Fondi per la non autosufficienza, si alza la voce dai territori
Il Coordinamento bergamasco per l'inclusione e Ledha Monza e Brianza hanno scritto alle istituzioni nazionali, regionali e locali per chiedere un intervento e garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità
Le organizzazioni delle persone con disabilità della Lombardia continuano la propria mobilitazione per chiedere alle istituzioni (nazionali, regionali e locali) di intervenire per tutelare i diritti delle persone con grave disabilità dopo l’approvazione da parte di Regione Lombardia del piano per la gestione del Fondo nazionale per la non autosufficienza 2024. E che prevede un taglio del contributo per l’assistenza domiciliare che, a partire dal 1° giugno 2024, interesserà più di settemila persone con grave e gravissima disabilità.
"Siamo noi stessi genitori, familiari, caregiver e per questo vogliamo dare voce e consistenza delle forti preoccupazioni riguardo a quanto previsto nel programma operativo regionale sul Fondo per la non autosufficienza, in attuazione del Piano nazionale che entrerà in vigore il 1° giugno 2024", scrive il Coordinamento bergamasco per l’inclusione (Cbi) in una lettere inviata al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elvira Calderone; al ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli; al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana; all’assessore alla Famiglia, solidarietà sociale, disabilità e pari opportunità, Elena Lucchini; all’assessore al Welfare, Guido Bertolaso.
Il taglio delle risorse applicato da Regione Lombardia, continua la lettera, “si ripercuoterà inevitabilmente sulla qualità di vita delle persone con disabilità e dei loro caregiver perché se da una parte si auspica l'implementazione di servizi aggiuntivi erogati in forma diretta (ben conoscendo la difficoltà di Comuni e ambiti a sostenere i servizi esistenti con le insufficienti risorse disponibili e soprattutto nella realistica impossibilità di progettane e attivane altri in pochi mesi) dall'altra si delegittima la possibilità di scelta delle persone con disabilità e dei loro caregiver di poter proseguire nella gestione in forma indiretta di progettualità, interventi e sostegni individualizzati riducendo drasticamente le risorse ai caregiver e alle famiglie che già si fanno carico di ulteriori costi per garantire dignità e qualità di vita ai propri cari".
A fronte di questa situazione, il Cbi chiede la ricomposizione dei fondi assegnati per l’anno 2024 (misure B1 e B2) mantenendo inalterato il contributo economico garantito nel 2023 anche nei prossimi anni. Contemporaneamente chiede di promuovere, attraverso gli ambiti territoriali e i Comuni, l’implementazione di “nuovi servizi” diurni e residenziali con caratteristiche di innovazione e flessibilità in grado di rispondere ai progetti individualizzati.
Proprio per promuovere lo sviluppo di una filiera di servizi diffusa e diversificata, in grado di rispondere al meglio possibile alle esigenze delle persone con disabilità, nell’estate 2022 il Cbi aveva presentato a Regione Lombardia il progetto "Innovare i servizi per le disabilità" per chiedere l'approvazione per l'avvio di una sperimentazione su dieci centri diurni disabili (per un totale di 40 persone) in un'ottica di maggiore flessibilità fondata su progetti individualizzati e partecipati. Una proposta che, dopo aver raccolto il plauso delle istituzioni, “non è stata più attenzionata”.
Anche il coordinamento territorial Ledha Monza e Brianza si è mobilitato e lo ha fatto con una lettera al primo cittadino di Monza e agli assessori competenti per chiedere di sollevare la questione con Regione Lombardia e chiedere “il ritiro o quantomeno la proroga dell'applicazione del provvedimento, o un aumento significativo della propria quota di co-finanziamento del Fondo per la non autosufficienza per poter mantenere equilibrio nell'attuale sistema, garantire la continuità dei contributi e permettere nel contempo lo sviluppo e il rafforzamento dei servizi per la domiciliarità".
Oltre alle difficoltà che il taglio al contributo economico andrà a causare alle persone con disabilità (che su queste risorse avevano basato il proprio progetto di vita) Ledha Monza e Brianza ricorda come la soluzione alternativa proposta -ovvero la progressiva conversione dei sostegni offerti sotto forma di contributi in servizi erogati in forma diretta- presenti diverse criticità. “Risulta difficile immaginare che tutti i Comuni della Lombardia riusciranno in cinque mesi a organizzare servizi sufficienti e adeguati a un numero così alto di persone con disabilità, spesso non conosciuti dai servizi sociali, con caratteristiche ed esigenze molto diverse tra loro".