mr. Noir si era imposto di riposare.
E alle 10, lui, lei, don Fausto, e Roberto, si ritrovarono a casa di Mr. Noir: i due fratelli Giglio erano in pericolo, e lui doveva proteggerli!
Ora era lì, nella sua sala, con i suoi ospiti.
Don Fausto gli stava cospargendo un unguento sulla fronte.
-- Che è? -- chiese Mr. noir, con aria leggermente schifata.
-- Unguento di zolfo. Serve ad attirare gli spiriti maligni. -
-- Sì. E ad allontanare tutti gli altri, immagino. -
Il rito proseguì con il cospargimento dell'unguento su tutto il viso, accompagnato da una lunga litania in latino sussurrata da don Fausto.
Quando il prete finì, Mr. Noir disse: -- Ok, don Fausto! La schifezza me l'ha messa! Ora faccIamola finita! --.
Elena controllò il tamburo della pistola: era carico.
Don Fausto si mise dietro il detective, gli posò le mani sulle spalle, e cominciò a pronunciare delle sconnesse frasi in latino che per Mr. Noir non avevano alcun senso.
Aveva appena cominciato, quando una voce rimbombò.
Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit!
Il fantasma del guerriero comparve. Estrasse la spada, l'unica parte visibilmente concreta, e menò un terribile fendente orizzontale: Mister Noir si abbassò, don Fausto balzò indietro, Roberto ed Elena lo schivarono.
Il guerriero, brandendo la spada con due mani, si avventò contro Elena e Roberto: i due si separarono, e il fendente verticale andò a vuoto.
-- Dobbiamo ripristinare il contatto! - gridò don Fausto a Mr. Noir.
Il guerriero si girò verso di loro.
-- Elena, distrailo! - gridò il detective, piazzandosi quasi di fronte alla poltrona.
-- E come si fa a distrarre un fantasma? -
-- Colpisci la spada! -
Elena sparò tre colpi, che trapassarono il non-corpo del guerriero e andarono a conficcarsi nella parete di fronte.
Il guerriero si voltò verso Elena,
(-- Oh mamma! - gridò lei),
e don Fausto posò di nuovo le mani sulle spalle di Mister Noir, e ricominciò a pronunciare l'incantesimo in latino.
Le ripeté più e più volte, e ogni volta con sempre maggior vigore ed enfasi, mentre Roberto ed Elena erano impegnati ad attirare l'attenzione del guerriero schivandone i colpi: nonostante si intuisse la sua notevole stazza, essendo etereo si muoveva con estrema velocità. Elena si era rinfilata la pistola nei jeans, consapevole che, per il momento, era del tutto inutile.
Il guerriero sciabolava all'impazzata, ed Elena Fox era costretta a carambolare sul tavolo, a piroettare sul divano, e a tuffarsi su Roberto Giglio per evitare che fosse colpito, mentre don Fausto continuava a recitare il sortilegio.
Passarono così diversi minuti, e alla fine Mister Noir si unì a pronunciare quei versi che non capiva.
Il guerriero si bloccò a testa alta e braccia allargate, girò su se stesso, e si bloccò di nuovo, come spaesato.
Si era materializzato, in tutta la sua concretezza e possanza.
Era alto circa due metri, e grosso; indossava un'armatura in acciaio, e aveva un elmo con un paio di corna che gli nascondeva il volto, lasciando scoperti solo gli occhi.
Elena, perpendicolare a lui, estrasse la pistola,
(-- Ego sum qui numquam naquit et numquam moruit! Haec vindicta est homini qui numquam decessit! --),
e sparò gli ultimi tre colpi, ferendolo al braccio.
Il guerriero si girò verso Elena, che, con gli occhi sbarrati, si affrettò a ricaricare l'arma. Il guerriero tornò a guardare davanti a sé, alzò le braccia, proruppe in un urlo infernale, e se ne andò. Elena sparò un paio di volte, ma, sfinita com'era, lo mancò.
Si accasciò sulla poltrona. -- Per la prossima notte, quando tornerà, mi procurerò un bazooka! - disse, mentre un gran frastuono li raggiunse dal corridoio. Mr. Noir andò a vedere. - Elena!... Il tipo incollerito mi ha appena sfasciato la porta! -
-- Ora si sente minacciato; si sente in pericolo, e andrà a ultimare il suo lavoro! - intervenne lugubre don Fausto.
-- Ma siamo tutti qui! - disse Elena.
Mr. Noir si girò e la guardò pensoso. All'improvviso gli venne in mente il -3 scritto sull'ultimo foglietto trovato dalla polizia. Non mancavano soltanto don Fausto e Roberto Giglio, ma anche un altro! Ma chi?... Tutta quella faccenda era iniziata con l'incubo di don Gianni!... Sì, ma cosa c'entrava don Gianni con quella vicenda? Aveva controllato più volte, ormai sapeva l'articolo a memoria, ma non c'era menzionato alcun Boncompagni. A meno che...
Senza dire una parola, Mr. Noir andò nel suo studio, davanti al computer, si connesse a Internet, e digitò "Papa Gregorio XIII". Aprì un articolo biografico, e così scoprì che Papa Gregorio XIII era nato nel 1502, a Bologna, col nome di...
Ugo Boncompagni!
MERCOLEDI' 10 OTTOBRE 2001
Così venne mezzanotte. E un altro giorno incrementò l'odio del guerriero.
Don Gianni stava camminando avanti e indietro nella sua stanza, dal letto alla parete e viceversa, dandosi i pizzicotti per non dormire. L'incubo non era cessato; anzi!, ogni notte diventava sempre più ossessivo. Oltretutto, non aveva più sentito i due investigatori, e questo lo innervosiva ancora di più. Era quasi tentato di chiamarli, quando il telefono squillò.
Elena Fox, dal cellulare a vivavoce della sua auto, gli stava telefonando. Il prete rispose. -- Don Gianni, sono Elena Fox, sto venendo da lei. Non apra a nessuno prima del mio arrivo. -
-- Perché, chi dovrebbe arrivare? -
-- Ehm!... -- Elena, imbarazzata, roteò gli occhi. -- Nessuno, appunto; non gli apra! -, e chiuse subito la comunicazione.
Don Gianni guardò la cornetta, interdetto: quei due saranno stati bravi, ma erano proprio strani!
In quel momento, mentre i pneumatici dell'auto di Elena stridevano a pochi isolati di distanza, il guerriero sfondò la porta di casa di don Gianni Boncompagni, discendente di Ugo Boncompagni alias Papa Gregorio XIII. Ed entrò.
Don Gianni si paralizzò.
Elena arrivò sotto casa.
Il guerriero avanzò implacabile nel corridoio. Don Gianni si rifugiò in camera, mentre Elena saliva la scala.
Stava arrivando anche Mr. Noir, sul suo pulmino nero.
Elena entrò nell'appartamento mentre il guerriero stava scaraventando don Gianni contro una parete ed estraendo la spada.
Elena estrasse la pistola e sparò, tranciando di netto l'arma.
Il guerriero si girò verso di lei gettando via il tronco di spada, e, carico d'odio, le si avventò contro. Lei sparò altre tre volte, centrandolo in pieno petto, ma lui traballò solo un attimo; poi, riprese a camminare. Sparò di nuovo, ma la pistola fece clic: si era dimenticata di aver già sparato i primi due colpi a casa di Mr. Noir.
Il guerriero avanzò. Elena prese la rincorsa e saltò, colpendolo con un calcio volante in pieno petto: lui traballò, e lei cadde.
Mister Noir era quasi giunto a destinazione. E anche la polizia, che lui stesso aveva avvertito tramite sintetizzatore vocale.
Elena si rialzò. - Dài, forza, don Gianni, usciamo da qui! - Il prete restò rintanato contro il muro. - Presto arriverà la polizia, ma dobbiamo portarlo fuori: non sono abbastanza attrezzata per combattere un King Kong in armatura! -
Il prete non si mosse. Elena scosse la testa, andò ad afferrarlo per un polso, e lo trascinò verso l'uscita. Il guerriero la pigliò per un braccio, la girò facendole mollare don Gianni, e la scaraventò contro la parete del corridoio, accanto alla porta d'ingresso. Lei scivolò fuori, e l'aspettò.
Il guerriero tentò di sferrarle un destro, ma fu troppo lento: Elena si abbassò e, approfittando dello sbilanciamento del guerriero, lo fece ruzzolare giù per la scala.
Elena, barcollando, andò alla porta dell'atrio, l'aprì, e, mentre il guerriero si stava rialzando, notò il prete affacciarsi dalla soglia di casa. - E no, eh! Don Gianni, per favore, ora resti lì! - Il guerriero era quasi in piedi, e lei gli ficcò due dita negli occhi. Il guerriero barcollò in avanti. Barcollò sul marciapiede. Barcollò fin sulla strada. E fu in quel momento che il Destino arrivò.
Arrivò prima della polizia e di Mr. Noir. Arrivò a bordo di un camion. Il guerriero, ancora barcollante e semi-accecato, non vide il camion; il camionista, che per convenienza chiameremo Gregorio, non frenò in tempo; e così, il guerriero, l'uomo che non era mai nato, finì spappolato sotto le 12 ruote di un camion.
Mr. Noir arivò subito dopo; si fermò davanti a Elena, e aprì il portellone laterale. - Serve un passaggio? -
Lei rispose con un gemito, e, senza fare neppure la fatica di salire, si accasciò sul pavimento del pulmino.
Epilogo
Don Fausto e Roberto Giglio li avevano aspettati a casa di Mister Noir.
-- Cosa avete detto a don Gianni? - chiese il prete.
-- La verità - rispose i detective.
-- E vi ha creduto? -
-- Oh sì: è svenuto! -
Elena intervenne. - Cosa ne farà del libro? -
-- Lo terrò io, com'è giusto che sia! Avete visto?, alla fine è servito per il Bene! --
Roberto ne approfittò. -- Posso adoperare questa storia per un mio romanzo? --
-- No. Ho un'esclusiva col mio biografo! -
Ci fu un attimo di silenzio, poi don Fausto disse: -- Comunque, vi faccio i miei complimenti: avete risolto questa faccenda in brevissimo tempo! -
Elena si gongolò, Mr. Noir lo guardò dritto negli occhi e disse: -- Certo! Mica sono uno di quegli eroi handicappati che risolvono tutto solo all'ultimo momento! --.
S. R.
NOTA DELL'AUTORE (da leggere rigorosamente dopo il racconto)
Quella che avete appena letto è una storia di pura fantasia, basata però su un fatto storico reale. E' opportuno quindi precisare che tutto quello relativo a quell'evento, ivi compresi i nomi dei membri della Congregazione e le loro relative mansioni, è reale, il resto no. Quindi, se per caso fossi incappato in qualche altro fatto o personaggio reale, sia ben chiaro che questo è frutto della più pura e mera casualità!
Il racconto è stato ambientato nel 2001 perché i giorni e le date coincidessero con quelli del 1582. Il resto è venuto da sé.
Se qualcuno si chiedesse se Mister Noir ed Elena Fox sono due personaggi reali, la risposta esatta è Nì... Come sempre, d'altronde!
S. R.